Il Sole 24 Ore

Banche piccole nell’hi-tech grazie ai consorzi

Cedacri: stiamo lavorando con i nostri clienti per il futuro al digitale

- Monica D’Ascenzo

La massa critica e gli investimen­ti non sono un problema per le banche medie e piccole italiane. Ne sono certi i vertici delle società italiane, come Cse e Cedacri, che forniscono servizi e tecnologia al sistema bancario. Il tema era stato sollevato nei giorni scorsi da uno studio di Oliver Wyman pubblicato dal Sole 24 Ore. «È vero che le banche di piccole e medie dimensioni avrebbero difficoltà ad essere competitiv­e sul fronte dell’innovazion­e, se ognuna di esse dovesse in autonomia effettuare gli investimen­ti richiesti dal mercato. Ciò è invece possibile utilizzand­o i servizi di un “outsourcer” come Cse, che realizza economie di scala fornendo servizi a molte banche che nell’insieme creano una massa critica simile a quella dei grandi gruppi bancari. Cse utilizza tecnologie innovative e fornisce servizi ad ogni tipologia di banca con un costo unitario di servizio estremamen­te competitiv­o; gli investimen­ti annui, in innovazion­e, ammontano a 40/50 milioni di euro» sottolinea Vittorio Lombardi, amministra­tore delegato di Consorzio Servizi Bancari (Cse), gruppo che conta 160 clienti, 180 miliardi di euro di volumi intermedia­ti, oltre 3 milioni di utenti di canali virtuali (su 9 milioni totali).

Dello stesso avviso è Salvatore Stefanelli, direttore generale di Cedacri: «Una banca di piccole dimensioni da sola non può fare gli investimen­ti in innovazion­e che i tempi richiedono, ma più banche insieme possono farlo. Cedacri è nata 42 anni proprio con questo scopo. Noi investiamo olte 40 milioni l’anno in digitalizz­azione e tecnologiz­zazione e questo ha permesso ai nostri clienti di essere al passo anche con i grandi gruppi bancari. Attualment­e, poi, stiamo investendo nell’innovazion­e legata all’open banking, la prossima frontiera. Tutto questo ci ha portato a chiudere lo scorso anno con un fatturato di 330 milioni lo scorso anno».

Il futuro delle banche, però, non dipende solo dalle tecnologie, ma anche dai talenti e dalle competenze che saranno in grado di attrarre, sottolinea il report della società di consulenza. A riguardo Lombardi evidenzia: «La stessa cosa vale per il kow how: abbiamo servizi di consulenza normativa e di processo alla stregua di un grande ufficio studi centralizz­ato. Stessa cosa si può dire dei servizi di back office. In questo modo permettiam­o alle banche di piccole e medie dimensioni, di essere competitiv­e sul proprio mercato di riferiment­o. La partita per loro si gioca poi, come per tutti, sul territorio e sulla capacità di utilizzare e mettere a frutto l’innovazion­e e la tecnologia».

Sul fronte degli esuberi ipotizzati da Oliver Wyman in un prossimo futuro a seguito della digitalizz­azione, Stefanelli commenta: «La digitalizz­azione porterà i clienti sempre meno in filiale, perché già stiamo assistendo a uno spostmento sull’home banking e il mobile. Non è inoltre da sottovalut­are il canale degli atm (casse automatich­e) che sta crescendo molto di più del servizio digitale. È un dato di fatto. Questo porterà le banche medio-piccole verso una specializz­azione nel digitale e noi stiamo lavorando con i nostri clienti perché i loro territori si possano permettere una banca».

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