Carige sconfitta in tribunale sulla vendita delle polizze
Respinta la richiesta di danni contro ex presidente, ex ad e gruppo Apollo
Carige totalizza una sconfitta in tribunale contro i suoi ex amministratori e il fondo che ne ha acquistato il comparto assicurativo. Il tribunale civile di Genova, infatti, ha rigettato la richiesta danni della banca nei confronti di Cesare Castelbarco Albani (già presidente dell'istituto), di Piero Montani (ex ad), del gruppo Apollo e della sua controllata Amissima. E, pur respingendo anche la contro-richiesta di danni dei convenuti, ha condannato l’istituto al pagamento delle spese legali sostenute dalle controparti per oltre 1,4 milioni di euro, evidenziando la «piena sostanziale soccombenza di parte attrice», cioè di Carige.
La sentenza depositata ieri è articolata e, a quanto risulta, Carige non ha ancora deciso se fare ricorso. Il collegio dei magistrati (composto da Mario Tuttobene, Cristina Scarzella e Pietro Spera), ha analizzato le richieste dell’istituto di credito che si incentravano, in primo luogo, sulla vendita delle compagnie assicurative Carige Assicurazioni e Carige Vita Nuova ad Amissima, mettendo in dubbio, da un lato, la necessità di venderle e ipotizzando, dall’altro, una non congruità del prezzo al quale sono state cedute.
La sentenza chiarisce che la successione degli eventi che ha portato alla cessione e «in particolare la perentorietà degli inviti della Banca d'Italia e le condizioni negative e gravi in cui si trovavano le compagnie e rilevate in più occasioni dall’Ivass, rendevano dovuto il processo di dismissione da parte della banca». Il tribunale aggiunge che, a fronte del fatto che Carige «non poteva evitare di uscire dal comparto assicurativo, tutta la fase successiva – di istruttoria, individuazione dell'acquirente e negoziazione – si ritiene compiuta con diligenza». Secondo il collegio «Quando infine si è giunti alla valutazione delle tre uniche concrete proposte ricevute, la scelta è stata fatta dal cda sulla base di considerazioni approfondite ». Per il tribunale, dunque, «non è realisticamente sostenibile che Carige abbia subito gli effetti di eventuali comportamenti reticenti di Apollo». Né è convincente l’affermazione che «il contratto sarebbe stato concluso a condizioni gravemente sproporzionate» per la banca. Poi il tribunale confuta la tesi di Carige che chiede una condanna per condotte non corrette riguardo all’offerta «formulata da Apollo il 10/2/2016 per l’acquisto dei Npl di Carige (il collegio nega che sia stata fatta «a prezzo vile», ndr) e per la riserva di un aumento di capitale che avrebbe consentito ad Apollo di avere la maggioranza assoluta della società; per l’interruzione, il 4/11/2015, delle trattative per l’acquisto di Creditis (la cui offerta, per il collegio, era «non vincolante», ndr); per i prelievi tramite le compagnie a dicembre 2015, dell’importo complessivo di 446 milioni (giudicata motivata dall’entrata in vigore di Solvency II, ndr)». Il tribunale, dunque, respinge le domande di Carige, condannandola alla «rifusione delle spese di giudizio sostenute dai convenuti» in questa misura: a Castelbarco compensi per 329.997 euro; a Montani compensi per 329.997; ad Amissima Holdings, Apollo Global Management, Apollo Management Holdings, Apollo Management International compensi per 428.996 euro; ad Amissima Vita e Amissima Assicurazioni compensi per 362.996 euro. A tutti i compensi si aggiungono spese generali, Iva e Cpa (cassa avvocati).
«Mi sono sempre comportato correttamente – ha commentato Cesare Castelbaro (che è stato difeso dall’avvocato Carlo Pedersoli) ed ero sicuro che questo sarebbe stato riconosciuto. Il tempo è sempre galantuomo».
«Confidiamo – ha fatto sapere Amissima – che questa decisione possa costituire l’occasione per porre la parola fine a tutti i contenziosi avviati da Carige, per potersi concentrare sullo sviluppo del business comune al servizio della clientela».