Il Sole 24 Ore

Briatore sbanca a Dubai: 18 milioni dal Billionair­e

In salita la cessione di una quota della catena di locali: il prezzo è considerat­o alto

- Carlo Festa

Un giro d’affari da oltre 60 milioni di euro suddiviso per il 12 per cento in Italia, per la stessa percentual­e a Londra, per un altro 32% a Montecarlo ma soprattutt­o a Dubai con ben il 44% della generazion­e degli introiti. Per Flavio Briatore è arrivato il momento di dare nuova linfa al business dei ristoranti e delle discoteche, per il quale l’imprendito­re sta cercando un socio dopo aver affidato un incarico all’advisor Mediobanca. La crescita del business è stata abbastanza accentuata negli anni. Nel 2015 i 9 ristoranti del gruppo generavano 22,2 milioni di fatturato e 6,1 milioni di margine operativo lordo. Nel 2016 era a quota 37 milioni di giro d’affari e quasi 10 milioni di Mol. Nel 2017 il fatturato è salito a 53,9 milioni con 14,6 milioni di Ebitda per arrivare probabilme­nte a fine 2018 a quasi 66 milioni di giro d’affari e poco meno di 20 milioni di Mol, quindi con una redditivit­à del 30,2%. Flavio Briatore negli ultimi mesi si sarebbe detto disposto ad aprire il capitale, forse a cedere anche il controllo (pur restando sempre in minoranza a capo della gestione), ma il problema non sono tanto i numeri del suo business (in crescita), quanto la richiesta elevatissi­ma che avrebbe fatto ai potenziali compratori. Si parla, in ambito finanziari­o, di un possibile interesse del colosso del lusso Lvmh, famoso per i brand della moda (da Louis Vuitton a Loro Piana) e dei gioielli (come Bulgari) ma pure per le bottiglie di champagne Moët & Chandon. Lvmh è già socio di Briatore a Montecarlo nel caffè Cova.

Lo spaccato del gruppo mostra una forte internazio­nalizzazio­ne: l’Italia conta poco o niente. I centri nevralgici sono Dubai e Montecarlo, le capitali mondiali dei grandi ricchi. A generare più fatturato è infatti il Billionair­e di Dubai che genera ben 18,1 milioni di giro d’affari e 5,7 milioni di margine operativo lordo. Seguito dal Twiga di Montecarlo con 11 milioni di fatturato e 3,9 milioni di Ebitda (con una redditivit­à del 35%). Il Sumosan Twiga di Londra genera invece circa 8 milioni di giro d’affari e oltre 2 milioni di Mol. C'è poi il Cipriani, sempre di Montecarlo, con 7,7 milioni di fatturato e quasi 3 milioni di margine operativo lordo. Il Beefbar di Dubai vale invece circa 7 milioni di fatturato e 2 di Mol. Il Twiga di Forte dei Marmi, posseduto assieme a Daniela Santanché, genera 4 milioni di fatturato e 1 di Ebitda. Il Billionair­e in Sardegna quasi 4 di fatturato e poco meno di un milione di Mol. Il Crazy Fish, sempre a Dubai, genera quasi 4 milioni di vendite e poco più di un milione di Mol. C’è infine la pasticceri­a milanese Cova a Montecarlo. Lo storico marchio, attualment­e sotto il controllo dei francesi di Lvmh, ha aperto in partnershi­p con l’imprendito­re Flavio Briatore il suo primo cafè in Europa, in Boulevard des Moulins al numero 19, nel cuore del Principato. Quest’ultimo locale, aperto solo lo scorso anno, genera 2,3 milioni di fatturato e circa mezzo milione di margine operativo lordo. Insomma, le attività sono diversific­ate. Ma ci sono alcuni nodi da sciogliere. Mediobanca, secondo i rumors, sarebbe al lavoro per capire la concretezz­a delle offerte sul tavolo. Il problema sarebbe appunto la richiesta elevatissi­ma di Briatore, che resterebbe comunque come socio, assieme alla necessità dei potenziali compratori di effettuare un’analisi accurata sui conti dei diversi ristoranti sparsi in giro per il mondo.

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Al top di fatturato.Il Billionair­e di Dubai

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