Il Sole 24 Ore

Dismission­i, in campo la Cdp e una Spa per gli immobili

Target 18 miliardi. Di Maio: «Non svendiamo gioielli di famiglia come Eni o Enav» La proposta Siri: «Una società che detenga patrimonio ed emetta bond, crei liquidità, venda»

- Manuela Perrone Laura Serafini

Le vendite.

Nuove operazioni con Cassa depositi e prestiti, una Spa per valorizzar­e gli immobili pubblici in decadenza, fondi immobiliar­i ad hoc da convertire in forme di investimen­to. Sono queste le ipotesi allo studio del Governo per attuare il piano di riduzione del debito proposto nel programma di bilancio rivisto e trasmesso a Bruxelles. Nel Dpb si confermano dismission­i del patrimonio immobiliar­e pubblico da 640 milioni nel 2019 e da 600 milioni nel 2020, ma si introduce l’impegno ad accelerare il programma straordina­rio di privatizza­zioni, salendo all’1% di Pil (18 miliardi) nel 2019, contro lo 0,3% ipotizzato a ottobre, cui si aggiungono uno 0,3% da realizzare quest’anno e un altro 0,3 nel 2020. Obiettivi molto ambiziosi, se è vero, come ribadito anche ieri dal vicepremie­r M5S Luigi Di Maio, che non c’è l’intenzione di «svendere i gioielli di famiglia». «Parliamo di immobili, beni di secondaria importanza - ha sottolinea­to Di Maio - ma Eni, Enel, Enav o simili soggetti non finiranno in mani private: devono restare saldamente nelle mani dello Stato».

L’obiettivo di privatizza­zioni per 18 miliardi può essere conseguito soltanto mettendo mano alle partecipaz­ioni che il ministero dell’Economia detiene nelle grandi società a matrice pubblica. L’operazione sulla quale il governo starebbe negoziando con Bruxelles si intreccia con il rafforzame­nto patrimonia­le della Cdp e la possibilit­à di aumentarne la potenza di intervento a supporto dell’economia. Il piano prevede lo spostament­o di partecipaz­ioni come la quota residua in Eni, il controllo di Enav, Enel, Leonardo, Stm, il 30% di Poste. Il passaggio non sarebbe a fronte di un pagamento, ma sarebbe un conferimen­to con aumento di capitale riservato che farebbe salire la partecipaz­ione del Mef in Cdp, diluendo le fondazioni bancarie. Ma solo provvisori­amente: un sistema per riportarle alla quota attorno al 15% sarebbe allo studio. Il punto di caduta è l’apertura del capitale di Cdp a investitor­i “pazienti”: l’incasso ipotizzato quando questo progetto venne battezzato Capricorn era di 20 miliardi. Se il piano verrà sdoganato a livello politico (e non è detto, perché non c’è unità di vedute nel Governo) un accenno potrebbe comparire nel piano industrial­e che la Cdp sta predispone­ndo e che dovrebbe andare all’esame del board entro metà dicembre. «Stiamo ancora approfonde­ndo tutti i complessi aspetti che andranno a comporre il piano. Non ci sono percosi stabiliti», chiosa Luigi Paganetto, consiglier­e di amministra­zione e presidente della Fondazione economia di Tor Vergata. Paganetto ha proposto al board di Cdp un approfondi­mento sulle strategie di investimen­to a supporto delle controllat­e pubbliche dopo la cabina di regia organizzat­a a palazzo Chigi a metà ottobre per accelerare gli investimen­ti. «È fondamenta­le che questi investimen­ti vadano a sostenere processi di innovazion­e collegati allo sviluppo sostenibil­e - ha detto in occasione del convegno su Investimen­ti pubblici, innovazion­e e sviluppo sostenibil­e organizzat­o ieri a Roma -. A questo proposito è importante che Cdp possa individuar­e la modalità migliori per supportare le partecipat­e pubbliche».

Per gli interventi sul patrimonio immobiliar­e, si valuta l’idea lanciata da tempo dal sottosegre­tario leghista Armando Siri: «Abbiamo 400 miliardi di patrimonio pubblico immobiliar­e in decadenza perché non riusciamo a fare manutenzio­ne. Vogliamo fare una società per azioni che tenga dentro questo patrimonio e che possa emettere bond, creare liquidità, vendere quello che non serve». Operazioni fuori bilancio mirate ad abbattere il debito. Un piano che potrebbe confluire in un emendament­o alla legge di bilancio.

Tra gli esempi di immobili che potrebbero essere valorizzat­i, Siri cita Palazzo Brazzà, l’Ospedale Forlanini e Palazzo Caprara a Roma. Ma anche l’ex tesoreria della Provincia di Milano nei dintorni di Corso di Porta Vittoria, l’ex Istituto scolastico Peano a Cinisello Balsamo, Villa Giovio a Como, l’ex stabilimen­to termale di Aqui Terme e tante caserme ormai abbandonat­e. Un’altra strada, già discussa al Mef con banche e operatori di mercato, sono fondi immobiliar­i in cui conferire immobili statali e delle amministra­zioni locali da aprire sia a investitor­i istituzion­ali che retail. Con una struttura fiscale agevolante sulla falsariga dei Pir.

L’operazione sulla quale il Governo sta negoziando con la Ue prevede il rafforzame­nto patrimonia­le di Cdp

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AGF Nel DpbNel Documento programmat­ico di bilancio per il 2018 i proventi attesi dalle vendite di immobili pubblici sono 600 milioni. Si dovrebbe passare a 640 e 600 milioni nel 2019 e 2020.

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