Bcc a metà del guado, pochi istituti credono alla contro-riforma
Cassa centrale banca ha già avviato il ciclo di assemblee, Iccrea è pronta a partire
Il sistema del credito cooperativo al momento resta alla finestra e cerca di capire quale potrà essere l’epilogo della vicenda. In verità anche chi, tra le numerose banche del settore, spera in un varco per sfuggire a una riforma mai digerita non si fa illusioni. Opinione diffusa è che la politica stia cercando in qualche modo di dimostrare di poter mantenere gli impegni presi con una certa parte del territorio, soprattutto Alto Adige e Toscana, ma che alla fine tutto sia ricondotto a una correzione poco efficace. L’abolizione dell’obbligo di adesione, in ogni caso, coglie in contropiede i due maggiori gruppi in via di costituzione. Cassa centrale banca, il gruppo che ha sede a Trento, ha già avviato il ciclo di assemblee per la modifica dello statuto e il processo di adesione: 27 banche su 87 hanno già tenuto i meeting, le altre avevano previsto di completare l’iter entro la fine del mese. Iccrea, la capogruppo con sede a Roma, è in procinto di avviare la sessione: le assemblee sono previste a dicembre, entro la prima metà del mese.
L’introduzione della facoltà di adesione non implica di per sè che le Bcc scelgano di non aderire. Se la norma resta invariata, potrebbero comunque decidere di andare avanti, anche perchè i passi compiuti e i fondi spesi per avviare la costituzione dei gruppi sono stati ingenti. Sono state avviate procedure per mettere a fattor comune e affidare al coordinamento delle capogruppo molte funzioni, sono stati avviati processi per la cartolarizzazione di crediti deteriorati con operazioni consortili; nel caso di Ccb le banche hanno sostenuto l’aumento di capitale della capogruppo. Nel caso di Iccrea potrebbe aprirsi un vulnus alla stabilità del sistema non irrilevante: ci sono almeno 15 banche molte vicine alla necessità di un commissariamento. Sulle modalità di gestione del risanamento o salvataggio di quei casi il dibattito interno al gruppo era stato nei giorni scorsi acceso, senza trovare una soluzione consensuale. Il rischio è che le autorità di vigilanza possano essere costrette a intervenire con procedure di liquidazione atomistica. Dalla sera alla mattina la banca sarebbe chiusa, con tanti saluti ai risparmi dei clienti. Ci sono alcune banche, in ogni caso, che stanno valutando come avvalersi dell’opportunità di non aderire, qualora gli emendamenti venissero confermati. Ad esempio, indire un’assemblea con la modifica dello statuto e la previsione di una clausola di salvaguardia che consideri nulla la deliberazione qualora l’adesione facoltativa diventasse legge.
Il ridimensionamento della riforma della riforma potrebbe essere ricondotta alla possibilità per le banche dell’Alto Adige di avvalersi - al posto della costituzione dei gruppi - degli Ips, i fondo di tutela istituzionali adottati in Germania. Ma questo apre al rischio di una incostituzionalità della norma. Lo scenario resta comunque aperto. La Banca d’Italia probabilmente non resterà indifferente. La sua posizione rispetto alla necessità di andare avanti con la riforma era stata espressa in maniera netta più volte nei mesi scorsi. I sistemi di tutela istituzionale erano stati giudicati non sufficienti da via Nazionale per fare fronte ai problemi del settore ed eventuali situazioni di emergenza. Oltre al governatore Ignazio Visco, anche la Bce e, da ultimo il Fmi, hanno più volte spinto a portare a termine la costituzione dei gruppi. Nei mesi scorsi, quando il governo appena insediato aveva modificato il decreto con il Milleproroghe, l’intero sistema del credito cooperativo (sia Iccrea che Cassa Centrale che gli altoatesini) avevano chiesto, in una inedita dichiarazione congiunta, di non alterare i pilastri del provvedimento, ormai avviato.