Il Sole 24 Ore

SENZA DIRE QUELLO CHE TUTTI SANNO

- Roberto Escobar

Ènotte. In un paese spagnolo immerso tra i vigneti si festeggia un matrimonio, ma un guasto improvviso alla rete elettrica lascia tutti al buio. Dopo pochi minuti, Laura (Penelope Cruz) scopre che la figlia Irene (Carla Campra) è scomparsa. La mattina un sms anonimo le chiede un riscatto di trecentomi­la euro. Chi sono i rapitori della ragazzina? Lavoranti stagionali arrivati per la vendemmia? Compaesani? Forse amici? Attorno a questa domanda e a questo mistero è costruito Tutti lo sanno (Todos lo saben, Spagna, Francia e Italia, 2018, 132’). Scritto e diretto dall’iraniano Asghar Farhadi, il film ha l’andamento di un thriller, ma non è (solo) un thriller. Il rapimento di Irene e il timore per la sua vita non sono che occasioni narrative, “pretesti” che aprono a un testo più profondo, nascosto.

Il racconto inizia nella luce di un autunno spagnolo, e nel calore di una piccola comunità. Con i suoi due figli, Laura è tornata per qualche giorno dall’Argentina, dove si è trasferita da tempo con il marito Alejandro (Ricardo Darín). Una sua nipote si sposa e familiari e amici si ritrovano per festeggiar­la. Tra i molti c’è Paco (Javier Bardem), viticultor­e di successo e suo antico amore. Graffiati su un muro interno del campanile, proprio dietro il grande orologio, ancora si leggono una L e una P accostate. Sono le iniziali dei loro nomi, spiega un giovanotto galante alla bella Irene. In paese, insiste, tutti lo sanno.

Che cosa davvero tutti sanno, in paese? Dopo il rapimento di Irene, la domanda si fa inquietant­e. Farhadi la illumina un po’ alla volta, capovolgen­do sequenza dopo sequenza la vicenda, fino a trovare e mostrare fango e vermi. Così accade a chi abbia la ventura di capovolger­e una pietra resa calda e netta dal sole.

Molti potrebbero essere i rapitori di Irene, e certo non si tratta dei lavoranti di Paco. Man mano la sceneggiat­ura ce ne suggerisce i nomi e ce ne descrive le psicologie. Alcuni sono vicini a Laura. A muoverli pare siano i soldi che si immagina abbia Alejandro.

O forse è Alejandro che, dall’Argentina, ha progettato e messo in scena il rapimento della figlia, per incassare il riscatto. La roba – così la chiamerebb­e il Mazzarò della novella verghiana – comincia a farsi più centrale, nel racconto, degli amori nuovi e antichi su cui si è aperto il film.

«Tutti lo sanno» di Asghar Farhadi Penelope Cruz è Laura

Antonio (Ramón Barea), il padre di Laura, trent’anni fa ha perso al gioco le terre di famiglia. Anche per questo un cognato di Laura è dovuto andare a cercare lavoro in Germania. Oggi, vecchio e malandato, continua a portarne rancore verso i compaesani. Quanto alla terra su cui Paco coltiva le sue vigne, una volta appartenev­a a Laura. Pare che gliela abbia comprata per poco, approfitta­ndo delle difficoltà di Alejandro. Il fatto è accaduto sedici anni fa, quando Laura e Alejandro sono partiti per l’Argentina, poco prima che nascesse Irene.

Non c’è più luce, non c’è più calore nella famiglia e nella comunità narrate da Farhadi. Quasi tutti potrebbero aver rapito Irene. Ognuno di loro – l’uno all’altro, uno dopo l’altro – espone la propria verità. Che la verità non sia che l’intrico delle loro menzogne, come in About Elly (2009)? Da un tale groviglio di psicologie, analogo a quello di Il passato (2013), la sceneggiat­ura sembra uscire indicando i colpevoli, e così sciogliend­o il thriller. Ma proprio sul finale si insinua nel racconto un non detto. Un non detto che presto tutti sapranno.

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