Scudieri nuovo presidente di Anfia Automotive tra crisi e mobilità green
L’anno scorso sono stati prodotti 1,14 milioni di auto e veicoli commerciali leggeri Nel 2018 la previsione è di scendere sotto la soglia del milione
Le filiere della componentistica automotive tra due fuochi: da un lato il rallentamento del settore, con l’indice della produzione industriale in calo tendenziale del 4,4% a settembre e dello 0,6% nella media dei primi nove mesi dell’anno, dall’altra la rivoluzione della mobilità e l’accelerazione dell’e-mobility, che rischia di travolgere una fetta dei produttori Made in Italy. In questo contesto Anfia, l’associazione delle imprese della filiera automotive, cambia isuoi vertici durante l’assemblea annuale che si è svolta ieri a Roma, alla presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Paolo Scudieri, patron di Adler, diventa presidente dell’associazione e prende il posto di Aurelio Nervo, presidente di Skf. L’associazione rinnova anche il responsabili del Gruppo Componenti, con Marco Stella della Duerre Tubi Style Group che prende il posto di Giuseppe Barile, mentre a capo del Gruppo Costruttori resta Massimo Repetto di Piaggio.
L’ultima fotografia del comparto emerge dall’edizione 2018 dell’Osservatorio sulla componentistica auto in Italia curato dall’Università Ca’ Foscari, insieme alla Camera di commercio di Torino e alla stessa Anfia: nell’ultimo decennio, 20082017, la produzione nazionale di autovetture si è dimezzata rispetto al decennio precedente, e questo ha segnato la trasformazione più importante del comparto, che ha imboccato la strada di volumi minori e in molti casi di una maggiore specializzazione. Lo dimostrano le buone performance registrate l’anno scorso dall’Osservatorio, con un’azienda su due che ha registrato un aumento di fatturato.
Il 2018, però, registra una fase di assestamento dei volumi produttivi in Italia: se l’anno scorso sono stati prodotti 1,14 milioni tra autovetture e commerciali leggeri, destinati all’export per oltre i due terzi, quest’anno si potrebbe scendere sotto la soglia del milione. Un trend che emerge se si analizza l’indice di produzione industriale del settore, anche se con dinamiche diverse a seconda dei comparti: nel mese di settembre – ultima elaborazione disponibile – la fabbricazione di autoveicoli è scesa dell’8,2%, del 2,3 nel periodo gennaio-settembre, regge meglio la componentistica con il comparto carrozzeria in crescita del 17,8% nel mese, del 9,3 da inizio anno, e la fabbricazione di parti e accessori per autoveicoli e motori che cala ma ”solo” del 2,5% a settembre e resta sostanzialmente invariata se si considera l’intero periodo. Dunque la produzione di auto cala, influisce negativamente sulla componentistica che però, grazie alla capacità di strutturare filiere e forniture verso i car maker stranieri – la dipendenza da Fca resta comunque alta, al 42% del fatturato globale – resiste e tiene meglio i volumi.
La sfida dei prossimi anni per il comparto resta quella delle alimentazioni alternative, elettrico in testa. L’Italia ha una discreta capacità produttiva nel comparto del powertrain tradizionale, benzina e gasolio. Lo dimostra il peso dei motori sulle esportazioni del comparto, rappresentano il 20% dell’export, con un valore sui 4 miliardi di euro. Ma sconta un ritardo su progetti industriali collegati allo sviluppo di motorizzazioni ibride e elettriche, con soltanto un’azienda della componentistica su cinque impegnata sull’e-mobility, come confermano i dati dell’Osservatorio. Il piano di elettrificazione dei modelli confermato dai vertici di Fiat Chrysler la settimana scorsa è soltanto all’inizio, potrà sì dare una mano, ma nel medio periodo, mentre sul mercato accelera la contrazione sui Diesel – in calo del 17% da gennaio a settembre in Europa – e cresce il peso delle alimentazioni, all’8%, con le auto full electric (Bev) in aumento del 37%. Il punto per i componentisti è non restare indietro. Lo ribadisce anche il premier, Conte, nel suo intervento: «L’Italia deve accompagnare i produttori italiani nel mondo e fornire l’assistenza tecnica necessaria. Perl’auto e per i trasporti in generale occorre garantire l’accesso alle catene di produzione globali».