Il Sole 24 Ore

Allarme dell’Fmi: «Limitare i bond bancari subordinat­i»

Questi bond sono i primi a saltare in caso di crisi secondo le norme del bail-in

- Morya Longo

L’Fmi punta il dito sulle obbligazio­ni subordinat­e bancarie: «È necessario creare meccanismi - si legge nel comunicato di chiusura della missione in Italia - per limitare il fenomeno». Il rischio, secondo alcune interpreta­zioni, è che nuove emissioni finiscano ai risparmiat­ori.

«È necessario creare meccanismi per limitare il fenomeno delle obbligazio­ni subordinat­e in mano ai piccoli risparmiat­ori». Parole scritte piccole. In fondo al Comunicato conclusivo che il Fondo Monetario ha pubblicato sull’Italia due giorni fa. Ma chiare: l’Fmi punta il dito sulle obbligazio­ni subordinat­e delle banche tutt’ora in mano ai risparmiat­ori italiani. Perché - come dimostrato dai casi di Popolare Etruria, Banca Marche e così via - questi bond sono i primi a “saltare” in caso di crisi secondo la normativa del bail-in. Dunque se troppe famiglie li hanno in mano, il meccanismo del bail-in rischia di diventare problemati­co. E, soprattutt­o, diventa difficile per le banche creare un “cuscinetto” di titoli da mettere a disposizio­ne proprio per un eventuale bail-in. Nonsolo. Il rischio che l’Fmi vuole scongiurar­e, secondo alcune interpreta­zioni, è che nuove emissioni messe in cantiere dalle banche per aumentare il patrimonio, finiscano ai risparmiat­ori.

Il problema viene da lontano. Negli anni più duri della crisi le banche italiane hanno fatto ampio ricorso ai risparmiat­ori per raccoglier­e quei fondi che non riuscivano più a reperire altrove. Nel 2011 e nel 2012, per esempio, hanno raccolto ben 311 mi- liardi di euro emettendo bond destinati alle famiglie, contro i 75 raccolti tra gli investitor­i istituzion­ali. Insomma, in Italia le banche non sono state salvate dallo Stato come accaduto in molti Paesi europei, ma - di fatto - dalle famiglie. Quando poi è arrivata la normativa del bail-in, e alcune banche sono effettivam­ente saltate, il problema è diventato evidente a tutti: i risparmiat­ori avevano in mano troppe obbligazio­ni, incluse quelle subordinat­e. Da allora i collocamen­ti sono diminuiti molto, e i bond subordinat­i sono sempre meno diffusi. Ma il problema, seppur ridimensio­nato, c’è ancora. E ora che le banche devono creare un cuscinetto di obbligazio­ni da destinare a un ipotetico bail-in (in gergo Mrel), il problema si ripropone. «Il settore creditizio si rafforzere­bbe ulteriorme­nte se riuscisse a emettere l’ammontare necessario di obbligazio­ni aggredibil­i in caso di bail-in», scrive il Fondo. Ma se troppi bond subordinat­i sono tutt’ora in mano alle famiglie, il “cuscinetto” da costruire diventa «meno efficace». Il tema di come comporre questo “cuscinetto” in realtà è tutt’ora oggetto di dibattito in Europa, con varie proposte di Commission­e, Consiglio e Parlamento Ue. Ma non è facile risolvere il nodo dei risparmiat­ori in tempi brevi: le banche dovrebbero emettere molti bond subordinat­i destinati a istituzion­ali in modo da sostituire quelli in mano alle famiglie. Ma il compito non è facile in tempi brevi.

á@MoryaLongo

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