L’Agcom spinta in prima linea per intervenire sulle tariffe
Per superare le contestazioni di Bruxelles, l’Authority avrà potere sulle decisioni preliminari per la rete unica delle tlc. L’ipotesi di un consiglio dei ministri convocato in settimana
La partita.
Si gioca sull’asse governo-Authority per le comunicazioni-Ue il riassetto normativo e regolamentare che dovrebbe favorire la nascita di una società unica per la rete tlc. Il percorso studiato in ambito governativo, che fa perno sul cosiddetto modello Rab (Regulatory asset based), dovrà tenere conto del ruolo dell’Autorità di settore (Agcom) per evitare contestazioni formali da parte della Commissione europea proprio mentre deve iniziare la trasposizione nazionale del nuovo Codice Ue delle comunicazioni elettroniche. Tra l’altro, fonti di Bruxelles sottolineano che andrà rispettata l’indipendenza del regolatore: la legge non può decidere al suo posto il metodo di calcolo della remunerazione degli investimenti. Di qui la scelta obbligata: il testo, quantomeno in una versione consultata dal Sole 24 Ore, specifica il potere dell’Agcom (peraltro in via generale già esistente) di applicare il sistema Rab nel caso di operazioni straordinarie quali l’integrazione di più reti in un’unica infrastruttura nazionale. Una norma delicata perché, secondo alcune fonti, sembrerebbe avere un «indirizzo politico» ancor prima che una necessità «tecnica» alla base. In queste ore, intanto, si studia il veicolo normativo al quale agganciare le possibili novità: spunta l’ipotesi di un nuovo consiglio dei ministri in settimana che in via definitiva approvi il decreto semplificazioni inserendovi un articolo ad hoc.
La leva regolamentare
La premessa è d’obbligo: le modifiche regolamentari allo studio non significano automaticamente il successo dell’operazione «rete unica», per la quale ancora molti tasselli dovranno andare al loro posto. Si può dire comunque che, in ottica di integrazione, il governo giudica incentivante per Tim e Open Fiber il passaggio alla regolamentazione sul modello Rab (Regulatory asset based) basato sul valore del capitale investito e applicabile - nodo dell’intera operazione -alle aziende che operano in un monopolio di fatto. In sostanza, secondo lo schema di emendamento allo studio, l'Agcom potrebbe optare per un tasso di remunerazione che riflette il rendimento riconosciuto al capitale investito netto e che sarebbe determinato dalla stessa Autorità in prefissati periodi regolatori. All’operatore «wholesale only», attivo solo sul versante infrastrutturale, si applicherebbero gli alleggerimenti normativi previsti dal nuovo Codice Ue delle comunicazioni. Quanto a un'eventuale società Tim operativa solo nei servizi, invece, l’Agcom potrebbe valutare una riduzione dei vincoli sul fronte, ad esempio, dei test di prezzo per la replicabilità da parte dei concorrenti delle offerte agli utenti finali.
La norma e l’Antitrust
Andamento del titolo a Milano