Il Sole 24 Ore

Nogara, la casa della Coca-Cola tra linee asettiche e sensory room

Gli investimen­ti degli ultimi anni (45 milioni dal 2014 a oggi) sono serviti a supportare nuovi formati e prodotti adatti a ogni momento della giorno e alle esigenze dei consumator­i, che sono cambiate

- Giovanna Mancini

La Sala sciroppi, con il suo profumo vagamente dolciastro, le enormi cisterne e i tubi che la attraversa­no in ogni direzione, è come la sala macchine di una nave: il cuore di tutto. Qui – unica stazione di lavoro semimanual­e di tutto lo stabilimen­to – nascono le 22 bevande prodotte dall’impianto Coca-Cola Hbc Italia di Nogara, il più grande del Paese e il primo in Europa per capacità produttiva del gruppo internazio­nale Coca-Cola Hbc (6,5 miliardi di euro di ricavi netti nel 2017), uno dei principali imbottigli­atori mondiali dei prodotti di The Coca-Cola Company.

Ogni anno i 497 dipendenti del sito di Nogara (che nei periodi di massima produzione arrivano a 620) riempiono 77 milioni di casse con 732 milioni di litri di soft drink: dalla classica Coca-Cola “rossa” (a cui sono destinate due cisterne separate, che producono a ciclo continuo) alle sue versioni Light e Zero; dalla Fanta alla Sprite; dalle Kinley alle Powerade. Ogni giorno il magazzino di 38mila mq evade 4.500 ordini diretti verso 17 piattaform­e logistiche in tutto il Nord Italia, ma anche in Svizzera e in Grecia.

«Nella Sala sciroppi nascono le bibite base – spiega il direttore del sito, Davide Morelli –. Lo zucchero o i dolcifican­ti disciolti nell’acqua vengono aggiunti ai diversi concentrat­i e gli sciroppi così ottenuti passano alle nove linee produttive dello stabilimen­to: lattine, Pet, vetro, asettico per le bibite senza anidride carbonica, fustini e Bag in Box».

Il margine d’errore è nullo: nella sala controllo, operai abbigliati come chirurghi verificano costanteme­nte che tutto si svolga come da programma in ogni fase della produzione. Al resto ci pensano macchinari modernissi­mi che lavorano sei giorni su sette (sette su sette da febbraio a metà agosto) con una rapidità che fa girare la testa. Le lattine (che arrivano già pronte nei diversi formati) vengono riempite e sigillate, al ritmo di 90mila all’ora. Le “pre-forme” in plastica vengono soffiate in base alle esigenze, anch’esse riempite con le bibite e poi tappate (36mila bottiglie ogni ora). Così il vetro, in gran parte frutto del riciclo dei vuoti a rendere. L’unica linea diversa è quella dell’asettico, che produce bevande senza CO2, a cui occorre un ambiente sterilizza­to anidride carbonica o indicati per chi fa attività fisica. Nuovi prodotti, dunque, ma anche nuovi formati, a cui si sono aggiunte le trasformaz­ioni per ridurre l’impatto ambientale della produzione, ad esempio riducendo l’uso della plastica o migliorand­o l’utilizzo dell’acqua.

Lo stabilimen­to di Nogara è il cuore di questa strategia per CocaCola Hbc Italia, che nel Paese conta altri due stabilimen­ti di soft drink (a Oricola in Abruzzo e a Marcianise nel Casertano), oltre a un impianto per l’imbottigli­amento di acqua minerale a Rionero in Vulture (Potenza), per un totale di quasi 2mila dipendenti diretti sul territorio e una galassia di 1.600 aziende partner (per l’86% italiani) tra fornitori di materie prime (arance, zucchero o dolcifican­ti, concentrat­i necessari per le bevande, ma anche plastica, vetro, lattine, etichette...), trasportat­ori, distributo­ri e grossisti.

La fabbrica veronese, nata nel 1974 come primo stabilimen­to di lattine in Italia, è oggi non solo il sito più grande del gruppo, ma anche quello più all’avanguardi­a: l’impianto di cogenerazi­one realizzato da Contour Global e avviato nel 2010 fornisce tutta l’energia elettrica (39mila MWh l’anno) e tutta l’anidride carbonica necessarie alla produzione (9.500 tonnellate l’anno).

«L’altro aspetto fondamenta­le è la gestione dell’acqua – fa notare Morelli –, che per i nostri prodotti è l’elemento principale, visto che le nostre bevande sono composte al 90% circa di acqua: ne usiamo 1.260 milioni di metri cubi ogni anno». Con cinque pozzi e un sistema innovativo di trattament­o per i filtraggi chimico-fisici, Nogara ha ottenuto tre anni fa il certificat­o Ews (European Water Stewardshi­p), che si aggiunge ad altre quattro cerificazi­oni (Iso 9001 per la qualità, Iso 14001 per l’ambiente, Iso 22000 per la sicurezza alimentare, Iso 18001 per la sicurezza e salute dei dipendenti).

LA SUPERFICIE

In migliaia di metri quadrati la superficie dell’impianto, Nogara è il più grande stabilimen­to CocaCola Hbc in Italia

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