Riad studia un mondo orfano dell’Opec
L’Arabia Saudita sta studiando il possibile impatto sui mercati di una dissoluzione dell’Opec. A rivelarlo è il Wall Street Journal, che ha scoperto un progetto di ricerca avviato dal King Abdullah Petroleum Studies and Research Center , think tank finanziato dalla casa reale e diretto da Adam Sieminski, noto analista che in passato aveva guidato l’Energy Information Administration (Eia) del Governo Usa. Lo stesso Sieminski assicura di non aver ricevuto un incarico a indagare la questione e di aver preso l’iniziativa in modo autonomo, per valutare «cosa succederebbe se non ci fosse capacità produttiva di riserva». «Uno degli scenari – spiega Sieminski – assume che l’Opec non esista». La notizia sembra comunque destinata ad alimentare le speculazioni e a fomentare le polemiche all’interno dell’Organizzazione degli esportatori di greggio, in una fase in cui l’Arabia Saudita e la Russia (esterna all’Opec) stanno cementando un’alleanza sempre più stretta, che molti temono abbia già scavalcato le prerogative del gruppo. Mosca e Riad si apprestano a stringere ulteriormente i legami in campo energetico, estendendoli anche al gas. Saudi Aramco punta a rilevare una quota «importante» di Arctic Lng-2, maxi-impianto progettato da Novatek. E proprio ieri il ceo ella compagnia saudita Amin Nasser era a Mosca, dove secondo la Tass ha incontrato i vertici non solo di Novatek, ma anche di Rosneft, di Gazprom Neft e del fondo sovrano russo Rdif. Il ministro iraniano Zanganeh ha spesso accusato Riad e Mosca di voler distruggere l’Opec. «Piano piano, senza dirlo esplicitamente, vogliono un forum alternativo e ristretto, che rimpiazzi l’Opec», aveva detto a settembre.