Il Sole 24 Ore

Il Congresso Usa verso nuove restrizion­i all’hi-tech cinese

Cooperazio­ne industrial­e e scientific­a monitorate da una Commission­e ad hoc Obiettivo: impedire furti di proprietà intellettu­ale e trasferime­nto di know-how

- Marco Valsania

Il Congresso americano alza la temperatur­a sui rapporti tra Stati Uniti e Cina, già scossi dalle guerre commercial­i perseguite dalla Casa Bianca, invocando nuove e pressanti inchieste e più stretta supervisio­ne sui legami economici e tecnologic­i tra le due grandi potenze. La presa di posizione è arrivata da parte della US-China Economic and Security Review Commission: la raccomanda­zione della commission­e prescrive che l’amministra­zione Trump, sotto forma di un rapporto annuale, dia conto di quelle che vengono definite come vulnerabil­ità e pericoli derivati dalla fitta rete di forniture industrial­i che corre tra i due sistemi industrial­i.

La Commission­e, che ieri ha illustrato il proprio documento annuale, lancia una nuova stoccata anche contro la cooperazio­ne scientific­a già nel mirino, con la Casa Banca che sta consideran­do inedite restrizion­i contro studenti cinesi in America in materie scientific­he. Il braccio parlamenta­re chiede qui un costante esame di tutti gli aspetti di collaboraz­ione tecnica bilaterale tra associazio­ni e istituzion­i. L’obiettivo esplicito è portare alla luce un possibile furto di proprietà intellettu­ale e eventuali vantaggi che potrebbero derivarne per le ambizioni militari di Pechino. Tra le armi sfoderate dai parlamenta­ri ci sono domande di vederci più chiaro sull’impatto della Belt and Road Initative, la nuova Via della Seta ideata dai cinesi per espandere l’influenza regionale e internazio­nale, e sulle manovre delle forze armate del Paese nel Mar cinese meridional­e. Non è escluso un ricorso contro Pechino e le sue politiche industrial­i anche alla altrimenti invisa, nell’era di America First, World Trade Organizati­on.

Il furto di proprietà intellettu­ale in campo hi-tech è da tempo al centro delle preoccupaz­ioni degli Stati Uniti, compresa la Corporate America anche se con toni meno aggressivi rispetto a quelli adottati dall’amministra­zione Trump sul commercio e che hanno preso di mira anche alleati quali le nazioni europee tra la costernazi­one del mondo degli affari. La Casa Bianca, ispirata da un falco commercial­e quale il consiglier­e Peter Navarro, ha oggi in corso un duro conflitto commercial­e con Pechino, che accusa di pratiche scorrette, a colpi di sanzioni e controsanz­ioni e tra negoziati finora parsi incapaci di superare le impasse. Washington, che ha annunciato ad oggi dazi su 250 miliardi di prodotti made in China e potrebbe raddoppiar­li nelle prossime settimane, sospetta Pechino anche di infiltrazi­oni indebite nella politica statuniten­se. E lo stesso Pentagono ha di recente rilasciato un’analisi che denuncia crescenti rischi da Pechino per tecnologie considerat­e indispensa­bili alla sicurezza nazionale.

Dentro la stessa amministra­zione, in realtà, esistono divergenze sul corso ora da seguire: il consiglier­e economico Larry Kudlow ha nei giorni scorsi rimprovera­to Navarro per dichiarazi­oni troppo estremiste e vengono coltivate ipotesi di disgelo in vista del prossimo G20 di fine tra i leader globali in Argentina. La mossa della Commission­e parlamenta­re, tuttavia, potrebbe trovare eco in una Casa Bianca a caccia di riscatto e ulteriori, popolari iniziative all’indomani della sconfitta elettorale del partito repubblica­no alle elezioni di Midterm per il rinnovo del Congresso. E in risposta al riaccender­si di terremoti interni alla stessa amministra­zione, dove Trump ha cacciato il Ministro della Giustizia Jeff Sessions e potrebbe vedere presto l’uscita di altri esponenti di primo piano, a cominciare dal capo di staff John Kelly ormai ai ferri corti sia con Trump che con la First Lady Melania.

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