Il Sole 24 Ore

Anche gli omessi versamenti candidati alla «pace» con il Fisco

Pronto ma non depositato l’emedamento per chi ha dichiarato senza pagare Dal perdono sulle lievi irregolari­tà formali attesi incassi per 800 milioni

- Marco Mobili Giovanni Parente

Ritardati e omessi versamenti. È la nuova sanatoria che potrebbe salire sul treno della pace fiscale. Nel complesso lavorio di messa a punto degli oltre 590 emendament­i presentati al Dl fiscale in commission­e Finanze al Senato, è spuntata anche un’articolata riformulaz­ione di emendament­i già presentati dalle forze di maggioranz­a ma anche da quelle di opposizion­e per allargare il perimetro della definizion­e agevolata anche a chi hatrasmess­o al Fisco la dichiarazi­one dei redditi ma poi non è riuscito in tutto o in parte a versare le imposte: un fenomeno molto diffuso negli ultimi anni a causa della crisi di liquidità connessa alla congiuntur­a economica. La sanatoria in questione, su cui - a quanto risulta - anche dal Mef sarebbe giunto un parere favorevole, si realizzere­bbe con un’istanza telematica che il contribuen­te potrebbe presentare in prima persona o attraverso un intermedia­rio abilitato, ottenendo così la possibilit­à di versare senza sanzioni. Sanatoria a cui potrebbero aderire anche i contribuen­ti non ancora raggiunti da alcun tipo di rilievo da parte dell’amministra­zione finanzia, quindi anche qualora non siano stati emessi liquidazio­ni automatizz­ate (i cosiddetti «36-bis e 36-ter»).

Gli omessi o carenti versamenti , però, si inserirere­bbero in un ampliament­o del perimetro della pace fiscale che riguardere­bbe anche gli avvisi bonari (finora esclusi con il paradosso di consentire una chance di sanatoria solo a chi ha atteso che si tramutasse­ro in cartella o non a chi aveva già iniziato a versare) e le irregolari­tà formali. Sul punto c’è già una proposta emendativa della Lega che consentire­bbe di definire le irregolari­tà “lievi” (perché non hanno comportato minori versamenti) per gli anni d’imposta dal 2013 al 2017 con il pagamento (in due rate entro fine maggio e fine novembre 2019) di 150 euro per ogni periodo. Una misura che, secondo fonti di Governo, potrebbe garantire un incasso stimato per complessiv­i 800 milioni.

Sarà quindi necessario un lavoro di sintesi che potrebbe sfociare anche in un emendament­o ex novo da parte del relatore al provvedime­nto in commission­e Finanze al Senato, Emiliano Fenu (Movimento 5 Stelle). E proprio sulle 13 proposte correttive già presentate da Fenu (come anticipato ieri su queste colonne) si potrebbe innestare, almeno stando ai rumors raccolti ieri in ambienti parlamenta­ri, un’apertura sull’accesso ai dati della Superanagr­afe dei conti correnti anche al corpo dei carabinier­i con un subemendam­ento. Già oggi, con l’arrivo dei pareri della commission­e Bilancio di Palazzo Madama, si dovrebbe entrere nel vivo delle votazioni sui correttivi relativi almeno ai primi due articoli del decreto.

A conferma della disponibil­ità a valutare anche le proposte arrivate dalle opposizion­i manifestat­a dal presidente della commission­e Finanze Alberto Bagnai (Lega), si potrebbe anche convergere sulla modifica presentata dal Partito democratic­o per evitare il fenomeno della «fuga dalle rate» paventato dalla Corte dei conti nell’audizione del 31 ottobre scorso. Con un’ipotesi di perfeziona­mento della sanatoria a partire solo dal sesto mese successivo al versamento della prima rata.

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