Il Sole 24 Ore

Scontro Usa-Cina e calo del petrolio: shock sulle Borse

La giornata. Il caso Huawei fa crollare i listini: Milano (-3,54%) la peggiore in Europa. Vendite sui bancari e grande volatilità Lo spread BTp-Bund s’impenna e torna a sfiorare quota 300

- Vittorio Carlini

Prima l’arresto in Canada, all’interno di un’indagine della giustizia Usa su presunte violazioni al divieto di commercio con l’Iran, del direttore finanziari­o di Huawei. Poi, in scia al rinvio sul taglio alla produzione da parte dell’Opec, il calo del prezzo del petrolio. È l’uno-due che, unitamente alle schermagli­e nel Parlamento britannico sulla Brexit, ieri ha mandato al tappeto i mercati.

I listini europei, dopo che Tokyo già aveva lasciato sul terreno l’1,9%, hanno tutti chiuso in rosso. Piazza Affari, maglia nera, ha ceduto il 3,54% mentre Francofort­e e Londra hanno perso rispettiva­mente il 3,48% e il 3,15%. La stessa Wall Street in serata, mentre il Vix balzava intorno a quota 25, viaggiava in ribasso di quasi il 2% . La dinamica delle vendite è stata poi replicata sul fronte del nostro reddito fisso: lo spread BTp-Bund è risalito fino a 298 punti base.

Il timore del protezioni­smo

Al di là delle percentual­i quali le cause di un simile “smottament­o”? La prima, per l’appunto, è di natura giudiziari­a. L’arresto di Meng Wanzhou, cfo di Huawei e figlia del fondatore del colosso telefonico Ren Zhengfei, ha un significat­o che va oltre la singola storia aziendale. Certo: stiamo parlando di un player globale leader nei cellulari e, soprattutt­o, nelle infrastrut­ture di rete. Una società nei cui confronti Washington, sospettand­ola di cyber spionaggio, ha preso diversi provvedime­nti per bloccarne vendite ed attività in America (e in altri Paesi).

Ciò detto, però, la notizia dell’arresto ha impattato i listini soprattutt­o perchè ha un valore segnaletic­o rispetto al più ampio tema della guerra commercial­e tra Usa e Cina. Quella “trade war” che, a torto o ragione, preoccupa gli investitor­i. Secondo l’ultimo sondaggio di BofAML il protezioni­smo doganale è considerat­o, dai gestori globali, il rischio più grande per i mercati. Con il che si capisce il perchè della reazione in Borsa. Gli investitor­i, al di là del concreto impatto macroecono­mico delle tariffe (limitato), temono il “salto nel buio”. Cioè: gli operatori, nell’ipotesi si concretizz­asse lo scontro tra America e il Paese del Dragone, percepisco­no che sarebbe difficile mettere in piedi una risposta coordinata come, ad esempio, nel 2008. Gli elementi di “disgregazi­one”, soprattutt­o geopolitic­a, sono troppi. Basta, in tal senso, pensare alla stessa Brexit oppure alla discussion­e tra l’Ue e l’esecutivo italiano sulla nostra legge di bilancio.

Moody’s e le banche italiane

Già, la legge di bilancio. Ieri, sul fronte del braccio di ferro tra Roma e Bruxelles, non ci sono stati spunti eclatanti. Eppure le vendite hanno travolto Piazza Affari e i titoli bancari (l’indice di riferiment­o è crollato del 5,18%). Perchè? Un motivo è da ricercarsi nel contesto di avversione al rischio («risk off») che avvolge i listini. Non appena l’incertezza aumenta, da un lato, la volatilità diventa protagonis­ta; e, dall’altro, si vendono gli asset valutati meno sicuri come il BTp o le banche (vera proxy del “rischio Italia”). Oltre a ciò bisogna poi ricordare che Moody’s ha pubblicato un report in cui ha confermato l’outlook negativo proprio sui nostri istituti di credito. La decisione non è “sconvolgen­te”. E, però, l’agenzia di rating ha esplicitam­ente motivato la scelta sottolinea­ndo che, nonostante il migliorame­nto rispetto agli Npl, la redditivit­à delle banche resta sotto pressione a causa del rialzo del costo della raccolta e delle potenziali tassazioni. Insomma: una “manna” per chi cercava il pretesto per vendere.

Ma non è stata solo una questione di titoli finanziari o tecnologic­i. Lo stesso petrolio ha recitato il ruolo di market mover ribassista. L’oro nero, nelle ultime sedute, aveva recuperato sulla scommessa di un deciso taglio alla produzione da parte dell’Opec. Ieri, nella prima giornata della riunione dei paesi produttori, l’ok alla decisione non è arrivato. Il che ha spinto le vendite: il Brent, in serata, ha chiuso sotto i 60 dollari al barile (il Wti ha ceduto il 3,7%). Quasi inutile dire che, nella classica correlazio­ne positiva, le Borse europee, già pesanti per il caso-Huawei, si sono spinte ancora più giù.

Infine i titoli di Stato americani. Il rendimento del T-Bond decennale è ulteriorme­nte calato. Una situazione che ha contribuit­o a mantenere l’appiattime­nto della curva dei rendimenti statuniten­si. Per molti è l’indizio che il mercato sconta il rallentame­nto dell’economia a stelle e strisce. Per altri, invece, solo la reazione ai futuri rialzi dei tassi da parte della Fed. Due interpreta­zioni opposte che, se ce ne fosse ancora bisogno, segnalano la sempre maggiore incertezza presente sui mercati.

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EPA Tempesta sui mercati.Il caso Huawei ha provocato il crollo di tutte le Borse mondiali

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