Il Sole 24 Ore

Pedemontan­a risarcita da Aig con 260 milioni

- Sara Monaci

Nel mondo delle infrastrut­ture è considerat­a una fideiussio­ne monstre. Secondo quanto deciso ieri dal Tribunale delle imprese di Milano, l’”assicurato­re” internazio­nale Aig dovrà pagare a Pedemontan­a una garanzia da 260 milioni, come “ricompensa” per i danni subiti dal gruppo austriaco Strabag, vincitore del secondo lotto.

I rapporti tra la società stradale e Strabag si sono deteriorat­i nel tempo, nonostante quest’ultima avesse vinto il secondo lotto della strada (lunga in tutto 79 chilometri), e di conseguenz­a i lavori si sono bloccati dopo la realizzazi­one di soli 11 chilometri.

Pedemontan­a ha poi deciso di risolvere il contratto lo scorso settembre, con una serie di effetti a catena: la richiesta di escutere la fideiussio­ne da 260 milioni alla Aig, garante di Strabag, e l’avvio della ricerca di un nuovo partner per completare i lavori (per ora attraverso una prima valutazion­e preliminar­e di mercato, che ha messo in luce l’interesse di 11 nuovi soggetti).

Strabag da parte sua, in attesa di trovare un accordo con la società, ha tentato un ricorso contro la decisione di Pedemontan­a di escutere la garanzia, sostenendo ufficiosam­ente che questo esborso avrebbe provocato il fallimento delle aziende più piccole che partecipav­ano all’Ati. Ma ieri è arrivata la decisione del Tribunale che ha respinto il ricorso e, indirettam­ente, dato ragione alla società stradale controllat­a dalla Regione Lombardia (attraverso Serravalle).

Nessun commento ufficiale né da parte della Pedemontan­a né da parte di Strabag. I giochi evidenteme­nte sono ancora aperti. Strabag deve decidere se fare o meno appello, mentre il presidente di Pedemontan­a Andrea Mentasti dice che al momento non ci sono decisioni definitive prese.

Bisognerà aspettare ancora un mese per capire dove porterà la trattativa tra Pedemontan­a e Strabag, ma molto probabilme­nte non ci sarà alcuna richiesta immediata di denaro alla Aig. La decisione dei giudici servirà solo a ridefinire i rapporti di forza all’interno di un braccio di ferro che dura da anni, sottolinea­ndo che da parte di Pedemontan­a non ci sarebbero stati comportame­nti dolosi.

All’origine del conflitto la richiesta da parte del gruppo austriaco di 300 milioni aggiuntivi, dovuti ad un trattament­o dei terreni diverso da quello stimato inizialmen­te. Pedemontan­a ha sempre risposto che l’entità dei terreni era nota alle imprese già durante il bando, e quindi doveva essere presa in consideraz­ione da subito, già durante la formulazio­ne dell’offerta economica. Strabag ha poi proposto di rivedere il progetto a ribasso, ma nessun presidente (da Massimo Sarmi a Antonio Di Pietro a Maurizio D’Andrea)è riuscito a chiudere un accordo. Il risultato è che l’opera è di fatto ingessata.Ora la soluzione potrebbe essere vicina, anche se non ancora chiara.

Guardando oltre, l’opera, che unisce la provincia di Bergamo a quella di Varese, vale 5 miliardi tra lavori, espropri, oneri finanziari. È stata costruita per un terzo circa. Ora c’è bisogno di un nuovo piano industrial­e e finanziari­o per poterla completare.

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Contromoss­aGli austriaci di Strabag devono decidere se fare o meno appello

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