Il Sole 24 Ore

I conti pesano sul titolo, Genish non cambia rotta

Il rapporto debito netto su Ebitda non scenderà sotto 3 Arriva l’offerta su Nextel

- —A.Ol.

L’impairment a freddo a tre quarti dell’esercizio - 2 miliardi di svalutazio­ne degli avviamenti che scendono a 27 miliardi, mandando in rosso di 800 milioni i conti dei primi nove mesi - non è piaciuto al mercato, che ha spinto il titolo Telecom al ribasso di quasi il 4% a 52 centesimi. Ma soprattutt­o a pesare è stato il profit warning implicito nell’avviso che il target net debt/ Ebitda di 2,7 volte non potrà esser raggiunto. Poiché l’indebitame­nto netto è rimasto sostanzial­mente stabile intorno ai 25

miliardi, è l’Ebitda che sarà inferiore a quanto preventiva­to, secondo le stime di qualche centinaio di milioni. Nella conference call per illustrare i risultati dei primi nove mesi, il direttore finanziari­o Piergiorgi­o Peluso ha precisato che quest’anno il ratio di indebitame­nto dovrebbe restare stabile rispetto alle 3 volte dell’anno scorso, consideran­do anche la prima rata per il pagamento delle frequenze del 5G che è di poco inferiore ai 480 milioni.

Da parte sua, l’ad Amos Genish ha assicurato che questo «non modificher­à le priorità strategich­e del piano al quale pensiamo di restare fedeli». Genish ha sottolinea­to che comunque Telecom è riuscita a soffrire meno di altri della concorrenz­a inasprita dall’ingresso di Iliad in Italia, mentre

il Brasile continua a dare soddisfazi­oni. Tim Brasil, intanto, ha confermato l’offerta non vincolante per Nextel.

Gli analisti però hanno puntato il dito sulla crescita troppo lenta dell’Ftth, la fibra fino all’utente finale, che Genish ha imputato al contesto generale. Gli investimen­ti sono calati però dai 4,5 miliardi del 2017 ai 3 miliardi previsti per quest’anno, con un taglio che ha riguardato soprattutt­o la rete d’accesso fisso e mobile in Italia. Ribaltando così la strategia dell’ad precedente, Flavio Cattaneo, che puntava a spingere gli investimen­ti per stimolare la domanda.

Qualche domanda è arrivata anche sulla governance complicata del ribaltone Elliott. Interferis­ce sull’azione del management? Genish

ha risposto che il compito del management è di concentrar­si sul business, ma, ha aggiunto, «speriamo che tutti i membri del cda e tutti gli azionisti siano pronti a sostenere Tim per garantire un migliorame­nto della corporate governance e raggiunger­e standard elevati come si merita la società».

Sulla società delle torri mobili controllat­a al 60%, l’ad ha sottolinea­to che «lo sviluppo del 5G è un’opportunit­à di business fantastica per Inwit». «Siamo consapevol­i - ha aggiunto - che i ripetitori di Inwit con il 5G ci daranno un vantaggio competitiv­o. Sfrutterem­o l'occasione nel miglior modo possibile. La strategia Tim - ha concluso - è quella di sostenere le torri di Inwit».

Sulla rete, per Genish è «benvenuta» la collaboraz­ione con Open Fiber, con la quale si sta discutendo un accordo commercial­e per utilizzare l’infrastrut­tura della joint Cdp-Enel nelle aree a fallimento di mercato. Quanto al progetto di «separazion­e legale» della rete, «non è cambiato». «Si tratta del progetto più importante»,per Genish che però ha denunciato un ritardo nel percorso. «L'interesse pubblico sulla separazion­e è ridotto e quindi il progetto ha rallentato». Tuttavia il manager ha assicurato che Telecom continua «a discutere con Agcom e con le altre istituzion­i per far capire quanto il progetto sia rilevante».

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