Pir, il 3% su Aim e non quotate ma la raccolta segna il passo
L’emendamento alla legge di bilancio punta a mettere più risorse sulle Pmi La raccolta 2018 prevista è 4,2 miliardi, la stima precedente era 6,5 miliardi
Il connubio economia reale e Pir torna in primo piano. I piani individuali di risparmio, lanciati nel 2017 con lo scopo di creare quel circolo virtuoso tra il risparmio dei privati e l’economia reale, dovranno guardare di più alle Pmi, quotate e non. Come è noto, una quota significativa del loro patrimonio (il 21% del totale) deve obbligatoriamente andare su aziende italiane non quotate nell’indice Ftse Mib o equivalenti. Ma fino ad oggi a fare la parte da leone in termini di flussi sono state le aziende di medie dimensioni. Anche se per il giovane mercato Aim, il lancio dei Pir è stato un toccasana: oggi i Pir detengono il 25% del flottante delle quotate su Aim. Ad essere per ora del tutto lontane dai radar dei Pir sono le Pmi non quotate. Ora un emendamento alla Legge di Bilancio a firma tra gli altri di Giulio Centemero della Lega rimette al centro proprio le Pmi quotate e non. I gestori dei Pir saranno obbligati ad investire in questo universo almeno il 3% del capitale.
«Abbiamo modificato la disciplina dei Piani di risparmio a lungo termine per introdurre un altro vincolo di destinazione in termini di investimenti - spiega il deputato - . Il patrimonio dei Pir deve essere investito per almeno il 3% del valore complessivo in strumenti finanziari non negoziati nei mercati regolamentari o nei sistemi multilaterali di negoziazione». Quindi entrano in gioco le aziende quotate su Aim Italia ma anche altri titoli (Bond Visione Europe, ExtraMOT, Mercato SeDeX) e poi soprattutto le aziende non quotate. «Stimiamo che a fronte di una raccolta Pir nel 2017 pari a 12,6 miliardi - aggiunge il Centemero -almeno 400 milioni possano andare a Pmi e Startup per crescere». E’indubbio che la misura, qualora passasse, potrebbe rappresentare un volano per il mondo delle Pmi quotate e non. «E’ è di estremo valore per il mercato AIM Italia - sottolinea Anna Lambiase ad di IR Top Consulting, autore dell’Osservatorio su Aim Italia. A seguito della nuova obbligatorietà potrà affluire nuova liquidità in misura quasi esclusiva sulle società quotate rispetto alle private a motivo delle policy di investimento dei fondi Pir. Ipotizzando per tutto il 2019 una raccolta in linea con la media mensile del 2018, possiamo stimare una raccolta aggiuntiva in grado di generare, grazie alla nuova previsione normativa, un incremento del 45% dell'investimento attualmente destinato ad Aim Italia».
Intanto la raccolta fresca dei Pir, a fronte di queste previsioni ottimistiche, deve fare i conti con la volatilità dei mercati. A fine ottobre i flussi freschi sui Pir erano pari a 4,3 miliardi, decisamente inferiori allo stesso periodo dello scorso anno. Secondo il monitor di Equita la raccolta dei fondi Pir nel terzo trimestre 2018 è in rallentamento. Secondo i dati ufficiali di Assogestioni nel nel terzo trimestre i fondi PIR hanno registrato una raccolta netta pari a 475milioni, in rallentamento rispetto alla raccolta netta registrata nel secondo trimestre pari a 1,35 miliardi e rispetto a 1,96 miliardi del primo trimestre. Secondo la società la raccolta netta stimata per tutto il 2018 è di 4,2 miliardi a fronte di una precedente previsione di 6,5 miliardi, mentre il patrimomio totale a fine 2018 dovrebbe raggiungere i 20 miliardi (era 15.7 miliardi a fine 2017).
Dati in milioni di euro e numero di operazioni
Banca Mediolanum
Julius Bar Gruppe
MOMentum Altern.
Anima Holding
Arca Holding
Azimut Holding
Algebris Invest.
Nextam Partners
Carthesio Holding
Intesa Sanpaolo