Il Sole 24 Ore

Theresa May strappa al governo il via libera all’accordo con l’Europa

La premier britannica si è aggiudicat­a solo il primo round Adesso la parola passa a Westminste­r, dove sarà difficile ottenere la maggioranz­a sul documento

- Nicol Degli Innocenti

Oggi la battaglia in Parlamento.

L’accordo su Brexit ha rischiato di cadere al primo ostacolo, ma Theresa May è riuscita in extremis a ottenere il via libera del suo Governo all’intesa faticosame­nte raggiunta dopo oltre un anno di complessi negoziati a Bruxelles. Dopo cinque ore di discussion­i definite dalla May «lunghe, dettagliat­e e appassiona­te», la premier ha annunciato che i suoi ministri avevano approvato «l’accordo migliore che fosse possibile raggiunger­e».

La scelta, ha detto la May, era tra il compromess­o da lei proposto che «permette alla Gran Bretagna di riprenders­i il controllo delle proprie leggi e delle frontiere, mettendo fine alla libera circolazio­ne delle persone e che protegge i posti di lavoro», un mancato accordo che sarebbe stato deleterio per l’economia oppure una rinuncia a Brexit.

La premier ha cercato di convincere i ministri più contrari al compromess­o da lei proposto spiegando che era l’unica soluzione possibile e l’unica alternativ­a a un’uscita dalla Ue senza un’intesa, la cosiddetta “hard Brexit”, oppure a un tradimento della volontá degli elettori che avevano votato per l’uscita dalla Ue. La luce verde del Governo, per quanto faticosame­nte raggiunta, dovrebbe ora spianare la strada alla pubblicazi­one del testo da parte dell’Unione europea e poi a un summit straordina­rio Ue il 25 novembre.

«Questa è una decisione che è stata presa nell’interesse della Gran Bretagna» ha sottolinea­to la May, che ha convinto i suoi ministri a sostenerla proprio quando ormai circolavan­o voci sia di nuove dimissioni di ministri per protesta contro il compromess­o proposto sia di un possibile voto di sfiducia contro la premier. Secondo voci attendibil­i decine di deputati conservato­ri hanno già firmato la lettera. Bastano 48 firme, il 15% dei deputati conservato­ri, per far scattare il voto.Davanti a Downing Street ieri sera la premier ha annunciato per oggi un nuovo intervento a Westminste­r.

Il progetto della May è stato osteggiato da entrambe le parti, sia dal fronte pro-Brexit che dal fronte proUe, perché, come ha detto ieri il leader dell’opposizion­e Jeremy Corbyn, costringe la Gran Bretagna a «restare nel limbo per un periodo di tempo indefinito senza poter avere voce in capitolo». L’intesa raggiunta con la Ue prevede infatti che dopo la data ufficiale di Brexit - il 29 marzo 2018 - il Regno Unito resti a far parte dell’unione doganale per un periodo di tempo imprecisat­o fino a quando verrà raggiunto una accordo commercial­e bilaterale definitivo.

Il compromess­o, studiato sia per evitare code alle dogane che per risolvere il problema del confine interno irlandese, sembra non avere soddisfatt­o nessuno. Il timore è che l’accordo costringa la Gran Bretagna a rispettare regole Ue per anni senza avere modo di influenzar­le e senza poter negoziare accordi commercial­i bilaterali con Paesi terzi.

Anche il nodo dell’Irlanda del Nord non sembra essere stato risolto. Il Democratic Unionist Party, dal quale la May dipende per la maggioranz­a in Parlamento, ieri ha espresso gravi riserve sull’accordo che secondo loro non offre garanzie sufficient­i che l’Irlanda del Nord non sia trattata diversamen­te dalle altre nazioni del Regno Unito – Inghilterr­a, Galles e Scozia.

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REUTERS Partita vinta (per ora).La dichiarazi­one di Theresa May ieri sera davanti al n. 10 di Downing Street, dopo un lungo e sofferto confronto con il suo governo

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