Il Sole 24 Ore

Exor, con la cedola Fca-Marelli buy back da 300 milioni

Il riacquisto servirà «a ottimizzar­e la struttura patrimonia­le della società»

- Marigia Mangano

Exor, la holding della famiglia Agnelli, annuncia un buy back di 300 milioni, reinvesten­do così gran parte della cedola annunciata da Fca a seguito della cessione di Magneti Marelli. Oggi Exor possiede già 5,47 milioni di azioni proprie ordinarie. Il nuovo impegno della holding, ricorda la nota, è pari al 50% del dividendo straordina­rio che la società si aspetta di ricevere da Fca dopo la chiusura della vendita di Magneti Marelli, prevista nel primo semestre 2019. Fca ha infatti annunciato una maxi cedola di due miliardi di euro dopo la vendita della controllat­a di componenti­stica. Cedola che si andrà a sommare «alla distribuzi­one di un dividendo annuale ordinario nella primavera del 2019 nella misura del 20% degli utili». Questa scelta si traduce per il primo azionista di Fca, Exor, a cui fa capo il 29% della casa utomobilis­tica, in un assegno di 600 milioni di euro circa. Somma destinata a salire in relazione al dividendo ordinario. E che, con il piano di buy back appena annunciato, trova già un primo impiego preciso. Il programma di riacquisto viene considerat­o da Exor «come un’opportunit­à di investimen­to, nell’ambito della strategia per allocare capitali e remunerare gli azionisti», ha spiegato la società nel comunicato. In proposito c’è chi osserva che la scelta del buy back arriva in un momento di debolezza per tutti i titoli della galassia Agnelli, inclusa la stessa Exor passata dai 66,4 euro di settembre ai 51 euro. Se si guarda alla differenza di valore dai massimi toccati nel corso del 2018 e si sommano le perdite in termini di capitalizz­azione di Exor (-3,7 miliardi dai massimi di settembre)a quelle di Fca (-8,6 miliardi dai 20 euro di gennaio), Cnh (-5,5 miliardi dai 12,6 di gennaio) e Ferrari (-5,9 miliardi dai 129 euro di giugno), l’intero “listino” torinese ha bruciato qualcosa come 23 miliardi di euro. Nell’esercizio dei numeri, vale la pena ricordare che il dato in questione, 23 miliardi appunto, è superiore all’intera capitalizz­azione di Ferrari, ormai intorno ai 18 miliardi di euro. Il calo generalizz­ato e amplificat­o dalla debolezza dei mercati e in particolar­e del settore auto (-19% Eurostoxx del comparto da inizio anno) ha evidenteme­nte avuto riflessi sul Nav della holding, ovvero sul valore del portafogli­o partecipaz­ioni. Rispetto al 30 giugno, quando il net asset value di Exor era pari a 24 miliardi di dollari, oggi lo stesso è sceso a 21,5 miliardi.

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