Assicurazioni Il differenziale BTp-Bund colpisce anche le polizze
Maria Banca Farina (Ania): Bene la crescita ma gli «utili calano in maniera sensibile» Ivass: «I livelli di liquidità molto elevati» hanno «assorbito bene» il colpo
Salvatore Rossi, presidente dell’Ivass e direttore generale di Bankitalia, frena i timori sullo spread ma ribadisce che l’attenzione della Vigilanza è costante. «Non siamo ancora a livelli di panico degli investitori», ha spiegato intervenendo all’Annual Assicurazioni che si tiene in questi giorni a Milano e organizzato da 24Ore Eventi con il Sole 24 Ore. Tuttavia, ha aggiunto, il differenziale per ragioni fisiologiche colpisce «forse più le assicurazioni che le banche». Il settore, ha sottolineato, «partiva da livelli di liquidità molto elevati» che hanno permesso fino ad oggi di «assorbire bene» il colpo. Se il differenziale dovesse «aumentare molto, il problema diventerebbe però notevole». Qualche effetto negativo, d’altra parte, c’è già stato, come ha ben sintetizzato il presidente dell’Ania, Maria Bianca Farina, presente all’evento: «Sentiremo di più l’impatto, per fine anno ci aspettiamo un andamento divergente tra risultati commerciali e utili. Stimiamo una crescita dei premi del 5%, mentre se si guarda ai profitti a giugno già si registrava un calo dell’utile netto delle compagnie assicurative del 26%».
A ciò si somma il fatto che il balzo del differenziale ha peggiorato la Solvency media delle compagnie che è passata dal 232% di fine 2017 al 193% del 30 giugno scorso. Nonostante questo, le «assicurazioni con grande senso di responsabilità, continuano a mantenere i titoli di stato in portafoglio, anche perché siamo convinti che si tratti di un fenomeno transitorio», ha incalzato Maria Bianca Farina. Fenomeno che, tuttavia, ha spinto l’Associazione degli assicuratori a chiedere una revisione della formula standard, e in particolare un aggiustamento del meccanismo del volatility adjustment, nato per mitigare gli effetti negativi dello spread ma in questa fase incapace di funzionare a dovere. «Ci è stato promesso qualche piccolo aggiustamento ma dovremo aspettare e comunque non avverrà quest’anno», ha sottolineato la Farina. D’altra parte, il giudizio degli assicuratori, in proposito, è stato quasi unanime: Solvency II è migliorabile. Raffaele Agrusti, amministratore delegato e direttore generale Itas Mutua, si è spinto oltre: «Viviamo in un paese ai limiti dell’Europa e quindi abbiamo bisogno di normative per noi». Unica voce fuori dal coro, Giacomo Campora, ceo di Allianz spa: «È promossa».
In questo contesto, finanziariamente complesso, il business resta il driver chiave e di conseguenza anche la ricerca di nuove opportunità: in primis quelle offerte dal welfare e dalla protezione allargata. Come ha sottolineato il presidente Ania Farina all’interno del danni non auto, cresciuto del 3% in questi mesi del 2018, le polizze sanità sono salite del 9%. Qualcosa, dunque, sembra muoversi almeno su questo fronte. «Di certo il fenomeno non esploderà nel prossimo trimestre ma se parliamo di trend di medio periodo io credo che questo tema sarà chiave», ha sottolineato Marco Sesana, ceo di Generali Italia e country manager Italia & global business lines Generali. Anche se in molti concordano, come Matteo Laterza, direttore generale UnipolSai Assicurazioni, che il salto può avvenire solo «attraverso un patto tra pubblico e privato». In proposito, la compagnia ha già sperimentato qualche collaborazione a livello locale, in Lombardia e in Emilia Romagna. Centrale, come ha poi aggiunto Nicola Fioravanti, responsabile divisione Insurance di Intesa Sanpaolo, sarà però la rete su cui veicolare questi prodotti e il modello di bancassicurazione di Ca’ de Sass, che può contare su 30 mila gestori specialisti, può aiutare a «intercettare meglio i bisogni del cliente». «In un paese che invecchia sempre di più, l’incidenza del privato non potrà che aumentare», ha infine chiosato Alessandro Castellano, ceo di Zurich Italia.