Lo spettro degli alberi spezzati che minaccia la filiera del legno
Economia della montagna. In poche settimane sono state ripulite le strade e riparate le abitazioni Ma la maggioranza del legname non potrà essere raccolta fino alla prossima primavera
Tut tele strade di montagna del Nord-Est sono costeggiate da centinaia e centinaiadi pini, abeti, larici, distesi o crollati sui tralicci, molti già accatastati, in ordine, nelle segherie o nelle legnaie copertedelle case. Ma non tutto il legname abbattuto a fine ottobre dal ciclone Vaia potrà essere raccolto, solo quello che viene portato lungo le strade. Lo abbiamo visto sulla strada provinciale 251 della Val Cellina e la 203 dell’Agordino: percorsi già sgombri a un mese di distanza. Ma raccogliere gli alberi caduti nei boschi, nei fiumi e nei laghi sarà difficile e costoso. Per far fronte a questa emergenza è arrivato sui tavoli regionali e governativi un decalogo di F ed er legnoArredo pensatosi a per tutelare le foreste e i territori colpiti, sia per salvaguardarela delicata filiera produttiva legata ai boschi( si veda articolo accanto ).
I racconti che abbiamo raccolto nel nostro viaggio nelle zone del disastro testimoniano un fenomeno mai visto prima. «C’erano una gran pioggia e un gran vento, era come un vortice, come un tornado, ogni 10 minuti cadeva un albero – ricorda un abitante della frazione di San Fermo incontrato sulla strada statale 50 nel Bellunese –. Eravamo bloccati in casa senzaluce. Alla mattinasi amo usciti con le motoseghe e abbiamo tagliatogli alberi per farci una strada. Io ho 77 anni e non avevo mai visto una cosa così ».
Nei primi giorni si contavano 100mila ettari di bosco raso al suolo, 14 milioni di alberi spezzati dal vento fino a 200 chilometri orari, strade da rifare, 51mila utenze elettriche da riallacciare. Poi sono emersi i danni: almeno un miliardo di euro, da ripartire tra le zone più colpite: Bellunese, Asiago, Comelico, Agordino, Cadore, Vajont. Territori che si sono rialzati già nelle prime due settimane. Veneti, trentini, friulani hanno riparato le case e pulito le strade, ma stanno ancora tagliando i tronchi spezzati.
L’economia della montagna deve fare già i conti con continue difficoltà e adesso anche con eventi eccezionali, come racconta Elettra Favaro, seconda generazione dell’azienda di costruzioni elettromeccaniche Labor in frazione Valcozzena nell’Agordino, che ha dovuto fermare la produzione: «Lunedì 29 ottobre abbiamo lasciato a casa gli operai, nel pomeriggio sono uscita dal capannone e ho visto a sud una nuvola rossa e gialla, normalmente sono nere di pioggia, e quando è arrivata si è scatenato l’inferno».
Ci vorranno 20 o 30 milioni per risistemare il lago di Alleghe, spiegails indaco della città, Si rode Bi asi o :« Un colpoal cuore vedere interi versanti senza alberi, un pugno nello stomaco aprire le finestre e vedere ridotto così il nostro lago, simbolo di Alleghe, del turismo locale. Durante l’ inverno gela, ma in primavera, pie nodi legno e di detriti, sarà una immagine obbrobriosa. È stato un attimo: un ululato, un tuono continuo. Il vento era così forte che non sentivamo neppure gli alberi cadere al buio». Mette in conto almeno 6 milioni di euro il sindaco di Agordo, Sisto daRoit, perla rete viaria :« L’ arteria principale ha avuto cedimenti in più posti, che ne hanno causato una chiusura totale impedendo alle maestranzedi raggiungere il lavoro », spiega. Bisogna recuperare i boschi, ma anche i sentieri delle Alpi del Nord-Est. Un lavoro ordinario ora più urgente, spiegala guida escursionistica Fabiano Bruna, che da anni vive a Cl aut in Valcellina, sopra la diga del Vajont: «Abbiamo fatto già interventi vicino ai paesi e intorno alla diga–racconta–ma il problema sarà in inverno, con le valanghe e il lago di Barcis che si è inghiaiato. Ci vorranno cent’anni in alcune zone per tornare come prima».
Le stazioni sciistiche di queste regioni hanno lavorato intensamente per essere pronte per l’ apertura della stagione invernale. Una rivincita dopo il maltempo. Come Cortina, che aspetta i campionati del mondo disc i alpino nel 2021 e scommette sulle Olimpiadi del 2026. Qui anche le opere strutturali di adeguamento viario per gli eventi del territorio, già incorso da anni, sono servite a fare da scudo. Gli investimenti arrivano a 400 milioni di euro per tuttala provincia di Belluno. Nonostante qualche ritardo ,« le opere per gli eventi ricadono positivamente sul territorio e lo rendono sostenibile–so stie neRoger de Mènech, deputato già promotore di Cortina 2021– e per combattere lo spopolamento portano nuove risorse e professionalità che possono salvare l’economia della montagna».
Salvare l’economia della montagna è salvare anche l’economia del nostro Paese, il cui territorio è coperto per il 30% da boschi.