Nel governo liti su modifiche e ritocco al Pil Buffagni rompe il fronte M5S sul «reddito»
Il sottosegretario grillino avverte: misura da costruire in modo equilibrato
Spunta anche un possibile ritocco al rialzo degli obiettivi legati a dismissioni e privatizzazioni nel nuovo programma di bilancio preparato al ministero dell’ Economia per l’ invio entro oggi alla Commissione U e. Male decisioni politichesul documento arriveranno solo sul filo di lana. Il dossier sarà al centro di un vertice nel tardo pomeriggio, al ritorno di Conte da Palermo, e di un Consiglio dei ministri in programma per le 20.
Ieri un’altra girandola di incontri, tra smentite e rettifiche. Di fatto, il premier Conte ha visto prima il vicepremier leghista Salvini e poi, separatamente, il collega M5S Di Maio. Ne è nato un caso, che Palazzo Chigi ha derubricato a «fraintendimento» ma che rivela le tensioni tra gli alleati (in primis sulla Tav). E con Tria, che non ha partecipato: il confronto con il titolare del Mef ci sarà solo oggi, prima dell’invio della lettera a Bruxelles.
La linea resta quella di non cambiare «i pilastri» della manovra. «I fondamentali non si toccano», ribadisce Salvini. « Se uno vuole spostare x dagli investimenti sulla spesa corrente parliamone, ma la manovra non cambia solo perché Bruxelles ci manda le letterine». Ma il lavoro tecnico a Via XX Settembre non va verso un aumento della spesa. Con una spinta aggiuntiva a dismissioni e privatizzazioni si può rendere un po’ più ambizioso il piano di discesa del debito, con riflessi possibili anche sul deficit nel 2020 e 2021. Perché il 2,4% per l’anno prossimo resta fuori discussione, ed è dai conti 2019 che dipende il giudizio di Bruxelles. A cambiare potrebbe essere l’obiettivo di Pil, quella crescita all’1,5% che anche ieri ha fatto un altro pieno di obiezioni da Istat, Upb e Confindustria. L’ipotesi sul tavolo è limarlo all’1,3-1,4%, per tenere conto dei tanti dati che indicano un raffreddamento della congiuntura. E per lanciare un segnale di apertura alle valutazioni Ue, anche se non decisivo. Nello stesso senso andrebbe l’inserimento della clausola anti-sforamenti.
Un invito alla prudenza è arrivato dal sottosegretario Stefano Buffagni, l’uomo di Di Maio al Nord. Preoccupato dal malessere degli imprenditori, ha rotto il fronte del M5S sul reddito di cittadinanza. A Quarta Repubblica su Rete4 ha difeso la misura, ma ha avvertito: «Va costruita nel modo più equilibrato possibile». «Controllare ad esempio che 102 mila famiglie milanesi, la platea potenziale, vadano ai centri per l’impiego e si impegnino a cercare un lavoro è davvero difficile», ha spiegato Buffagni. L’attuazione dello strumento è un rompicapo. Che avvalora le indiscrezioni secondo cui l’avvio degli assegni è destinato a slittare ben oltre i primi mesi del nuovo anno. Stessa sorte riguarderebbe quota 100. Ritardi che farebbero calare la spesa 2019.