Il Sole 24 Ore

Tav, bandi congelati 2 mesi Le altre opere verso lo sblocco

Borne al ministro Toninelli: aspettiamo analisi tecniche, ma senza perdere i fondi Ue Alta tensione Lega-M5S Il Carroccio spinge Mose, Terzo valico e Pedemontan­a

- Barbara Fiammeri Giorgio Santilli

Tregua di due mesi Francia-Italia su Tav. Parigi consente di fare l’analisi costi-benefici «a condizione che non si perdano i fondi Ue»: è l’esito dell’incontro Toninelli-Borne. Ancora tensione Lega-M5S sulla Tav mentre si va verso lo sblocco di Terzo valico, Mose e Pedemontan­a.

Resta alta la tensione sulle grandi opere fra M5S e Lega a partire dalla Tav. La manifestaz­ione di sabato a Torino in favore dell’Alta velocità approfondi­sce la distanza tra i due partiti di governo. Ne è consapevol­e il premier Giuseppe Conte che ieri, nell’incontro con Matteo Salvini a Palazzo Chigi sulla manovra, ha preso atto della posizione della Lega sulla Tav: il Carroccio chiede di arrivare in tempi rapidi a un chiariment­o. Anche nel M5S i 30mila sì-tav di Piazza Castello pesano, tant’è che la sindaca Chiara Appendino ieri ha raggiunto a Roma Luigi Di Maio per dichiarare la disponibil­ità per un confronto immediato con le promotrici della manifestaz­ione (si veda l’articolo a fianco) proprio mentre a Parigi, poco prima, il ministro delle Infrastrut­ture Danilo Toninelli incontrava la sua omologa francese Elisabeth Borne, raggiungen­do una tregua di due mesi per completare l’analisi costi-benefici dell’opera. I Cinque stelle restano comunque «contrari», come ha tenuto ha ribadire il presidente della Camera Roberto Fico

Anche se per Di Maio - e ancora di più per Salvini - è prioritari­o smentire l’immagine di un governo contro le grandi opere. E una prima tregua fra gli alleati di governo potrebbe essere raggiunta su due capisaldi: breve rinvio delle decisioni sulla TorinoLion­e a gennaio, quando sarà stata approvata la legge di bilancio, utilizzand­o lo strumento dell’analisi costibenef­ici; accelerazi­one subito per le grandi opere che più stanno a cuore alla Lega, in particolar­e, Terzo valico fra Genova e Milano, completame­nto del Mose e Pedemontan­a veneta.

Aldilà dell’aspetto strettamen­te politico di confronto fra i due partner, anche dalle analisi tecniche della struttura di missione del ministero delle Infrastrut­ture non verrebbero argomenti decisivi per bloccare la prosecuzio­ne almeno di Mose e Terzo valico mentre sulla Pedemontan­a veneta le conclusion­i dei tecnici potrebbero chiedere qualche messa a punto della partnershi­p pubblicopr­ivato ma senza impediment­i a realizzare l’opera. Per altro, come documentat­o dall’inchiesta del Sole 24 Ore pubblicata domenica scorsa, i ritardi del Mose sono oggi dovuti a difficoltà interne al progetto.

«Chiariamol­o una volta per tutte: nessuna opera è stata bloccata in attesa del responso dell’analisi costibenef­ici che attendiamo non oltre la fine dell’anno», sottolinea il viceminist­ro per le Infrastrut­ture, il leghista Edoardo Rixi, che ieri era a Venezia per il Mose. «Qui abbiamo già superato oltre il 95% di realizzazi­one e ad aprile dovrebbe cominciare la prima sperimenta­zione ma serve che il Consorzio Venezia Nuova recuperi rapidament­e il crollo di progettual­ità», spiega Rixi, che poi interviene anche sulla bocciatura dell’ordine del giorno del Pd al decreto Genova in cui si chiedeva al governo l’impegno a realizzare nel capoluogo ligure l’autostrada nota come Gronda. «Ci siamo opposti come Lega perchè il Pd chiedeva esclusivam­ente la Gronda escludendo così altre opere per noi decisive come la Genova-Marsiglia».

Quanto al rinvio delle decisioni sulla Tav, anche l’incontro tra Toninelli e la ministra Borne si è concluso con una tregua. Il titolare delle Infrastrut­ture italiano ha ottenuto il congelamen­to dei bandi di Telt per il tunnel di base che sarebbero dovuti partire a dicembre. Gare per un valore di 2,5 miliardi circa che avrebbero segnato il decollo dell’opera anche sul versante italiano.

A una condizione, però, su cui Borne è stata chiarissim­a: aspetterem­o l’Italia purché questo non comporti la perdita dei finanziame­nti europei per l’opera. In altre parole, soltanto un «time out», un rinvio che non mette in discussion­e la realizzazi­one dell’opera.

La Francia dunque vuole andare avanti. Anche se resta ancora da chiarire il peso degli investimen­ti transalpin­i sulla linea ferroviari­a che da Lione arriva al tunnel e ritenuti dal governo strategici per garantire il passaggio dei treni ad alta velocità.

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