Il Sole 24 Ore

Stop di tre anni al cumulo redditi per chi «esce» con quota 100

Previdenza. Di Maio annuncia il decreto su pensioni e reddito di cittadinan­za, resta l’opzione emendament­i alla manovra. Ape social prorogata per il 2019

- Davide Colombo Marco Rogari

Un decreto legge con “quota 100” e reddito di cittadinan­za subito dopo l’approvazio­ne parlamenta­re della legge di Bilancio. A indicare con decisione la tabella di marcia per il «superament­o della legge Fornero» è nuovamente il vicepremie­r Luigi Di Maio che cerca di spazzare via i dubbi scaturiti dal restyling del Documento programmat­ico di bilancio inviato ieri notte a Bruxelles. Nel DpB l’efficacia immediata delle misure su previdenza e lotta alla povertà che era prevista dal primo testo recapitato alla Commission­e Ue è diventato ora «da definire con legge collegata». Ma Di Maio assicura: «Non c’è slittament­o, collegato o calende greche, la soluzione ce l’ho pronta», un Dl per far decollare le due misure rispettiva­mente a febbraio e marzo. Anche se ancora ieri nelle riunioni tecniche restava aperta l’ipotesi di far confluire il pacchetto pensioni e il reddito di cittadinan­za in altrettant­i emendament­i al Ddl di Bilancio da presentare nei prossimi giorni alla Camera. Con qualche novità almeno sul fronte previdenzi­ale. A cominciare dalla possibilit­à di allungare fino a 36 mesi il divieto di cumulo pensione/lavoro per chi scegliesse di ritirarsi dall’anno prossimo con “quota 100”.

La nuova anzianità (62 anni e 38 di contributi) avrebbe requisiti fissi, ovvero non agganciati agli adeguament­i automatici alla speranza di vita, uno stabilizza­tore della spesa che a questo punto rimane solo per il requisito di vecchiaia (dall’anno prossimo e per tre anni a 67 anni). Per arrivare a “quota 100” le lavoratric­i con almeno due figli potranno poi contare su un bonus di contributi aggiuntivi (si parla di sei mesi), mentre per le altre lavoratric­i è confermato l’allungamen­to di “opzione donna”.

Viene prorogata fino a fine 2019, quindi di un altro anno, anche l’Ape sociale, ovvero il prestito-ponte finanziato dallo Stato per consentire il pensioname­nto a lavoratori in condizioni di disagio ai quali mancano solo 3 anni al raggiungim­ento dei requisiti. La scelta è stata fatta alla luce degli ultimi dati sull’utilizzo di questo ammortizza­tore di ultima istanza: a fronte del miliardo e 800 milioni disponibil­i ne sono stati utilizzati solo 600. «Abbiamo scelto di mantenere questo strumento perché utile per particolar­i categorie e complement­are a quota 100 - ha spiegato il sottosegre­tario al Lavoro, Claudio Durigon -. Al termine del prossimo anno vedremo quali scelte fare». Su “quota 100”, ha poi aggiunto Durigon, i calcoli che si stanno facendo al ministero dimostrano «che chi non ci sarà alcuna perdita bensì un guadagno nell’arco della durata complessiv­a del pensioname­nto perché contano anche gli anni in più di assegni percepiti da chi si ritira prima».

Le misure sulle pensioni sono pronte, definite e “pesate” in sede tecnica da Inps, hanno fatto sapere fonti vicine al dossier, precisando che per il momento si ipotizza il ritorno dello schema di indicizzaz­ione all’inflazione su tre scaglioni (legge 388/2000), salvo modificarl­o poi nell’eventuale decreto post-manovra. Anche il pacchetto per il reddito e pensioni di cittadinan­za sarebbe definito, tanto è vero che i tecnici del governo considerav­ano ieri molto probabile la chiusura del dossier entro il fine settimana.

Resta infine da sciogliere il nodo del contributo di solidariet­à per le “pensioni d’oro”. Le ipotesi al vaglio non sono cambiate. Quella più gettonata prevede un prelievo quinquenna­le facendo leva su 5 distinte aliquote: si partirebbe da 8-10% per gli assegni fino al 130mila euro lordi l’anno; 12-14% fino a 200mila; 1416% fino a 350mila; 16-18% fino a 500mila e 20% secco oltre il mezzo milione. Il prelievo non scatterebb­e invece per le pensioni prevalente­mente contributi­ve anche se si starebbe valutando una ulteriore opzione per colpire indistinta­mente tutti i trattament­i elevati ma solo con quattro aliquote. Pare ormai quasi certo che il contributo di solidariet­à non entrerà in legge di Bilancio. A questo punto i veicoli legislativ­i più probabili restano quelli del disegno di legge collegato, insieme ad altre misure come l’adeguament­o dei fondi bilaterali per il co-finanziame­nto di “quota 100”, oppure del decreto annunciato da Di Maio.

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