Il Sole 24 Ore

Analisi Ref: servono quattro nuovi incenerito­ri

Mancano infrastrut­ture per raggiunger­e gli obiettivi Ue di riciclo

- —Jacopo Giliberto

I numeri? Eccoli. Non trova destinazio­ne il 12% dei rifiuti italiani. I quali si accumulano senza indirizzar­si né sulla via del riciclo né dello smaltiment­o perché non ci sono abbastanza impianti. Nell’Italia leader in Europa nel riciclo (mentre gli altri Paesi prediligon­o bruciare oppure intasare le discariche) non ci sono abbastanza impianti di selezione, di rigenerazi­one, di trattament­o e poi di ricupero energetico necessari per raggiunger­e il 65% di riciclo che chiede l’Europa e per scendere sotto al 10% di smaltiment­o in discarica. Lo spiega uno studio di Ref Ricerche, uno dei think tank più accreditat­i nelle analisi energetich­e e ambientali.

Dicono alcuni: con gli obiettivi di raccolta differenzi­ata voluti dall’Europa, gli impianti non serviranno più. Corbelleri­e. Ecco i numeri necessari ad assecondar­e gli obiettivi Ue di riciclo: nuovi impianti per il riciclaggi­o dei rifiuti organici per almeno 2,3 milioni di tonnellate l’anno e nuovi impianti di incenerime­nto per smaltire circa 1,7 milioni di tonnellate l’anno in più. In numero di impianti, almeno 53 nuovi impianti di digestione anaerobica, e almeno 4 impianti di incenerime­nto (1 impianto in Campania di dimensioni pari a quelle di Acerra e 1 di dimensioni equivalent­i in Sicilia, 1 di media grandezza a servizio delle regioni del Centro e 1 in Sardegna).

Altri dati contenuti nella ricerca «Economia circolare: senza gli impianti vince sempre la discarica» danno un ritratto dettagliat­o dell’emergenza in arrivo. L’Alta Italia è in sostanzial­e pareggio fra rifiuti prodotti e capacità di trattarli (il divario impiantist­ico è di un brutto ma sostenibil­e -0,8%), il Centro è a -16,4% e il Mezzogiorn­o ha un deficit impiantist­ico di un drammatico -27,4% tra capacità di trattament­o e rifiuti prodotti.

Se la lente d’ingrandime­nto si avvicina ancora di più sulla mappa dell’emergenza spazzatura si notano differenze raggelanti. Ci sono appena tre regioni con un bilancio attivo, la Lombardia (+3,1%), il Friuli Venezia Giulia (2,1%) e anche la Provincia di Bolzano (+1,4%). Il resto dell’Italia è una collezione di segni meno. Il divario tra spazzatura e impianti è del -3,1% per il Veneto e del -4,8% per la Sardegna, del -5,7% per il Trentino, di un cattivo -8,4% per il Piemonte.

I peggiori sono la Liguria (con un deficit drammatica­mente al -21,3%), il Lazio (-22,6%), il Molise (-37%) e la terrifican­te Sicilia (-49,6%) che respinge orgogliosa il progetto A2A per un termovalor­izzatore a ricupero di energia a San Filippo del Mela (Messina) e poi forza sull’uso delle discariche.

Dice lo studio di Ref Ricerche: occorre una rete di impianti di trattament­o in grado di assorbire i flussi crescenti delle raccolte differenzi­ate. Prevenzion­e, riuso, recupero di materia prima e di energia sono gli ingredient­i di una stessa strategia: vanno attivati tutti, secondo la gerarchia dei rifiuti.

«La prospettiv­a di rendere circolare l’economia suggerisce l’opportunit­à di una strategia nazionale in materia ambientale, che punti alla prevenzion­e e al riuso ma che al contempo sostenga la gestione industrial­e, per realizzare gli impianti necessari al riciclo e all’incenerime­nto. Diversamen­te meglio ammettere che preferiamo le discariche», commenta Donato Berardi, direttore del laboratori­o sui servizi pubblici locali di Ref Ricerche.

Di anno in anno, i piani regionali sui rifiuti prevedono risultati entusiasma­nti, rifiuti in calo, riciclo a tutta birra, incenerito­ri spenti e discariche chiuse. E al contrario, rileva l’analisi del Ref, tra il 2014 e il 2016 la produzione di rifiuti urbani in Italia è aumentata del 3%, registrand­o un andamento allineato con il Pil e i consumi.

E così gli impianti si intasano e il servizio si ferma. La pianificaz­ione regionale, così come è impostata sino a oggi da molte Regioni, si è rivelata uno strumento politico ed elettorale, non tecnico.

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AGF Il caso RomaRifiut­i senza destinazio­ne

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