Bonus e sconti da 61 miliardi 67 sono spuntati nel 2017-18
È una delle illustri assenti dalla manovra “gialloverde”. Nonostante comparisse in bella mostra nei programmi elettorali del M5S e del Centrodestra (e quindi della Lega), la potatura della giungla delle tax expenditures è stata rinviata per l’ennesima volta a tempi migliori, con un percorso più o meno analogo a quello seguito dagli ultimi governi a guida Pd. Eppure la giungla continua a diventare sempre più fitta. Dal rapporto annuale sulle spese fiscali per il 2018, confezionato dall’apposita commissione guidata da Mauro Marè (sotto l’egida del Mef) e allegato allo stato di previsione delle entrate del disegno di legge di bilancio 2019 al vaglio della Camera, emerge che i bonus e gli sconti monitorati sono saliti quest’anno a quota 513, contro i 466 del 2017, per 61,1 miliardi di minori entrate nel 2019 (54,2 miliardi nel 2018) che scendono leggermente a 59,6 nel 2020 e a 58,6 miliardi nel 2021. E a incidere maggiormente, per 39,2 miliardi, sono le agevolazioni fiscali legate all’Irpef (il 64,3%) seguite da quelle collegate alle imposte di registro, di bollo e ipocatastali (5,7 miliardi di minori entrate pari al 9,3%).
Nel solo 2017 hanno trovato spazio 66 nuove spese fiscali, cui se ne aggiunge un’altra nei primi sei mesi di quest’anno, mentre altre 15 sono state prorogate o modificate. Il 28,8% degli sconti rientra nelle tipologie di spese fiscali con un “costo” in termini di gettito inferiore ai 10 milioni (380,2 milioni complessi nel 2019) e il 2,7% in quelle superiori al miliardo (41,5 miliardi complessivi). Nella mappa, quella elaborata dalla commissione Marè, non vengono «qualificate come spese fiscali» le detrazioni Irpef per spese di produzione del reddito e quelle per familiari a carico e sul fronte dell’Ires le norme sull’Ace di cui la manovra prevede ora la soppressione.