Imposta sostitutiva all’8% per assegnare i beni di impresa
Nessuna porta girevole tra uscita dal mercato del lavoro e ingresso nel modo delle partite Iva al solo fine di accedere alla falt tax al 15 per cento. In sostanza nessun incentivo diretto a licenziare da una parte o a lasciare il proprio posto di lavoro per entrare nel nuovo e più conveniente regime forfettario previsto dalla manovra. La commissione Bilancio ha approvato due emendamenti al Ddl con cui vengono esclusi dal regime forfettario sia quello a 65mila euro per il 2019 con il prelievo al 15%, sia quello fino a 100mila euro con aliquota al 20% e in vigore dal 2020 - i soggetti che svolgono la loro l’attività prevalentemente nei confronti dei datori con i quali sono in corso rapporti di lavoro, o lo sono stati nei due precedenti periodi d’imposta, ovvero nei confronti di soggetti riconducibili agli stessi datori di lavoro. Nessuna possibilità dunque di trasformare fittiziamente rapporti di lavoro dipendente in altre forme contrattuali che godono della flat tax al 15% o al 20% fra due anni se i ricavi o i compensi arrivano fino a 100mila euro.
Torna l’imposta sostitutiva dell’8% con cui si possono escludere i beni strumentali dal patrimonio dell’impresa, posseduti dagli imprenditori individuali dal 31 ottobre 2018. Il tutto con effetto dal periodo d’imposta in corso alla data del 1° gennaio 2019 e la possibilità di versare a rate la sostitutiva entro il 30 novembre 2019 e il 16 giugno 2020.
Per far cassa (49,5 milioni) il Governo riapre i termini anche per la rivalutazione dei beni di impresa e le partecipazioni iscritte in bilancio al 31 dicembre 2017. L’operazione si concretizza, come in passato, con il pagamento di un’imposta sostitutiva con aliquota del 16% per i beni ammortizzabili e del 12% per quelli non ammortizzabili. Per affrancare il saldo attivo della rivalutazione la sostitutiva è del 10 per cento.