Olanda e Austria: «Ora infrazione Ue contro l’Italia»
Il 21 novembre il rapporto della Commissione Ue sull’indebitamento
L’establishment comunitario ha accolto tra le critiche esplicite degli uni e il silenzio ambiguo degli altri la decisione italiana di lasciare sostanzialmente inalterata la Finanziaria del 2019, così come aveva chiesto a suo tempo la Commissione europea. Un giudizio definitivo sul bilancio per l’anno prossimo è atteso il 21 novembre, quando Bruxelles dovrebbe anche presentare un rapporto sull’evoluzione dell’indebitamento, propedeutico all’apertura di una procedura per debito eccessivo.
Mentre l’esecutivo comunitario ha rilasciato ieri un commento di prammatica, critiche sono giunte dal ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra che in una dichiarazione ha detto: «Poco sorprendente ma molto deludente che l’Italia non abbia rivisto il suo piano di bilancio. Le finanze pubbliche italiane sono sbilanciate (…) Questo budget è una violazione del Patto di stabilità. Sono profondamente preoccupato. Ora sta alla Commissione europea fare i passi successivi».
Già martedì sera il ministro delle Finanze austriaco Hartwig Loeger aveva minacciato «contraccolpi» nel caso l’Italia non mettesse in ordine il proprio bilancio. «Un deficit triplicato rispetto al precedente progetto del governo semplicemente non può essere accettato. Spero che anche il governo italiano si renda conto che il nuovo debito non può essere la soluzione. In caso contrario, mi aspetto che la Commissione mantenga la sua politica ferma e rigorosa e prenda le necessarie misure successive».
In due recenti riunioni ministeriali in ottobre e poi in novembre, l’Italia è risultata isolata rispetto agli altri paesi della zona euro. I partner europei hanno chiesto più volte al governo Conte di rivedere il suo bilancio che prevede per il 2019 un deficit del 2,4% del Pil, rispetto a un impegno precedente di un disavanzo dello 0,8% del Pil. Lo sguardo corre al 21 novembre quando la Commissione europea deve pubblicare le sue opinioni di bilancio.
Quella sulla Finanziaria italiana sarà negativa. I piccoli cambiamenti presentati dal governo Conte martedì non sono probabilmente sufficienti a cambiare le carte in tavola. La decisione di portare all’1% del Pil i ricavi da privatizzazioni è positivo, ma Bruxelles tende a reagire cautamente perché le stime di questo tipo sono soggette a notevole incertezza. L’impegno del Tesoro a non superare un deficit del 2,4% del Pil conferma la violazione del Patto, e non può di per sé essere ritenuto rassicurante.
Le regole di bilancio prevedono che spese emergenziali non vengono prese in conto nel calcolo dell’aggiustamento del deficit strutturale. In questo senso, sempre secondo quanto raccolto a Bruxelles, è probabilmente accettabile la richiesta italiana di considerare una tantum le spese dovute al maltempo (pari allo 0,2% del Pil). Bisogna precisare tuttavia che la concessione della flessibilità prevede un controllo di massima ex ante da parte della Commissione, e poi una valutazione definitiva ex post.
Il 21 novembre Bruxelles dovrebbe anche pubblicare un rapporto sul debito italiano ex articolo 126/3 dei Trattati poiché, agli occhi della Commissione, la Finanziaria per il 2019 rimette in discussione l’iter di risanamento dei conti pubblici concordato a suo tempo. La relazione è propedeutica all’apertura di una procedura per debito eccessivo. Prima di una raccomandazione in tal senso al Consiglio da parte della Commissione i paesi hanno due settimane di tempo per fare una loro valutazione tecnica.