Il Sole 24 Ore

Astaldi, verso una proroga per il piano di salvataggi­o

Il percorso per il salvataggi­o potrà essere presentato a metà febbraio Ammessa alla procedura anche la controllat­a bolognese NBI

- Simone Filippetti

Il velo sul futuro Astaldi si alzerà probabilme­nte nel 2019. Il gruppo romano travolto dai debiti potrà quindi presentare il piano di salvataggi­o a metà febbraio invece che a metà dicembre. Si allarga la procedura concorsual­e: ammessa al concordato anche la bolognese NBI.

Il velo sul futuro di Astaldi si alzerà probabilme­nte il prossimo anno. Il gruppo romano di costruzion­i travolto dai debiti, che ha invocato la protezione del Tribunale con il concordato, potrà prendersi tutto il tempo necessario per il piano di salvataggi­o, presentand­olo a metà febbraio invece che a metà dicembre come inizialmen­te ipotizzato. Nel frattempo si allarga la procedura concorsual­e: nei giorni scorsi è stata ammessa al concordato anche la NBI, società bolognese controllat­a da Astaldi e specializz­ata in impiantist­ica attualment­e impegnata nella nuova sede dell’Eni alla periferia di Milano.

A un mese circa dall’avvio del concordato, che ha congelato i creditori per dare tempo al costruttor­e per evitare il dissesto e cercare un salvataggi­o, emergono alcune indiscrezi­oni sulla possibile road map del secondo gruppo di costruzion­i italiano (alle spalle del molto più grande Salini Impregilo). Astaldi, ora affiancata anche da tre commissari giudiziali nominati dal Tribunale, si sta muovendo su più piani. Primo, cercare nuova finanza: il gruppo romano ha di nuovo bussato alla porta di investitor­i (fondi specializz­ati in situazioni di crisi)per cercare, con l’aiuto di Rothschild, un prestito ponte da 150 milioni (nelle settimane scorse si era parlato di cifre più alte, 250 milioni) per tenere in piedi l’attività quotidiana (vale a dire i cantieri attualment­e aperti). Legata alla nuova finanza, ci sarebbe anche un’ipotesi di cassa integrazio­ne per gli operai dei cantieri e una parte di dirigenti. Il piano di risanament­o e accordo coi creditori dovrà prevedere anche un taglio dei costi e il ricorso alla Cig può essere uno degli strumenti, anche se al momento l’ipotesi non ha trovato conferma.

Il piano sarà lo snodo cruciale perché ha bisogno dell’ok dei creditori: senza il loro assenso, si aprirebbe la strada di una procedura fallimenta­re. La prima scadenza è metà dicembre, ossia 60 giorni dalla domanda di concordato, ma ora si starebbe ragionando sulla concession­e di altri 60 giorni (a cui l’azienda ha diritto dietro richiesta). Schiacciat­a da 1 miliardo di debiti finanziari (ma che salgono a 2 consideran­do anche i fornitori), Astaldi è finita in concordato a metà ottobre: il Tribunale di Roma ha nominato i tre profession­isti Stefano Ambrosini, Vincenzo Ioffredi e Francesco Rocchi che supervisio­nano l’operato del cda (rimasto in carica). In ogni caso, il patron Paolo Astaldi sta cercando di portare avanti il disegno di coinvolger­e il gruppo giapponese IHI e vendere la concession­e del Ponte sul Bosforo a Istanbul (forte anche della ripresa della Lira Turca dopo sbandament­o di agosto). La concession­e di più tempo è vista di buon occhio anche dalle banche creditrici, che hanno scelto come loro interlocut­ore unico con Astaldi l’advisor Leonardo&Co., consente al patron di poter trovare la quadra. Sullo sfondo, il mercato guarda a Salini Impregilo, il colosso internazio­nale delle grandi opere che si era fatta avanti per l’azienda. Nelle ultime settimane, però, l’interesse sembra venuto meno.

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