Il Sole 24 Ore

Xi e Trump, la lotta per la supremazia globale

- Massimo Teodori

La rivalità tra la Cina e gli Stati Uniti è destinata ad esplodere in una guerra mondiale che interrompe­rebbe un lungo periodo di pace tra le grandi potenze? È la domanda che si pone il politologo internazio­nalista di Harvard Graham Allison ricorrendo per la risposta alla “Trappola di Tucidide”, una teoria elaborata dall’antico storiograf­o a proposito dell’esplosione del conflitto tra Atene e Sparta: quando una potenza emergente minaccia la potenza dominante, il pericolo della guerra è alle porte. Per convalidar­e l’interpreta­zione

della “Trappola” il saggio Destinati alla guerra. Possono l’America e la Cina

sfuggire alla trappola di Tucidide? esamina quel che è accaduto in 16 conflitti degli ultimi cinque secoli. Dodici sono i casi che si sono risolti in guerre – dalla Spagna contro il Portogallo nel XV secolo, alla Germania contro il Regno Unito nel Novecento –, e solo quattro sono finiti senza il rumore delle armi come nel caso della Guerra Fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti che ha evitato il conflitto nucleare.

Oggi si fa più pressante la sfida della Cina sugli Stati Uniti per conquistar­e quel primato mondiale che potrebbe dar luogo a una guerra oppure risolversi nella coesistenz­a pacifica. Il predominio americano finora dominante è contestato dalla potenza emergente della Cina di Xi Jinping, forte della straordina­ria crescita economica innescata dal regime nazionalis­ta autoritari­o subentrato a quello comunista. Gli Stati Uniti sono sul punto di essere superati: nel 1946 detenevano il 50% del mercato economico globale, ed oggi sono scesi al 16% e si avviano a toccare il 10 per cento. Di contro, la Cina, che nel 1980 possedeva il 2% del mercato internazio­nale, è salita nel 1980 al 18% e nel 2040 taglierà il traguardo del 30 per cento.

I caratteri di Xi e Trump si somigliano molto per quel che riguarda la parallela lotta per la supremazia mondiale a partire dalla comune ambizione di rendere grandi i rispettivi Paesi. Se il cinese aspira a rinnovare gli splendori imperiali, l’americano poggia le sue velleità su slogan come Make

America Great Again privi di quel retroterra strategico che ha permesso ai suoi predecesso­ri di gestire con successo il primato degli Stati Uniti. Nella crisi dei missili a Cuba, Kennedy ricorse a tattiche dilatorie per ridurre al minimo gli incidenti dei militari ed impedire così la rappresagl­ia nucleare. Vent’anni dopo, Nixon e Kissinger evitarono l’allargamen­to della guerra del Vietnam all’Urss e alla Cina negoziando con Breznev e Mao soluzioni di compromess­o.

È vero che sono i fattori struttural­i le più probabili cause delle guerre tra potenze emergenti e dominanti come è oggi la volontà di Xi di restaurare il dominio cinese su tutta l’area del Pacifico sfruttando la straordina­ria crescita economica. Ma la storia insegna che spesso sono le scintille ad innescare i grandi conflitti per cui sarebbe più che mai necessario guardare con attenzione alle guerre commercial­i, ai cyber-attacchi informatic­i e agli incidenti dove si stanno costruendo le isole artificial­i oceaniche. A fronte di tanti rischi la lezione di Allison è che l’America può superare il destino della “trappola di Tucidide” solo se tenterà di capire i reali obiettivi della Cina elaborando una adeguata strategia dell’attenzione, e se, per evitare disastri, entrambe le potenze metteranno al centro degli interessi nazionali i problemi interni piuttosto che le manie di grandezza. L’autore di Destinati alla

guerra, pur essendo di natura ottimista, confessa amaramente che Washington è divenuto oggi «una palude avvelenata dalle partigiane­rie».

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