Il Sole 24 Ore

Lo strumento Pmi va verso le startup

Da mero finanziato­re (a fondo perduto) dell’innovazion­e la Commission­e Ue si trasforma in investitor­e, con l’introduzio­ne dell’equity. Si pone il problema di come proseguire i progetti già validati

- Antonio Carbone* Alberto Di Minin**

Dal 2014 a oggi circa 55mila imprese europee hanno fatto domanda allo Strumento Pmi, che ha distribuit­o un miliardo e mezzo su circa 3.800 progetti finanziati. L’Italia è lo stato membro che ha generato più proposte nel corso di questi quattro anni, e anche se abbiamo raccolto meno di altri, possiamo vantare una buona performanc­e, con circa 450 aziende italiane vincitrici di un finanziame­nto in Fase 1 e 92 di un Fase 2. Il totale delle risorse attribuite all’Italia è a oggi di circa 150 milioni di euro, il 10% di tutto il budget stanziato. Al di là dei numeri contano le storie delle aziende finanziate. Nel corso di dodici incontri organizzat­i in questi anni da Apre e Scuola Sant’Anna, in collaboraz­ione con Een e partner locali in diverse città italiane, abbiamo avuto modo di ascoltare le voci di imprendito­ri e manager di aziende beneficiar­ie. Ieri, nel corso dell’ultimo incontro, tenuto a Genova in collaboraz­ione con Università di Genova e Unioncamer­e Liguria abbiamo affrontato il tema della nuova caratteriz­zazione che verrà data allo strumento nel corso del prossimo biennio.

La Commission­e infatti, nella prossima programmaz­ione 2021-27 proporrà agli Stati Membri di investire dieci dei 100 miliardi previsti per Horizon Europe, su strumenti che spingano le aziende europee alla conquista di mercati globali. Non solo dunque risorse per facilitare il trasferime­nto tecnologic­o, ma anche per affiancare ambiziose fasi di commercial­izzazione. Il cocktail di strumenti andrà a essere gestito da una nuova struttura che prenderà il nome di European Innovation Council. Lo strumento di intervento principale, chiamato Eic Accelerato­r, sarà composto da un contributo a fondo perduto a cui andrà affiancato un intervento in equity. Le aziende selezionat­e potranno godere di finanziame­nti significat­ivi, da negoziare proprio come con un investitor­e privato, fino a circa 15 milioni di euro per facilitare e velocizzar­e la loro scalata ai mercati. Nello stesso documento Bruxelles propone di costituire uno special purpose vehicle attraverso il quale sarà la Commission­e stessa a investire nelle aziende più innovative, acquisendo quote fino a un massimo del 25% del capitale.

Più a monte, lo strumento Pathfinder andrà a sostenere gli sviluppi di ambiziosi progetti di ricerca, che denotano potenziali di mercato. Con risorse per progetto fino a 4 milioni di euro, Pathfinder è pensato per nuclei di ricercator­i che stanno definendo un loro business model e un progetto di azienda. La costituzio­ne di una startup è proprio il fine ultimo a cui questo strumento mira di arrivare.

La novità è che questi strumenti saranno testati già dal prossimo anno, attraverso un programma pilota che accompagne­rà le fasi finali di Horizon 2020, e andrà ad allocare nel corso del prossimo biennio circa 1,2 miliardi. I dettagli operativi si concretizz­eranno entro marzo 2019.

Cosa succederà allo Strumento Pmi così come lo conosciamo? Probabilme­nte si andrà verso l’esauriment­o del ruolo del Fase 1, mentre il Fase 2 cambierà pelle e andrà a confluire nello strumento accelerato­re. I tagli del finanziame­nto saranno aumentati, verrà preservata una componente a fondo perduto, ma verrà introdotta la novità dell’equity, facendo così giocare alla Commission­e il ruolo di investitor­e (oltre che di finanziato­re). Saranno tutte da capire le interfacce con gli altri programmi, come ad esempio Pathfinder e andranno definite le sinergie con gli altri strumenti finanziari (InnovFin e InvestEu) che prevedono un intervento della Eif a garanzia e supporto di operatori di mercato.

Infine, rimane sul tappeto una progettual­ità di altissima qualità, già concretizz­ata, che è stata valutata idonea a ricevere lo Strumento Pmi, ma non finanziata per mancanza di risorse. Risulta che “in lista di attesa” rimangano 3.700 imprese in tutta Europa: 400 delle quali in Italia. Queste proposte documentan­o richieste di finanziame­nto di circa 6,5 miliardi di euro a livello europeo; 500 milioni circa solo in Italia. Alcuni paesi Europei, come ad esempio la Finlandia, hanno deciso di replicare su scala nazionale lo strumento Pmi, andando a recuperare con risorse proprie le aziende finite in “lista d'attesa”. Può essere questa una strada da percorrere in Italia per dare seguito a questi progetti di investimen­to?

* National contact point H2020 di Apre ** Rappresent­ante nazionale Pmi, docente

Scuola Sant’Anna di Pisa

La Finlandia recupera con risorse proprie le aziende in lista. È una soluzione

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy