La Cdu entra nel dopo Merkel, il congresso vota il successore
Corsa tra Friedrich Merz e Kramp-Karrenbauer, molto vicina alla cancelliera Il partito cerca di arrestare il declino ma nel solco della tradizione, senza traumi
Dal nostro corrispondente Tornare sopra l’asticella del 40% alle elezioni municipali, regionali, federali, europee riconquistando posizioni perse nel centro-destra con la riaffermazione di obiettivi chiari in fatto di sicurezza, migrazione, pensioni, difesa, ambiente. Dare speranza e togliere paura. Far regredire Afd sotto la soglia del 10% e frenare l’ascesa dei Verdi. Rafforzare l’Unione europea per meglio contrastare la concorrenza di Usa e Cina ma senza rischiare un euro dei soldi dei contribuenti tedeschi. Evitare che il rallentamento dell’economia tedesca si trasformi in recessione sostenendo l’industria e le Pmi, soprattutto nel settore automotive in affanno, lanciando il Paese verso le nuove frontiere dell’innovazione tecnologica, della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale.
Annegret Kramp-Karrenbauer e Friedrich Merz, i candidati che si contendono oggi il posto di leader della Cdu occupato da 18 anni da Angela Merkel, hanno stessi traguardi e stessi sogni: differiscono, e neanche poi tanto, dal modo in cui intendono arrivare all’obiettivo comune ultimo, arrestare il declino della Cdu.
Lo spettro a brandelli dell’Spd, dilaniato da lotte interne e fatto a pezzi da una letale crisi di identità, perseguita la Merkel e la Cdu dal peggiore risultato dal Dopoguerra delle elezioni generali del settembre 2017. Il recente tracollo in Assia, che ha visto il partito scendere al 27%, ha costretto la cancelliera a fare un passo indietro e chiedere ai 1001 delegati riuniti oggi ad Amburgo di eleggere un nuovo leader per rilanciare il partito e la crescita economica della Germania. Come? Con metodo Merkel o metodo anti-Merkel. Proseguendo sul solco moderato, pragmatico e conciliante segnato già dalla Merkel, con nuovo vigore e visione di AKK, oppure provare il piglio da uomo d’affari di Merz, chiamato “l’anti-Merkel” per l’appunto.
Su immigrazione, difesa, sicurezza, ambiente, digitalizzazione, europeismo, Akk e Merz hanno finalità simili di stampo Cdu. Nessuno dei due si è spinto troppo a destra, per evitare l’errore della Csu scimmiottando Afd, per Friedrich Merz, 63 anni, è l’astro emergente della Cdu. Europarlamentare dal 1989 al 1994, è stato poi al Bundestag che ha lasciato nel 2009 per dedicarsi alla carriera nel settore privato dove ha ricoperto incarichi di rilievo in grandi società finanziarie. Nella corsa alla presidenza è appoggiato da Wolfgang Schäuble, l’ex potente ministro delle Finanze. Europeista, con posizioni moderate sull’immigrazione, Merz ha cercato di attenuare la sua immagine di anti-Merkel che lo avrebbe penalizzato nel partito non perdere i voti di centrosinistra vinti dalla Merkel e per lasciare la porta aperta ai Verdi pentiti. L’occhio è alla lunga lista di elezioni nel 2019: oltre alle europee tre Länder nell’Est, Sassonia, Brandeburgo e Turingia.
Akk è cattolica e in questo è diversa dalla protestante Merkel. Merz ha invece una marcia e sensibilità in più sui temi finanziari, (per esempio creare una grande piazza finanziaria tedesca per sfruttare Brexit). Eppure la proposta di Merz di introdurre agevolazioni fiscali per incentivare la nascita di fondi pensione tedeschi in stile anglosassone e canalizzare il risparmio dei tedeschi verso le blue chip (facendo sì che i grassi dividendi non vadano tutti oltreconfine) fa solo scalpore, ma tutto in negativo. Merz è stato accusato di voler far arricchire Blackrock (siede Annegret Kramp-Karrenbauer, segretario generale della Cdu da febbraio di quest’anno, è stata battezzata “mini-Merkel” dopo i suoi primi successi politici in Saarland, il più piccolo tra i 16 Länder. Nata nel 1962, cattolica e madre di tre figli, Akk è stata l’unica a varcare la soglia del 40% in una recente elezione: nel suo Land nel 2017 ha ottenuto il 40,7%, in risalita dal 35,3 del 2012. Le sue posizioni su immigrazione, famiglia, diritti e ambiente sono più conservatrici rispetto a quelle della sua sostenitrice, Angela Merkel nel Board in Germania senza ruolo operativo) e AKK ha subito puntualizzato che bisogna tutelare il risparmio con investimenti sicuri e pensare prima di tutto alle piccole pensioni e ai risparmiatori medi. Merz ha tentato di parlare a chi si lamenta di anni di QE e tassi negativi, la curva dei rendimenti dei titoli di Stato tedeschi va da -0,62% a un anno a -0,003 a otto anni e solo a dieci anni arriva allo 0,23%: ma come Merz vede opportunità per la Germania e per l’Europa nella capital market union, che vuole dire meno prestiti bancari e più equity per finanziare l’economia, resta da vedere se riuscirà a convincere 501 dei 1001 delegati oggi.
La spregiudicatezza che i tedeschi associano al mondo della finanza, e che rimproverano costantemente a Deutsche Bank, è però anche quella che sta reclamando ora l’industria dell’auto tedesca. Il presidente della VDA Bernhard Mattes vede un 2019 buono (senza escalation delle tariffe e del protezionismo Usa) ma si lamenta per la miopia dei politici a Bruxelles e reclama un’azione forte dal Governo tedesco: senza costruire l’infrastruttura per ricaricare le auto elettriche, in Germania e altrove, l’industria si rifiuta di produrre ciò che non si vende. Gli standard europei anti-inquinamento vanno coordinati con i tempi di uscita dal diesel. Il congresso Cdu si tiene ad Amburgo, prima città in Germania ad aver imposto il divieto di circolazione ai vecchi diesel. Al congresso si voterà anche una mozione per contenere lo strapotere di un’organizzazione ambientalista aggressiva che fa causa ai comuni e li costringe ad applicare la legge quando l’inquinamento andrebbe combattuto con politiche di governo federale e locale lungimiranti e incentivi fiscali. Con Akk leader e Merkel che potrebbe rimanere cancelliera fino al 2021, la Germania evita strappi, rischi e sprint. Con Merz leader, Merkel resterebbe di peso ma come presidente del Consiglio europeo.
FRANCOFORTE
Appoggiato da Schäuble
La «mini-Merkel»