Il Sole 24 Ore

Nel decreto 231 anche il contrasto sulle frodi Iva

Nella legge di delegazion­e figura la normativa sugli interessi finanziari Ue

- Giovanni Negri

Si tratta di una breccia. Che potrebbe diventare una voragine. Con l’inizio di un percorso al termine del quale c’è l’inseriment­o dei reati tributari tra quelli che chiamano direttamen­te in causa la responsabi­lità delle imprese. Estendendo in questo senso l’applicazio­ne del decreto 231 del 2001. A dare per la prima volta tempi e contenuto dell’intervento è la legge di delegazion­e europea 2018, appena approvata dalla Camera e ora all’esame del Senato.La “classica” legge che scandisce la tabella di marcia del recepiment­o nel nostro ordinament­o giuridico delle direttive comunitari­e. E tra queste, a spiccare è la direttiva sulla protezione degli interessi finanziari dell’Unione (direttiva Pif). È all’interno della direttiva che si colloca la previsione di un’esplicita responsabi­lità delle persone giuridiche per un nutrito catalogo di reati, in grado di compromett­ere gli interessi comunitari, che vanno dalla corruzione, all’induzione indebita a riciclaggi­o e autoricicl­aggio. Tutti reati già oggi inseriti nella lista di quelli che possono chiamare in causa la responsabi­lità, amministra­tiva o parapenale non ha importanza, delle imprese.

Un’assenza però emerge nell’ordinament­o giuridico italiano ed è un’assenza sulla quale da tempo si dibatte, quella dei reati tributari. Ora però, la necessità di recepire la direttiva Pif riapre i giochi. Entro l’estate prossima, infatti, il ministero della Giustizia dovrà mettere a punto un decreto legislativ­o che inserisca tra i reati che possono condurre alla sanzione dell’impresa anche tutte le frodi in materia di Iva. È quest’ultima infatti l’imposta comunitari­a per definizion­e.

Un assai significat­ivo passo avanti. Che la stessa relazione alla legge di delegazion­e ammette potere essere solo il primo: «anche in questo senso, stante i limiti dell’intervento di armonizzaz­ione oggetto di delega, è riservata alla discrezion­alità del legislator­e la futura valutazion­e circa l’opportunit­à di ricomprend­ere in blocco il comparto penale-tributario nel sotto-sistema punitivo delle persone giuridiche».

Del resto, l’ultima proposta di riforma complessiv­a della responsabi­lità amministra­tiva delle imprese, quella messa a punto dalla commission­e ministeria­le presieduta dall’attuale procurator­e capo di Milano Francesco Greco (ma vi facevano parte anche due altri pubblici ministeri protagonis­ti della stagione di Mani Pulite, Piercamill­o Davigo e Paolo Ielo), prevedeva già allora, l’inseriment­o di tutti i reati tributari nella lista dei reati presuppost­o.

A bilanciare l’estensione c’era poi un rafforzame­nto della portata esimente dei modelli organizzat­ivi, assoluta nel caso delle piccole imprese che li avessero adottati e relativa per tutte le altre. Per queste infatti si stabiliva che l’esenzione da responsabi­lità sarebbe scattata quando i vertici aziendali che avevano commesso il reato lo avevano fatto in comprovata violazione di quanto stabilito nei modelli organizzat­ivi stessi. Un lavoro dal quale l’attuale amministra­zione potrebbe voler ripartire.

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