Nel decreto 231 anche il contrasto sulle frodi Iva
Nella legge di delegazione figura la normativa sugli interessi finanziari Ue
Si tratta di una breccia. Che potrebbe diventare una voragine. Con l’inizio di un percorso al termine del quale c’è l’inserimento dei reati tributari tra quelli che chiamano direttamente in causa la responsabilità delle imprese. Estendendo in questo senso l’applicazione del decreto 231 del 2001. A dare per la prima volta tempi e contenuto dell’intervento è la legge di delegazione europea 2018, appena approvata dalla Camera e ora all’esame del Senato.La “classica” legge che scandisce la tabella di marcia del recepimento nel nostro ordinamento giuridico delle direttive comunitarie. E tra queste, a spiccare è la direttiva sulla protezione degli interessi finanziari dell’Unione (direttiva Pif). È all’interno della direttiva che si colloca la previsione di un’esplicita responsabilità delle persone giuridiche per un nutrito catalogo di reati, in grado di compromettere gli interessi comunitari, che vanno dalla corruzione, all’induzione indebita a riciclaggio e autoriciclaggio. Tutti reati già oggi inseriti nella lista di quelli che possono chiamare in causa la responsabilità, amministrativa o parapenale non ha importanza, delle imprese.
Un’assenza però emerge nell’ordinamento giuridico italiano ed è un’assenza sulla quale da tempo si dibatte, quella dei reati tributari. Ora però, la necessità di recepire la direttiva Pif riapre i giochi. Entro l’estate prossima, infatti, il ministero della Giustizia dovrà mettere a punto un decreto legislativo che inserisca tra i reati che possono condurre alla sanzione dell’impresa anche tutte le frodi in materia di Iva. È quest’ultima infatti l’imposta comunitaria per definizione.
Un assai significativo passo avanti. Che la stessa relazione alla legge di delegazione ammette potere essere solo il primo: «anche in questo senso, stante i limiti dell’intervento di armonizzazione oggetto di delega, è riservata alla discrezionalità del legislatore la futura valutazione circa l’opportunità di ricomprendere in blocco il comparto penale-tributario nel sotto-sistema punitivo delle persone giuridiche».
Del resto, l’ultima proposta di riforma complessiva della responsabilità amministrativa delle imprese, quella messa a punto dalla commissione ministeriale presieduta dall’attuale procuratore capo di Milano Francesco Greco (ma vi facevano parte anche due altri pubblici ministeri protagonisti della stagione di Mani Pulite, Piercamillo Davigo e Paolo Ielo), prevedeva già allora, l’inserimento di tutti i reati tributari nella lista dei reati presupposto.
A bilanciare l’estensione c’era poi un rafforzamento della portata esimente dei modelli organizzativi, assoluta nel caso delle piccole imprese che li avessero adottati e relativa per tutte le altre. Per queste infatti si stabiliva che l’esenzione da responsabilità sarebbe scattata quando i vertici aziendali che avevano commesso il reato lo avevano fatto in comprovata violazione di quanto stabilito nei modelli organizzativi stessi. Un lavoro dal quale l’attuale amministrazione potrebbe voler ripartire.