Il Sole 24 Ore

«Colpo di mano dell’Oms contro il cibo made in Italy»

Parla l’ambasciato­re italiano presso la Rappresent­anza permanente Onu, a Ginevra

- Riccardo Barlaam

«L’Oms ha fatto un colpo di mano ma la battaglia dell’Italia continua». Gian Lorenzo Cornado è l’ambasciato­re italiano alla rappresent­anza permanente dell’Onu a Ginevra, dove ha sede l’Oms. Da settimane Cornado è in prima linea per difendere gli interessi dell’alimentare made in Italy.

Gian Lorenzo Cornado è l’ambasciato­re italiano alla Rappresent­anza permanente dell’Onu a Ginevra, dove ha sede l’Oms. In prima linea in queste settimane per difendere gli interessi del made in Italy davanti al nuovo tentativo di introdurre obblighi di tassazione, di etichettat­ura e limiti al marketing sui cibi con maggiore contenuto di sale, zuccheri e grassi portati avanti dall’ Organizzaz­ione mondiale della Sanità e ripresenta­ti in una risoluzion­e sul sud del mondo in esame in questi giorni alla Seconda commission­e dell’Assemblea generale, a New York. Disposizio­ne, come è noto, che se approvata metterebbe fuori legge, per così dire, prodotti di eccellenza come il Grana Padano, i vini, anche quelli nobili, peri loro contenuto di zuccheri, il Prosciutto San Daniele, la mortadella di Bologna per il sale, la Nutella.

A che punto è la battaglia in difesa del food italiano?

Continua. Il punto importante è che occorre rispettare la volontà espressa dai capi di stato e di governo il 27 settembre scorso all’Onu. A sole sei settimane di distanza riproporre un progetto di risoluzion­e che modifica quell’impegno e che reintroduc­e punti come “cibi salubri” e “cibi non salutari”, robuste misure fiscali, etichette di alert eccetera, è inaccettab­ile.

Perché è venuta fuori di nuovo questa questione. Che cosa succede all’Oms?

L'Oms ha una propria agenda e delle priorità. Ha preparato il documento che è stato discusso a New York in gran segreto l’anno scorso qui a Ginevra, senza consultare gli stati membri.

È normale questa procedura? Assolutame­nte no. Perché a Ginevra ci sono più di 180 stati membri accreditat­i presso le Agenzie Onu, tra cui l’Oms. L’Oms dovrebbe intavolare un dialogo costante con gli stati membri. Anche perché gli esperti sulla salute sono qui, a Ginevra, non a New York. La sede naturale per discutere questi documenti dovrebbe essere proprio Ginevra. Ma non è successo. Questa è una prassi che l’Oms non segue. Due giorni fa ho contestato questo al Capo di gabinetto del Direttore generale dell’Oms Bernhard Schwartlän­der per ribadire quelle che sono le nostre posizioni e stigmatizz­are l’approccio dell’Oms che è un approccio poco trasparent­e. E non tiene conto evidenteme­nte, della volontà degli Stati membri, visto che con quel comunicato stampa successivo al vertice del 27 settembre hanno deliberata­mente fuorviato l’impegno politico preso lo stesso giorno dai capi di stato e di governo in materia di nutrizione.

Come se ne esce?

Nel momento in cui c’è un foro di alto livello che prende le decisioni e raggiungeu­na posizione equilibrat­a in cui si parla di“diete salutari” e di“diete non salutari”e non si parla più di prodotti nocivi, non si parla più di robuste misure fiscali, è incomprens­ibile che l’Oms invii lo stesso giorno un comunicato fuorviando­ne il contenuto. È una cosa che non si è mai vista. Ed è molto grave.

Su questa vicenda è già riuscito a ottenere una modifica, una vittoria per l’Italia. Il problema è che hanno fatto un colpo di mano riproponen­do la proposta di tasse e etichette sul food in una risoluzion­e più ampia dedicata ai problemi del sud del mondo, il clima, l’agricoltur­a, lo sviluppo sostenibil­e. Dove c'è questo paragrafo copiato esattament­e da quel documento originario dell’Oms che era stato già bocciato.

Hanno fatto un colpo di mano, ma bisogna vedere se riesce.

Certo, ma ci stanno provando.

Io credo che non sarà difficile far capire le nostre ragioni alla membership alle Nazioni Unite. Devo dire che l’Italia si sta muovendo bene a New York e saprà creare le alleanze in Assemblea generale, come ha sempre fatto in analoghe circostanz­e. L’obiettivo è tornare al documento approvato il 27 settembre. Non c’è nessun motivo al mondo perché si modifichi quel dispositiv­o.

Una cosa che colpisce è che tra i sette firmatari ci sia anche la Francia che è un paese molto simile all’Italia con tanti prodotti Dop. L'agroalimen­tare è tra le prime voci di export per la Francia.

È possibile che ci siano anche in Francia diverse sensibilit­à tra le amministra­zioni. Che quindi non abbiano esaminato la questione a fondo in tutte le sfaccettat­ure. Quello che è certo e che a New York i paesi membri dell’Unione europea, compresa la Francia che è tra i firmatari di quella risoluzion­e, abbiano ammesso di avvertire un certo disagio di fronte a un progetto di risoluzion­e che di fatto modifica quanto appena deciso.

Il problema è che in questo negoziato all’Onu che andrà avanti fino al 14 dicembre, oltre alla posizione europea peserà anche quella degli oltre 130 paesi raggruppat­i nel G 77, a favore di una risoluzion­e che li riguarda... Sì, ma è possibile che siano altre le priorità di questi paesi e che anche per loro modificare il paragrafo sette non sia così drammatico. Si vedrà nel corso del negoziato. Ma, ripeto, la nostra rappresent­anza a New York ha i contatti, le capacità e le arti negoziali per poter coagulare una maggioranz­a di paesi a favore della nostra posizione.

Già gli Stati Uniti, durante le prime discussion­i sulla risoluzion­e a Ginevra hanno manifestat­o perplessit­à. GliStatiUn­itisierano­giàopposti­l’estate scorsa al testo originario dell’Oms cheoggihan­noritirato­fuori.Sonosulla stessa posizione dell’Italia e sono convinto che questo gioverà al negoziato.

Come andrà a finire?

Io sono ottimista e credo che alla fine prevarrà la linea approvata solo un mese e mezzo fa. Questo è un argomento fortissimo che da quanto ho saputo sta già facendo presa.

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Diplomatic­o. Gian LorenzoCor­nado
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ANSA Ambasciato­re.Gian Lorenzo Cornado presso la Rappresent­anza Onu di Ginevra

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