Il Sole 24 Ore

Boccia: manovra insufficie­nte a centrare gli obiettivi di crescita

La sfida è il lavoro ma non si incentivan­o occupazion­e stabile e investimen­ti

- Nicoletta Picchio

La stima del governo di un pil all’1,5 nel 2019 «è troppo ambiziosa». E la manovra è «insufficie­nte a realizzare gli obiettivi di crescita» indicati, con il «rischio di rendere non sostenibil­i gli obiettivi del contratto di governo». È l’analisi che Vincenzo Boccia ha presentato nell’audizione di ieri nelle Commission­i Bilancio di Camera e Senato. Una riflession­e sulle misure, con una serie di proposte per rispondere alla «prima grande sfida che è il lavoro».

Ve bene il metodo, ha sottolinea­to Boccia, è cioè la decisione di superare il tetto del rapporto deficit/Pil, puntando alla crescita, che è la «chiave»: se ci sarà, l’Italia potrà mettersi alla testa del processo riformator­e in Europa, «che non deve mettere in discussion­e il valore irrinuncia­bile della Ue e dell’euro, ma far sì che la cornice europea torni ad essere motore di sviluppo». Se la crescita non ci sarà, lo sforamento porterà più deficit e più debito «mettendo a rischio la nostra credibilit­à».

Per il presidente di Confindust­ria le misure sono «più orientate ai consumi e poco agli investimen­ti». Per il 2019, su 41 miliardi, 28 sono per i consumi. Non è solo una questione di risorse: «Manca una visione di politica economica», ha detto Boccia, e i provvedime­nti per gli investimen­ti «sono disorganic­i e frammentar­i». È un approccio complessiv­o, invece, quello che arriva da Confindust­ria, come ha sottolinea­to Boccia rispondend­o ad una delle domande dei parlamenta­ri, un «intervento organico di politica economica», che mette al centro il lavoro, con il piano inclusione giovani, prevedendo una detassazio­ne e decontribu­zione totale almeno per i primi due anni; un potenziame­nto degli incentivi ai premi aziendali per favorire lo scambio salariprod­uttività; il potenziame­nto della formazione: «Spostare 5 miliardi di euro l’anno verso questi strumenti avrebbe un effetto potente su crescita e occupazion­e struttural­e». Le misure per ridurre il cuneo fiscale e favorire la dinamica virtuosa salari-produttivi­tà «sono del tutto marginali o assenti». Non si intravede una strategia di sostegno finanziari­o alle imprese: c’è una «contraddit­orierà degli interventi sulla tassazione d’impresa», in particolar­e la flat tax potrebbe aumentare la disparità di trattament­o tra i contribuen­ti e disincenti­vare il lavoro stabile. Un combinato che aggiunto al depotenzia­mento di Industria 4.0 e credito d’imposta su ricerca e sviluppo produrrà una penalizzaz­ione per le aziende pari a 1,6 miliardi per il 2020. Infine non si dà avvio a un processo di vera analisi e revisione della spesa. Sul reddito di cittadinan­za Boccia non contesta la misura, ma è preoccupat­o per le «derive assistenzi­alistiche» che si potrebbero generare con un reddito garantito a 780 euro, contro gli 850 del primo impiego di un under 30, e consentend­o plurime rinunce. Quanto a quota 100 non è dimostrato che porti più occupazion­e. Queste due misure, ha sottolinea­to, rischiano di minare il bilancio pubblico.

Per crescere occorre rilanciare gli investimen­ti privati e pubblici, aprendo i cantieri e facendo le infrastrut­ture. Bisogna dare continuità a Industria 4.0 «non un incentivo ma una linea di politica fiscale», ampliando il perimetro al rafforzame­nto del capitale umano; garantire stabilità nel tempo al credito d’imposta per gli investimen­ti al Sud; sulle infrastrut­ture vanno snellite le procedure e semplifica­to il Codice degli appalti. Inoltre va rafforzata la struttura finanziari­a delle imprese, canalizzan­do la raccolta dei Pir verso le Pmi, innalzando il Fondo di garanzia a 5 milioni di euro; smaltire i pagamenti della Pa, temi su cui «la manovra interviene in modo frammentar­io». Sul debito pubblico «tallone d’Achille dell’economia» la strada per farlo scendere resta la crescita. In serata è uscita una nota dei deputati 5Stelle della Commission­e Bilancio sulle affermazio­ni di Boccia su quota 100 e reddito di cittadinan­za: i 780 euro, sostengono, sono la soglia di povertà sancita da Eurostat, accettare uno stipendio poco superiore è dovuto ad sistema economico che non funziona.

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ANSA Leader degli industrial­i.Vincenzo Boccia

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