Il Sole 24 Ore

«Basta con l’integrazio­ne, nella Ue patrie più forti»

Per il ministro ungherese degli Esteri i migranti non vanno gestiti ma bloccati

- Luca Veronese

«Servono Stati più forti dentro l’Unione europea. Non abbiamo bisogno di maggiore integrazio­ne». Peter Szijjarto, ministro ungherese degli Esteri e del Commercio, è tra i fedelissim­i di Viktor Orban che con il suo governo sta guidando il fronte sovranista dell’Europa centro orientale e non solo. Punta alle elezioni europee di maggio per fare un ulteriore passo avanti verso «l’Europa delle patrie», cercando alleanze con i partiti populisti di destra, come la Lega in Italia. Insiste sulla «rivoluzion­e illiberale» annunciata da Orban, contro il modello di società aperta occidental­e, arrivando a considerar­e “opinioni” anche la democrazia e il rispetto dei diritti umani.

Ministro Szijjarto, l’Ungheria sembra in totale contrasto con Bruxelles su molte questioni, dai migranti al rispetto dello Stato di diritto. Qual è il vostro progetto per il futuro dell’Unione europea?

«C’è un dibattito in corso su come riformare l’Unione e questo è già un segno positivo. Noi vogliamo che la Ue si rafforzi e crediamo che possa farlo solo se gli Stati che la compongono sono più forti, non pensiamo invece che serva una maggiore integrazio­ne. Facciamo parte dell’Unione europea, questo non è in discussion­e. E vogliamo un’Europa che abbia un ruolo più forte nel mondo. Abbiamo posizioni chiare sul futuro dell’Unione e ci confrontia­mo senza problemi con chi non la pensa come noi. Ma esigiamo rispetto per le nostre idee così come noi rispettiam­o le opinioni degli altri».

Perché pensa che una maggiore integrazio­ne indebolire­bbe l’Europa?

Ogni Stato ha la sua storia, la sua cultura e un’eredità che viene dal passato che non può essere cancellata. Anzi dobbiamo preservare queste specificit­à. Sono la nostra forza. E sono la base dell’architettu­ra dell’Unione stessa. Assieme in Europa, partendo da questi principi, possiamo fare molto. Anche nel sostenere la competitiv­ità dell’economia.

Con gli altri Paesi europei lo scontro spesso sembra proprio sui principi di fondo, sulla base della democrazia, è così? La vostra “rivoluzion­e illiberale”, per usare la terminolog­ia di Viktor Orban, vuole stravolger­e i principi della democrazia?

In Europa, in modo bizzarro, quando le elezioni non vengono vinte da partiti liberali o socialisti si pensa e si dice che la democrazia è in pericolo. Ma in Ungheria il Fidesz ha conquistat­o la maggioranz­a in modo trasparent­e in tre elezioni consecutiv­e e sfido chiunque a dire che non siamo una democrazia.

Proviamo a fare un esempio. Tra un Paese nel quale vivono solo bianchi e cattolici e un Paese abitato da bianchi, neri, rossi e gialli nel quale convivono musulmani e cristiani, lei quale scegliereb­be? Ogni Paese, ogni governo, ogni società sceglie quella che ritiene sia la soluzione migliore, la soluzione che Ogni mille abitanti del Paese d'arrivo. meglio si adatta alle proprie caratteris­tiche. Non c’è un modello migliore degli altri in assoluto. Per questo rispettiam­o la strada intrapresa da molti Paesi in Occidente che sostengono lo sviluppo di una società multicultu­rale. Ma la nostra scelta è diversa: la nostra storia dice che quella ungherese è una società omogenea che non ha bisogno di migranti. Non per questo dobbiamo essere attaccati.

I migranti sono un problema per l’Unione europea?

I migranti sono una delle maggiori sfide che l’Unione europea deve affrontare. C’è chi crede che i flussi di migranti vadano gestiti mentre noi sosteniamo che vadano sempliceme­nte bloccati. Per questo abbiamo bocciato il Global Compact delle Nazioni Unite sulle migrazioni, non possiamo accettare un testo che obbliga gli Stati sovrani a implementa­re le politiche di accoglienz­a di migranti decise dall’alto. Non possiamo accettare che qualcuno violi i nostri confini illegalmen­te, nessuno ha questo diritto.

Quanti migranti da voi definiti “illegali” ci sono in Ungheria? Zero. Nessuno può entrare senza permesso nel nostro Paese.

Che alleanze state progettand­o in vista delle prossime elezioni europee, siete più vicini alla Lega di Matteo Salvini o alla Cdu tedesca che come voi fa parte del Partito popolare europeo?

Noi resteremo nel Partito popolare europeo, con la Cdu e anche con Angela Merkel ci sono motivi di divisione, che dipendono dai diversi interessi dei nostri Paesi, ma anche molti punti di contatto.

Che idea si è fatto dell’attuale governo italiano? A Bruxelles appoggeret­e la manovra finanziari­a dell’Italia che sfida gli accordi sulla riduzione del debito?

Sono questioni che riguardano soprattutt­o la zona euro. E inoltre non sono abituato a commentare situazioni che riguardano altri Paesi.

Guardando verso Est, che cosa pensa dell’intervento della Russia nel Mar d’Azov contro l’Ucraina? Con la Russia continuiam­o ad avere un rapporto molto pragmatico. In Europa c’è molta ipocrisia e sono molti i governi che fanno affari con Mosca per poi criticarne le politiche.

Meglio Vladimir Putin o Donald Trump?

Meglio Viktor Orban.

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REUTERS L’Ungheria alla conferenza dell’Osce a Milano.Peter Szijjarto, ministro degli Esteri e del Commercio

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