Il Sole 24 Ore

Nel governo liti su modifiche e ritocco al Pil Buffagni rompe il fronte M5S sul «reddito»

Il sottosegre­tario grillino avverte: misura da costruire in modo equilibrat­o

- Manuela Perrone Gianni Trovati

Spunta anche un possibile ritocco al rialzo degli obiettivi legati a dismission­i e privatizza­zioni nel nuovo programma di bilancio preparato al ministero dell’ Economia per l’ invio entro oggi alla Commission­e U e. Male decisioni politiches­ul documento arriverann­o solo sul filo di lana. Il dossier sarà al centro di un vertice nel tardo pomeriggio, al ritorno di Conte da Palermo, e di un Consiglio dei ministri in programma per le 20.

Ieri un’altra girandola di incontri, tra smentite e rettifiche. Di fatto, il premier Conte ha visto prima il vicepremie­r leghista Salvini e poi, separatame­nte, il collega M5S Di Maio. Ne è nato un caso, che Palazzo Chigi ha derubricat­o a «fraintendi­mento» ma che rivela le tensioni tra gli alleati (in primis sulla Tav). E con Tria, che non ha partecipat­o: il confronto con il titolare del Mef ci sarà solo oggi, prima dell’invio della lettera a Bruxelles.

La linea resta quella di non cambiare «i pilastri» della manovra. «I fondamenta­li non si toccano», ribadisce Salvini. « Se uno vuole spostare x dagli investimen­ti sulla spesa corrente parliamone, ma la manovra non cambia solo perché Bruxelles ci manda le letterine». Ma il lavoro tecnico a Via XX Settembre non va verso un aumento della spesa. Con una spinta aggiuntiva a dismission­i e privatizza­zioni si può rendere un po’ più ambizioso il piano di discesa del debito, con riflessi possibili anche sul deficit nel 2020 e 2021. Perché il 2,4% per l’anno prossimo resta fuori discussion­e, ed è dai conti 2019 che dipende il giudizio di Bruxelles. A cambiare potrebbe essere l’obiettivo di Pil, quella crescita all’1,5% che anche ieri ha fatto un altro pieno di obiezioni da Istat, Upb e Confindust­ria. L’ipotesi sul tavolo è limarlo all’1,3-1,4%, per tenere conto dei tanti dati che indicano un raffreddam­ento della congiuntur­a. E per lanciare un segnale di apertura alle valutazion­i Ue, anche se non decisivo. Nello stesso senso andrebbe l’inseriment­o della clausola anti-sforamenti.

Un invito alla prudenza è arrivato dal sottosegre­tario Stefano Buffagni, l’uomo di Di Maio al Nord. Preoccupat­o dal malessere degli imprendito­ri, ha rotto il fronte del M5S sul reddito di cittadinan­za. A Quarta Repubblica su Rete4 ha difeso la misura, ma ha avvertito: «Va costruita nel modo più equilibrat­o possibile». «Controllar­e ad esempio che 102 mila famiglie milanesi, la platea potenziale, vadano ai centri per l’impiego e si impegnino a cercare un lavoro è davvero difficile», ha spiegato Buffagni. L’attuazione dello strumento è un rompicapo. Che avvalora le indiscrezi­oni secondo cui l’avvio degli assegni è destinato a slittare ben oltre i primi mesi del nuovo anno. Stessa sorte riguardere­bbe quota 100. Ritardi che farebbero calare la spesa 2019.

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