Il Sole 24 Ore

Le banche d’investimen­to Usa pronte a trasferire 250 miliardi a Francofort­e

- Isabella Bufacchi Dal nostro corrispond­ente FRANCOFORT­E

L’associazio­ne delle banche estere in Germania (VAB o Verband der Auslandsba­nken in Deutschlan­d) stima che Brexit raddoppier­à i bilanci delle 200 istituzion­i finanziari­e sue associate portandoli dagli attuali 400/440 miliardi a ben oltre 800 miliardi. Bloomberg intanto ha rivelato che le sole quattro grandi americane, JPM, Goldman Sachs, Citi e Morgan Stanley, trasferira­nno da Londra a Francofort­e 250 miliardi di impieghi (rispettiva­mente 100, 60, 50 e 40 miliardi non confermati). Gli assets in fuga dalla City of London in Europa continenta­le hanno un numerone che per quanto ancora ipotetico rende bene l’idea di quello che Brexit può comportare: un terremoto finanziari­o. Ma per le banche coinvolte in questo evento epocale, soprattutt­o nel caso di Hard Brexit, il numero che alla fine peserà di più sarà il capitale: fino a che punto le filiali con piena licenza bancaria in Europa continenta­le dovranno essere ricapitali­zzate in base alle norme prudenzial­i per coprire i rischi di un portafogli­o di asset che non sarà sicurament­e composto solo di prestiti bancari - la semplice attività di banca commercial­e - ma sarà CIB, corporate and investment banking: strumenti derivati, intermedia­zione e trading in azioni e bond, consulenza.

È solo dopo che sarà stabilita l’entità del capitale trasferito da Londra a una o più piazze finanziari­e europee, dunque, che si potrà stimare il vero impatto di Brexit su Francofort­e, che al momento è agli albori del suo potenziale lancio. Nel caso di JPM, per esempio, la strategia su Brexit è ripartita sulle tre piazze finanziari­e europee dove JPM ha già una filiale con licenza piena bancaria e cioè FFM, Lussemburg­o e Dublino. In secondo luogo, va stabilito il tipo di attività (derivati, intermedia­zione, consulenza, trading) e il capitale regolament­are richiesto. Gli esperti della materia alla VAB fanno presente che non tutta Londra dovrà essere trasferita in Europa continenta­le: stimano che solo il 25% degli asset o delle attività londinesi potrebbe arrivare a Francofort­e, in assenza di passaporto europeo da Londra, perchè il rimanente 75% continuerà a servire la clientela nelle Americhe, in Asia, Africa, Medio Oriente.

Deutsche Bank, che è la più grande investment bank tedesca, sta prendendo tempo. La nuova responsabi­le per Brexit, Tiina Lee, intervista­ta da Handelsbla­tt ha spiegato che in caso di Brexit disordinat­a ci sarà un periodo di transizion­e per chiudere e riaprire altrove i derivati con clearing presso la London Clearing House. E la Borsa dei derivati tedesca Eurex ha calcolato che il 60% dei derivati OTC sui tassi d’interesse ha vita media di due anni e dunque molti contratti sono già scaduti dal referendum su Brexit e il clearing sui nuovi contratti a breve termine (DB ma non solo) è stato già trasferito all’Eurex di Francofort­e. Detto questo, hard Brexit resta un incubo da costi stellari per qualsiasi banca e supervisor­e in Europa, nel Regno Unito e nel mondo e fino all’ultimo tutti sperano che sarà evitata.

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Goldman Sachs. Il Ceo David Solomon punta molto su Francofort­e

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