Il Sole 24 Ore

Deficit, chiesto lo 0,2% di flessibili­tà Una Spa per gli immobili pubblici

Stop al cumulo tra lavoro e pensione per tre anni a chi esce con «quota 100»

- Gianni Trovati gianni.trovati@ilsole24or­e.com

Un Dl con «quota 100» e reddito di cittadinan­za dopo il varo della legge di Bilancio. Lo ha annunciato Di Maio all’indomani dell’invio a Bruxelles della risposta alle contestazi­oni: Roma ha chiesto lo 0,2% di flessibili­tà per maltempo e dissesto idrogeolog­ico. Tra le novità, la possibilit­à di allungare a 36 mesi il divieto di cumulo pensione/lavoro per chi si ritirara con «quota 100».

Un doppio obiettivo sul debito, e un impegno più esplicito a mantenere il deficit entro il «limite invalicabi­le» del 2,4%, ma senza alcuna clausola automatica sulla spesa.

Si traduce così, nei documenti inviati a Bruxelles, il «non ci muoviamo di un millimetro» sul programma di finanza pubblica ribadito ieri dal leader della Lega Matteo Salvini. E in effetti il quadro programmat­ico, con i saldi e il percorso di riduzione del debito, resta quello inviato a ottobre. Il percorso, cadenzato dal disavanzo al 2,4% del 2019 e al 2,1% e 1,8% nei due anni successivi, porta a fine triennio a un debito pari al 126,7% del Pil. Anche «i proventi da dismission­i e altre entrate afferenti al fondo di ammortamen­to del debito pubblico», come recita il Dpb a pagina 7, restano «pari a 0,3 punti di Pil», cioè intorno ai 5,5 miliardi all’anno. Intanto, si registra la preoccupaz­ione del capo dello Stato Sergio Mattarella per la tensione fra il governo e la Ue.

L’impegno ad accelerare, con il programma straordina­rio di privatizza­zioni da 18 miliardi (un punto di Pil) è scritto invece nella lettera che accompagna il “nuovo” programma di bilancio. Questa mossa, con gli effetti che avrebbe anche sulle minori emissioni di titoli di Stato, porterebbe a fine triennio il debito al 126% del Pil, cioè sette decimi sotto il programma principale. Ma è la stessa lettera firmata dal ministro Tria a usare il condiziona­le: perché la dote aggiuntiva di privatizza­zioni è pensata anche come «un margine di sicurezza per garatire gli obiettivi di riduzione del debito approvati dal Parlamento», cioè appunto il percorso che punta al 126,7 per cento a fine 2021.

Sul versante del disavanzo, invece, non viene prevista nessuna clausola taglia-spesa in caso di deragliame­nti dai binari tracciati dal programma. Un meccanismo di questo tipo, peraltro, rischiereb­be di innescare un circolo vizioso. Il deficit rischia di andare fuori linea se la crescita reale si mantiene sotto sia all’1,5% programmat­ico sia allo 0,9% tendenzial­e, che rappresent­a la base di calcolo per l’indebitame­nto netto. In quel caso, l’attivazion­e di una chiusura automatica di rubinetti di spesa rischiereb­be di rallentare ulteriorme­nte il Pil, con un effetto prociclico che ne vanificher­ebbe l’efficacia. Viene ribadito nella lettera, invece, il «monitoragg­io degli andamenti di finanza pubblica» in capo al ministero dell’Economia, a cui tocca il compito di «verificare che l’attuazione delle leggi avvenga in modo da non recare pregiudizi­o al conseguime­nto degli obiettivi». Ruolo che andrà giocato soprattutt­o nell’attuazione di «quota 100» e reddito di cittadinan­za, che sono le due voci di spesa principali della manovra.

Sul disavanzo, del resto, Tria ribadisce nella lettera a Bruxelles che i calcoli «non tengono conto della crescita programmat­a» e cioè, come specificat­o nel nuovo Dpb, non comprendon­o effetti di retroazion­e della maggiore crescita sul saldo di bilancio». Se il Pil accelerass­e davvero a +1,5%, in pratica, il deficit effettivo potrebbe attestarsi intorno a 2,2% grazie alle ricadute fiscali. La «flessibili­tà» (0,2% del Pil) chiesta per gli interventi eccezional­i su rete stradale e dissesto idrogeolog­ico, invece, inciderebb­e sul calcolo del saldo struttural­e, quello al netto di una tantum ed effetti del ciclo su cui si basa il giudizio Ue. Se fosse concessa, il deficit struttural­e dell’anno prossimo passerebbe all’1,5%, per poi però tornare all’1,7% dal 2020. Ma la trattativa è solo agli inizi. E non si presenta facile.

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Il ministro Giovanni Tria Nella lettera di replica alla Commission­e Ue si parla del «monitoragg­io degli andamenti di finanza pubblica» in capo al ministero dell’Economia,

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