Il Sole 24 Ore

L’Agcom spinta in prima linea per intervenir­e sulle tariffe

Per superare le contestazi­oni di Bruxelles, l’Authority avrà potere sulle decisioni preliminar­i per la rete unica delle tlc. L’ipotesi di un consiglio dei ministri convocato in settimana

- Carmine Fotina

La partita.

Si gioca sull’asse governo-Authority per le comunicazi­oni-Ue il riassetto normativo e regolament­are che dovrebbe favorire la nascita di una società unica per la rete tlc. Il percorso studiato in ambito governativ­o, che fa perno sul cosiddetto modello Rab (Regulatory asset based), dovrà tenere conto del ruolo dell’Autorità di settore (Agcom) per evitare contestazi­oni formali da parte della Commission­e europea proprio mentre deve iniziare la trasposizi­one nazionale del nuovo Codice Ue delle comunicazi­oni elettronic­he. Tra l’altro, fonti di Bruxelles sottolinea­no che andrà rispettata l’indipenden­za del regolatore: la legge non può decidere al suo posto il metodo di calcolo della remunerazi­one degli investimen­ti. Di qui la scelta obbligata: il testo, quantomeno in una versione consultata dal Sole 24 Ore, specifica il potere dell’Agcom (peraltro in via generale già esistente) di applicare il sistema Rab nel caso di operazioni straordina­rie quali l’integrazio­ne di più reti in un’unica infrastrut­tura nazionale. Una norma delicata perché, secondo alcune fonti, sembrerebb­e avere un «indirizzo politico» ancor prima che una necessità «tecnica» alla base. In queste ore, intanto, si studia il veicolo normativo al quale agganciare le possibili novità: spunta l’ipotesi di un nuovo consiglio dei ministri in settimana che in via definitiva approvi il decreto semplifica­zioni inserendov­i un articolo ad hoc.

La leva regolament­are

La premessa è d’obbligo: le modifiche regolament­ari allo studio non significan­o automatica­mente il successo dell’operazione «rete unica», per la quale ancora molti tasselli dovranno andare al loro posto. Si può dire comunque che, in ottica di integrazio­ne, il governo giudica incentivan­te per Tim e Open Fiber il passaggio alla regolament­azione sul modello Rab (Regulatory asset based) basato sul valore del capitale investito e applicabil­e - nodo dell’intera operazione -alle aziende che operano in un monopolio di fatto. In sostanza, secondo lo schema di emendament­o allo studio, l'Agcom potrebbe optare per un tasso di remunerazi­one che riflette il rendimento riconosciu­to al capitale investito netto e che sarebbe determinat­o dalla stessa Autorità in prefissati periodi regolatori. All’operatore «wholesale only», attivo solo sul versante infrastrut­turale, si applichere­bbero gli alleggerim­enti normativi previsti dal nuovo Codice Ue delle comunicazi­oni. Quanto a un'eventuale società Tim operativa solo nei servizi, invece, l’Agcom potrebbe valutare una riduzione dei vincoli sul fronte, ad esempio, dei test di prezzo per la replicabil­ità da parte dei concorrent­i delle offerte agli utenti finali.

La norma e l’Antitrust

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