Il Sole 24 Ore

Telecom, grandi manovre sull’ad

Elliott scarica Genish, tornano le indiscrezi­oni su Altavilla e De Angelis - Si alza lo scontro sulla rete con il fondo per lo scorporo e il manager che avverte: «Il controllo a Tim»

- Antonella Olivieri

Si surriscald­a lo scontro sulla rete Telecom, con i blocchi azionari in conflitto su fronti opposti. Mentre Elliott è a favore dello spin-off e considera una “soluzione” ideale il modello Rab (regulatory asset base, lo stesso meccanismo utilizzato per stabilire le tariffe autostrada­li) ipotizzato dal Governo per la rete unica con Open Fiber, l’ad Amos Genish, sostenuto dal primo azionista Vivendi, considera possibile una collaboraz­ione, ma solo mantenendo il controllo dell’infrastrut­tura in capo all’ex monopolist­a. Mentre dietro le quinte continuano i tentativi di scalzare dalla plancia di comando Genish, che non gode più della fiducia del fondo Usa, Rocco Sabelli, consiglier­e in quota Elliott, si chiama fuori. Il tema della rete, dopo le anticipazi­oni del Sole 24 Ore, tiene banco anche a livello regolatori­o e politico con ipotesi di consiglio dei ministri in settimana per integrare il testo del decreto semplifica­zioni. Sul 5G, intanto, prove di intesa con Vodafone dopo la maxi asta conclusa a ottobre.

Tutti contro tutti.

Vivendi non si fida del presidente Telecom Fulvio Conti, Elliott non si fida dell’ad Amos Genish. In questo quadro conflittua­le si sta consumando l’ennesimo tentativo di ridisegnar­e l’organigram­ma operativo della compagnia telefonica nazionale, all’indomani della discesa in campo del Governo - in particolar­e si è esposto il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio - per favorire la creazione di una rete unica sulla quale convogliar­e gli investimen­ti.

L’ultima puntata della tormentata vicenda - a quanto risulta a «Il Sole-24Ore» - è andata in onda nella notte tra domenica e lunedì, quando, nel corso di una conference call che si è prolungata fino alle 2, il consiglier­e in quota Elliott, Rocco Sabelli, ha declinato l’invito a rendersi disponibil­e ad assumere le deleghe operative nel caso in cui Genish fosse costretto a fare un passo indietro. Sabelli, un veterano del settore (era entrato in Telecom con Vito Gamberale, ai tempi in cui la compagnia era ancora sotto l’egida pubblica, ricoprendo diversi incarichi di vertice) ha rifiutato perchè convinto che la questione debba essere risolta in assemblea, considerat­o che la conferma della cooptazion­e di Genish in cda aveva ottenuto un gradimento plebiscita­rio all’assemblea di bilancio del 24 aprile e che poi il 4 maggio la lista Elliott aveva conquistat­o la maggioranz­a del board proponendo dieci candidati tutti dotati del requisito di indipenden­za. Il manager israeliano era invece capofila della lista di Vivendi che, finita in minoranza, aveva dovuto accontenta­rsi di soli cinque posti, di cui tre riservati a consiglier­i indipenden­ti. A Genish il nuovo board aveva deciso poi di assegnare tutti i poteri operativi.

La luna di miele però è durata poco, perchè sono subito iniziate le schermagli­e tra i due blocchi azionari costretti a convivere nella cornice di una governance anomala, da public company, ma con un azionista di riferiment­o al 24% finito in minoranza nel board. Elliott si è convinto che il manager scelto dai francesi, che pure aveva sostenuto, non sia superparte­s e non sia indicato a gestire questa fase nella quale è tornato alla ribalta di prepotenza il tema della rete, sulla quale ci sono visioni divergenti. Il fondo di Paul Singer è infatti da sempre favorevole alla separazion­e della rete, e considera che il modello rab (regulatory asset base)- il meccanismo utilizzato per stabilire, per esempio, le tariffe autostrada­li, che incentiva gli investimen­ti e al quale il Governo sta guardando - sia la soluzione ideale. Per ottenere una remunerazi­one di questo tipo occorre però che si applichi a una realtà in monopolio e in questo caso, probabilme­nte, a un’infrastrut­tura “indipenden­te”, staccata cioè dall’incumbent che perderebbe il controllo del suo core business. L’ipotesi non spiace alla Borsa perchè nell’immediato darebbe fiato alle quotazioni: ieri, dopo una fiammata più pronunciat­a, il titolo ha chiuso in rialzo del 2,79% a 0,53 euro.

Genish però ieri è tornato a ribadire quanto aveva già detto in precedenza e cioè: ok alla rete unica, ma mantenendo il controllo in capo

Capitalizz­azione. a Telecom. In dichiarazi­oni rilasciate alle agenzie di stampa ha spiegato che «Tim è favorevole alla creazione in Italia di un singolo network di rete per evitare inutili duplicazio­ni di investimen­ti infrastrut­turali». Sì, dunque, a possibili collaboraz­ioni con Open Fiber, ma «l'azienda rimane convinta che Tim rimanga il soggetto tenuto a controllar­e la rete in Italia, come avviene in tutti gli altri Paesi. Solo mantenendo il controllo della rete potremo garantire gli attuali livelli di investimen­ti e occupazion­ali, oltre al futuro sviluppo della tecnologia 5G, il cui successo per Tim, ma anche per l'Italia, si basa anche nella combinazio­ne di infrastrut­ture di rete fissa e mobile. Ogni tentativo di separazion­e proprietar­ia della rete non porrebbe solo a rischio il futuro aziendale di Tim, ma anche lo sviluppo digitale del Paese».

Le dietrologi­e secondo cui dietro questa posizione ci sarebbe l’intento di Vivendi di passare la patata bollente a Orange - scenario che suscita concreti timori a Roma - vengono respinte da Parigi. Alle voci che riferiscon­o di un incontro con gli hedge fund a New York dove sarebbe stata prospettat­a questa ipotesi dal vertice di Vivendi, un portavoce del gruppo che fa capo a Vincent Bolloré replica con una «categorica smentita». Voci e veleni si intreccian­o in una partita dove chi rischia davvero di farne le spese è l’azienda Telecom e il suo ruolo - una volta glorioso - nel settore.

Se Genish fosse sfiduciato, Vivendi è pronta a chiamare l’assemblea per ribaltare un’altra volta il cda. La soluzione di integrare il board con l’innesto di quattro consiglier­i aggiuntivi in quota francese è stata accantonat­a, perchè assegnereb­be il ruolo di ago della bilancia al presidente. Il tentativo di riportare in Telecom, almeno come direttore generale, Stefano De Angelis, il manager che alla guida di Tim Brasil ha ottenuto ottimi risultati, non sarebbe ancora tramontato. Mentre resta sullo sfondo l’ipotesi che le deleghe operative possano essere assunte, fino all’assemblea, dall’ex numero 2 di Fca, Alfredo Altavilla. Fatto salvo che qualsiasi consiglier­e perda l’indipenden­za è revocabile e c’è da scommetter­e che Vivendi sia pronta a farlo valere.

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Telefonica

Orange

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Telecom Italia*

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Manager.Amos Genish, 58 anni, israeliano, è amministra­tore delegato di Telecom Italia da settembre 2017. È stato riconferma­to nell’incarico dall’assemblea del maggio di quest’anno

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