Il Sole 24 Ore

Lo spettro degli alberi spezzati che minaccia la filiera del legno

Economia della montagna. In poche settimane sono state ripulite le strade e riparate le abitazioni Ma la maggioranz­a del legname non potrà essere raccolta fino alla prossima primavera

- Anna Marino

Tut tele strade di montagna del Nord-Est sono costeggiat­e da centinaia e centinaiad­i pini, abeti, larici, distesi o crollati sui tralicci, molti già accatastat­i, in ordine, nelle segherie o nelle legnaie copertedel­le case. Ma non tutto il legname abbattuto a fine ottobre dal ciclone Vaia potrà essere raccolto, solo quello che viene portato lungo le strade. Lo abbiamo visto sulla strada provincial­e 251 della Val Cellina e la 203 dell’Agordino: percorsi già sgombri a un mese di distanza. Ma raccoglier­e gli alberi caduti nei boschi, nei fiumi e nei laghi sarà difficile e costoso. Per far fronte a questa emergenza è arrivato sui tavoli regionali e governativ­i un decalogo di F ed er legnoArred­o pensatosi a per tutelare le foreste e i territori colpiti, sia per salvaguard­arela delicata filiera produttiva legata ai boschi( si veda articolo accanto ).

I racconti che abbiamo raccolto nel nostro viaggio nelle zone del disastro testimonia­no un fenomeno mai visto prima. «C’erano una gran pioggia e un gran vento, era come un vortice, come un tornado, ogni 10 minuti cadeva un albero – ricorda un abitante della frazione di San Fermo incontrato sulla strada statale 50 nel Bellunese –. Eravamo bloccati in casa senzaluce. Alla mattinasi amo usciti con le motoseghe e abbiamo tagliatogl­i alberi per farci una strada. Io ho 77 anni e non avevo mai visto una cosa così ».

Nei primi giorni si contavano 100mila ettari di bosco raso al suolo, 14 milioni di alberi spezzati dal vento fino a 200 chilometri orari, strade da rifare, 51mila utenze elettriche da riallaccia­re. Poi sono emersi i danni: almeno un miliardo di euro, da ripartire tra le zone più colpite: Bellunese, Asiago, Comelico, Agordino, Cadore, Vajont. Territori che si sono rialzati già nelle prime due settimane. Veneti, trentini, friulani hanno riparato le case e pulito le strade, ma stanno ancora tagliando i tronchi spezzati.

L’economia della montagna deve fare già i conti con continue difficoltà e adesso anche con eventi eccezional­i, come racconta Elettra Favaro, seconda generazion­e dell’azienda di costruzion­i elettromec­caniche Labor in frazione Valcozzena nell’Agordino, che ha dovuto fermare la produzione: «Lunedì 29 ottobre abbiamo lasciato a casa gli operai, nel pomeriggio sono uscita dal capannone e ho visto a sud una nuvola rossa e gialla, normalment­e sono nere di pioggia, e quando è arrivata si è scatenato l’inferno».

Ci vorranno 20 o 30 milioni per risistemar­e il lago di Alleghe, spiegails indaco della città, Si rode Bi asi o :« Un colpoal cuore vedere interi versanti senza alberi, un pugno nello stomaco aprire le finestre e vedere ridotto così il nostro lago, simbolo di Alleghe, del turismo locale. Durante l’ inverno gela, ma in primavera, pie nodi legno e di detriti, sarà una immagine obbrobrios­a. È stato un attimo: un ululato, un tuono continuo. Il vento era così forte che non sentivamo neppure gli alberi cadere al buio». Mette in conto almeno 6 milioni di euro il sindaco di Agordo, Sisto daRoit, perla rete viaria :« L’ arteria principale ha avuto cedimenti in più posti, che ne hanno causato una chiusura totale impedendo alle maestranze­di raggiunger­e il lavoro », spiega. Bisogna recuperare i boschi, ma anche i sentieri delle Alpi del Nord-Est. Un lavoro ordinario ora più urgente, spiegala guida escursioni­stica Fabiano Bruna, che da anni vive a Cl aut in Valcellina, sopra la diga del Vajont: «Abbiamo fatto già interventi vicino ai paesi e intorno alla diga–racconta–ma il problema sarà in inverno, con le valanghe e il lago di Barcis che si è inghiaiato. Ci vorranno cent’anni in alcune zone per tornare come prima».

Le stazioni sciistiche di queste regioni hanno lavorato intensamen­te per essere pronte per l’ apertura della stagione invernale. Una rivincita dopo il maltempo. Come Cortina, che aspetta i campionati del mondo disc i alpino nel 2021 e scommette sulle Olimpiadi del 2026. Qui anche le opere struttural­i di adeguament­o viario per gli eventi del territorio, già incorso da anni, sono servite a fare da scudo. Gli investimen­ti arrivano a 400 milioni di euro per tuttala provincia di Belluno. Nonostante qualche ritardo ,« le opere per gli eventi ricadono positivame­nte sul territorio e lo rendono sostenibil­e–so stie neRoger de Mènech, deputato già promotore di Cortina 2021– e per combattere lo spopolamen­to portano nuove risorse e profession­alità che possono salvare l’economia della montagna».

Salvare l’economia della montagna è salvare anche l’economia del nostro Paese, il cui territorio è coperto per il 30% da boschi.

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ANSA Fiume di legno La diga del Comelico, nel Bellunese
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Il sindaco di Alleghe.Per Siro de Biasio sistemare il lago di Alleghe costerà tra i 20 e i 30 milioni di euro
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La guida.Per Francesco Bruna, in alcune zone ci vorranno cent’anni per tornare come prima
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Il sindaco di Agordo.Per Sisto da Roit ci vorranno 6 milioni solo per sistemare la rete viaria

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