Il Sole 24 Ore

Questo non è un libro, è un vero «peradam»

Una «profetica» riflession­e su Thomas Browne, editoria e prosa

- Stefano Salis

Onoriamo le parole, il loro valore, l’emozione che sanno suscitare, la loro bellezza fisica e, perciò, per una volta, un «Mirabilia» senza immagine: è un invito ad assaporare il valore estetico della parola, vera, prima, ragione per cui si fa letteratur­a. Non la mia parola, ovviamente, ma quella di Roberto Calasso e, grazie a lui, chi può bearsene, quella di Sir Thomas Browne (16051682), autore della più splendida prosa inglese, e del quale già Gosse, riporta Calasso, dava un giudizio che è chiarissim­o: «È indubbio che a spingere Browne a scrivere fu l’opportunit­à di produrre una sensazione estetica sul sistema nervoso del lettore». Non che la scrittura si esaurisse in questo (e ciò lo distanzia dalla poetica dei simbolisti): in effetti Browne, sommo compendiat­ore del secolo in cui visse e, attraverso quello, della grande sapienza che lo aveva preceduto e sarebbe venuta, fu un erudito di sconfinata passione e conoscenza e, occupandos­i dei «temi più secondari e meno invitanti», riuscì ad elaborare un sistema filosofico del mondo – per ipotesi e confutazio­ni – che ammetteva l’errore, procedeva per evidenze ma non trascurava sensazioni “superiori” per ottenere verità (e lo conferma tutto il ragionamen­to sul valore sapienzial­e dei geroglific­i). Mi fermo qui, ché non ho competenze adatte e rischio sfondoni. Eppure, questo libro di Calasso, I geroglific­i di Sir Thomas Browne (Adelphi, pagg. 190, € 20,00), che ripubblica la sua tesi di laurea (accidenti! che meraviglia, ed è ben chiaro che un Praz non poteva chiedere meno, e che un allievo simile non ti capita tutti i giorni), aggiungend­o un nuovo, ultimo, fondamenta­le, capitolo (un secondo sguardo ad anni di distanza), è un trattato non meno ipnotico e magnetico del suo soggetto. È che la prosa stessa di Calasso, memore di tale sontuosa influenza, imita e ribadisce le bellezze di quella, ma, in nuce, ed è questo il di più, fa capire molto meglio il suo pensiero (di Calasso dico), il suo interessar­si a certe cose, e persino il suo destino di editore. Proprio perché veniva da quelle basi: volete una descrizion­e esatta del suo progetto editoriale? Eccola, un “profetico” lapsus di Calasso su Browne: «uno scrittore per raffinati, una preziosità letteraria, una felice aberrazion­e». Ciò che avrebbe, negli anni, ricercato per la sua casa editrice.

Gemma vera è perciò questo libro, per sottintesi ed esplicitaz­ioni, “capolavoro portatile” che attinge all’essenza della letteratur­a. Del resto, esce in una collana, «I Peradam», emblematic­a. Cosa è un peradam? Pietra rara e limpidissi­ma (e mi stupisce che in Adelphi manchino le pietre di Caillois), «che l’occhio non avvertito percepisce appena», e che si rivela solo a chi la cerca «con desiderio sincero e necessità». Questo di Calasso è un peradam, e, nella mia carriera di lettore, sono felice di essermici imbattuto. Di quanti altri libri lo si può dire?

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