«Nessun timore di fuga dei capitali»
Il ceo di Generali Donnet: «Tutto rientrerà in un contesto più rassicurante»
La tensione sui mercati è alta e lo scenario europeo e italiano mostra diversi elementi di complessità ma il settore assicurativo sembra, in questo autunno, dare mostra della sua forza tranquilla: l’attenzione è elevata ma senza allarme. Nel complesso, il comparto gode di una certa tenuta dei profitti e di buona forza patrimoniale mentre, nello specifico, ha spiegato ieri Philippe Donnet, intervenendo all’Annual Assicurazioni del Sole 24 Ore, in Generali non si teme alcuna fuga di capitali. Si lavora per accelerare la digitalizzazione e i nuovi servizi, per la crescita nell’asset management, del welfare e della diffusione delle polizze catastrofali. Insomma, “business as usual”. «Abbiamo molte sfide davanti», ha detto Donnet, e fra queste il contesto politico-economico: «come settore assicurativo abbiamo già dimostrato la nostra resistenza a eventi di mercato negativi. Sul resto, dobbiamo affrontare una trasformazione molto importante con l’avvento del digitale e delle nuove tecnologie. È chiaro che i nuovi attori del mercato sanno già come rispondere, sono in grado di proporre customer experience di alto livello. Questo però ci dà uno stimolo importante: in Generali abbiamo già accelerato la digitalizzazione certo dobbiamo migliorare significativamente però allo stesos tempo abbiamo un’esperienza, una capacità a dare consulenza a 360 gradi sui temi assicurativi che è poco replicabile e quindi dobbiamo fare leva su questo». Quanto al rischio Italia il manager ha dato un segnale rassicurante: «non temo alcun tipo di fuga di capitali perchè noi siamo capaci, insieme a tutto il settore, di offrire i prodotti giusti per gestire bene il risparmio degli italiani.
Sono anche convinto e fiducioso che dopo questo periodo di crisi, a medio termine grazie alla forza delle sue istituzioni tutto rientrerà in un contesto più rassicurante». Le Generali, in questa fase di mercato, sembrano più interessate ad allargare i servizi, ad ampliare l’operatività in particolare nei segmenti più redditizi dei rami danni. «Il settore auto - ha indicato Donnet - è in una fase di trasformazione importante, direi che è il ramo assicurativo più impattato dalla digitalizzazione. Noi in Generali abbiamo 2 milioni di macchine connesse con la compagnia: siamo gli unici in Europa in grado di proporre una tariffa basata sul comportamento del guidatore. Il settore auto non sparirà. Anzi, secondo me ha un potenziale di crescita importante: c’è ancora redditività in questo segmento, anche se non è altissima perchè c’è una competizione sui prezzi molto forte. Questo ramo poi ha il vantaggio di sostenere le nostre reti distributive. Inoltre, dobbiamo sviluppare ulteriormente il ramo danni non auto, ha un grande potenziale in Europa e in Italia». Il fatto nuovo è che, dopo anni di investimenti e progetti pilota, sta iniziando una nuova epoca di teconologie assicurative. «Sono convinto che l’innovazione sia già entrata in una fase concreta per il settore assicurativo, particolarmente in Generali».
Per quanto riguarda poi le regole e il dibattito su Solvency II e l’inefficacia nello sterlizzare gli effetti dello spread, il vertice di Generali ha spiegato che «Solvency II si è rivelata una buona normativa, è soddisfacente perché da chiarezza sulla solidità patrimoniale delle compagnie» e il manager ha anche sottolineato quanto oggi serva dare stabilità al quadro regolatorio: «Una normativa di questa importanza non può cambiare ogni anno, siamo pronti a gestire le evoluzioni ma non una rivoluzione a breve termine», anche perché «quanto allo shock italiano abbiamo visto una volatilità direi limitata e controllata e per quanto riguarda Generali siamo riusciti a mantenere un livello di Solvency II confortevole». In generale, l’unico rischio che eventualmente rilevano da Trieste è quello di un eccesso di regolamentazione e, soprattutto, di applicazioni di regole bancarie al mondo delle polizze. Ma «non siamo arrivati a questo eccesso e non dobbiamo arrivarci perché noi competiamo sul mercato mondiale e fuori dall’Europa non c’è Solvency II e nessuno la vuole» ha indicato Donnet. Insomma, «non dobbiamo fare un autogol mettendo le compagnie europee troppo sotto pressione con una regolamentazione eccessivamente vincolante. Inoltre bisogna ricordare che il mondo assicurativo non c’entra niente con le banche, assolutamente niente e ogni volta che si importa nel settore una normativa che viene dal comparto bancario si sbaglia».
Quanto agli scenari per Generali, questi verranno svelati solo nell’Investor day, al momento «siamo arrivati alla fine di una fase di sei anni di ristrutturazione, tre anni di ristrutturazione finanziaria e tre anni di trasformazione industriale ha detto Donnet - Oggi siamo in una situazione molto diversa, abbiamo liberato tanto capitale, abbiamo un livello di cassa rilevante, dobbiamo investire per sviluppare il nostro gruppo e siamo pronti a farlo. La diversificazione internazionale è molto importante e dobbiamo rafforzarla. Come vedremo con il piano strategico abbiamo una strategia di appoggio della crescita sia organica che non organica ma molto mirata». Il resto si vedrà a giorni. Il focus sembra «innanzitutto l’Europa» dove «c’è ancora uno spazio di crescita e di sviluppo, noi siamo già leader e vogliamo rafforzare questa leadership», ma con lo sviluppo di «presenze forti in Asia e anche in due paesi dell’America Latina che sono l’Argentina e il Brasile». L’appuntamento con i numeri di Generali è insomma a Milano, presso il palazzo delle Scintille, per il 21 novembre.