Tav, bandi congelati 2 mesi Le altre opere verso lo sblocco
Borne al ministro Toninelli: aspettiamo analisi tecniche, ma senza perdere i fondi Ue Alta tensione Lega-M5S Il Carroccio spinge Mose, Terzo valico e Pedemontana
Tregua di due mesi Francia-Italia su Tav. Parigi consente di fare l’analisi costi-benefici «a condizione che non si perdano i fondi Ue»: è l’esito dell’incontro Toninelli-Borne. Ancora tensione Lega-M5S sulla Tav mentre si va verso lo sblocco di Terzo valico, Mose e Pedemontana.
Resta alta la tensione sulle grandi opere fra M5S e Lega a partire dalla Tav. La manifestazione di sabato a Torino in favore dell’Alta velocità approfondisce la distanza tra i due partiti di governo. Ne è consapevole il premier Giuseppe Conte che ieri, nell’incontro con Matteo Salvini a Palazzo Chigi sulla manovra, ha preso atto della posizione della Lega sulla Tav: il Carroccio chiede di arrivare in tempi rapidi a un chiarimento. Anche nel M5S i 30mila sì-tav di Piazza Castello pesano, tant’è che la sindaca Chiara Appendino ieri ha raggiunto a Roma Luigi Di Maio per dichiarare la disponibilità per un confronto immediato con le promotrici della manifestazione (si veda l’articolo a fianco) proprio mentre a Parigi, poco prima, il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli incontrava la sua omologa francese Elisabeth Borne, raggiungendo una tregua di due mesi per completare l’analisi costi-benefici dell’opera. I Cinque stelle restano comunque «contrari», come ha tenuto ha ribadire il presidente della Camera Roberto Fico
Anche se per Di Maio - e ancora di più per Salvini - è prioritario smentire l’immagine di un governo contro le grandi opere. E una prima tregua fra gli alleati di governo potrebbe essere raggiunta su due capisaldi: breve rinvio delle decisioni sulla TorinoLione a gennaio, quando sarà stata approvata la legge di bilancio, utilizzando lo strumento dell’analisi costibenefici; accelerazione subito per le grandi opere che più stanno a cuore alla Lega, in particolare, Terzo valico fra Genova e Milano, completamento del Mose e Pedemontana veneta.
Aldilà dell’aspetto strettamente politico di confronto fra i due partner, anche dalle analisi tecniche della struttura di missione del ministero delle Infrastrutture non verrebbero argomenti decisivi per bloccare la prosecuzione almeno di Mose e Terzo valico mentre sulla Pedemontana veneta le conclusioni dei tecnici potrebbero chiedere qualche messa a punto della partnership pubblicoprivato ma senza impedimenti a realizzare l’opera. Per altro, come documentato dall’inchiesta del Sole 24 Ore pubblicata domenica scorsa, i ritardi del Mose sono oggi dovuti a difficoltà interne al progetto.
«Chiariamolo una volta per tutte: nessuna opera è stata bloccata in attesa del responso dell’analisi costibenefici che attendiamo non oltre la fine dell’anno», sottolinea il viceministro per le Infrastrutture, il leghista Edoardo Rixi, che ieri era a Venezia per il Mose. «Qui abbiamo già superato oltre il 95% di realizzazione e ad aprile dovrebbe cominciare la prima sperimentazione ma serve che il Consorzio Venezia Nuova recuperi rapidamente il crollo di progettualità», spiega Rixi, che poi interviene anche sulla bocciatura dell’ordine del giorno del Pd al decreto Genova in cui si chiedeva al governo l’impegno a realizzare nel capoluogo ligure l’autostrada nota come Gronda. «Ci siamo opposti come Lega perchè il Pd chiedeva esclusivamente la Gronda escludendo così altre opere per noi decisive come la Genova-Marsiglia».
Quanto al rinvio delle decisioni sulla Tav, anche l’incontro tra Toninelli e la ministra Borne si è concluso con una tregua. Il titolare delle Infrastrutture italiano ha ottenuto il congelamento dei bandi di Telt per il tunnel di base che sarebbero dovuti partire a dicembre. Gare per un valore di 2,5 miliardi circa che avrebbero segnato il decollo dell’opera anche sul versante italiano.
A una condizione, però, su cui Borne è stata chiarissima: aspetteremo l’Italia purché questo non comporti la perdita dei finanziamenti europei per l’opera. In altre parole, soltanto un «time out», un rinvio che non mette in discussione la realizzazione dell’opera.
La Francia dunque vuole andare avanti. Anche se resta ancora da chiarire il peso degli investimenti transalpini sulla linea ferroviaria che da Lione arriva al tunnel e ritenuti dal governo strategici per garantire il passaggio dei treni ad alta velocità.