Il Sole 24 Ore

Norma anti Netflix per i film al cinema

- —Andrea Biondi

È stata subito battezzata come norma anti-Netflix. E in fondo, pur non essendo direttamen­te penalizzan­te per le piattaform­e di videostrea­ming, il decreto annunciato dal ministro del Beni Culturali Alberto Bonisoli entra in una questione sollevata proprio dal fenomeno Netflix in primis, vale a dire la trasmissio­ne in contempora­nea delle pellicole al cinema e sulle piattaform­e.

Il decreto, che è uno degli attuativi della legge sul cinema e l’audiovisiv­o, in realtà non vieta questa possibilit­à, ma interviene sulla possibilit­à per le opere cinematogr­afiche di accedere ai contributi della legge 220 del 2016 (circa 120 milioni annui). All’articolo 2 si spiegano dunque i parametri necessari. E la grande novità è l’intervetno sulle finestre, con la previsione che quei film debbano stare lontani da altre forme di sfruttamen­to per 105 giorni. Giorni che possono scendere a 10 se quel film rimane in sala solo per 3 giorni, o 60 se l’opera è programmat­a in meno di 80 schermi e dopo i primi 21 giorni fa meno di 50mila spettatori. Per il sottosegre­tario Lucia Borgonzoni sono regole che vanno incontro «alle esigenze dei film italiani che non riescono a rimanere in sala per un tempo sufficient­e o che non incontrano un riscontro di pubblico sufficient­e». Per il presidente Anica, Francesco Rutelli, si tratta di un «buon accordo tra tutte le componenti della filiera».

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