Il falco Lieberman anticipa la corsa alle urne in Israele
Il ministro della Difesa si è dimesso: «Netanyahu troppo debole con Hamas»
casa negli insediamenti a condizioni particolarmente vantaggiose. Non sono religiosi ortodossi, ma sono accesi nazionalisti.
In un momento in cui una parte consistente dell’opinione pubblica ha mostrato la sua insofferenza per le minacce che provengono dalla Striscia, Lieberman ha voluto cavalcare lo scontento. Le foto diffuse dai media israeliani dei sacchi di dollari provenienti dal Qatar e diretti a Gaza, e il sostegno da parte del Governo di Gerusalemme a 15 milioni di donazioni provenienti dai Paesi del Golfo destinati a pagare gli stipendi dei funzionari pubblici di Gaza, hanno creato molto malumore. Altro elemento pur minore che ha contribuito alle dimissioni di Lieberman è stato il mancato accordo sulla leva militare per gli ultraortodossi. Argomento molto sensibile in Israele.
La politica israeliana è dunque di nuovo in fermento. E la cornice sembra restare la stessa: le tensioni con il movimento islamico Hamas. Che sono riesplose lunedì.
Seguendo un copione già visto tante volte ognuno rinfaccia al nemico di aver dato il via alle ostilità. Hamas sostiene di aver lanciato i razzi dopo che, domenica, sette suoi miliziani sono stati uccisi in uno scontro a fuoco con militari israeliani. E Israele accusa i miliziani di Hamas. La situazione, come accaduto diverse altre volte, è sfuggita di mano. Ai lanci di razzi (almeno 400 da lunedì) nel sud del Paese, Israele ha risposto con pesanti bombardamenti aerei sulla Striscia. Il bilancio dei morti di questi giorni di violenze sono 11 militanti, un soldato israeliano, un palestinese residente in Israele. Probabilmente non saranno gli ultimi di questa ennesima escalation.