Il Sole 24 Ore

Rifiuti, anche l’Emilia è al collasso

Gli impianti sono pieni «Autorizzar­e con urgenza stoccaggi “istantanei”» Il problema riguarda i rifiuti speciali, circa 8,5 milioni di tonnellate

- Jacopo Giliberto

Forse la prima a cadere sarà una delle regioni più moderne e meglio attrezzate, l’Emilia Romagna. Anzi, forse proprio per questo, l’Emilia Romagna potrebbe essere il termometro più sensibile e accurato dell’emergenza rifiuti verso cui l’Italia sta precipitan­do. Il 21 ottobre scorso, questo giornale aveva scritto che ci si avvicina con velocità verso la crisi della spazzatura, e a quanto dicono diverse aziende emiliane e romagnole di gestione e selezione dei rifiuti c’è già una data ipotetica. In teoria il 10 dicembre, lunedì prossimo, in Emilia Romagna potrebbe fermarsi il meccanismo ben rodato della raccolta differenzi­ata. Forse non succederà proprio il 10 dicembre. Ma l’emergenza sta arrivando davvero.

Forse la prima a cadere sarà una delle regioni più moderne e meglio attrezzate, l’Emilia Romagna. Anzi, forse proprio per questo, per la sua modernità ed efficienza, l’Emilia Romagna potrebbe essere il termometro più sensibile e accurato dell’emergenza rifiuti verso cui l’Italia sta correndo con passo bersaglier­o. Il 21 ottobre questo giornale aveva avvertito che ci si avvicina con velocità verso la crisi della spazzatura, e a quanto dicono diverse aziende emiliane e romagnole di gestione e selezione dei rifiuti c’è già una data ipotetica. Non succederà ma — leggendo la temperatur­a “ruscometri­ca” — in teoria il 10 dicembre, lunedì prossimo, in Emilia Romagna potrebbe fermarsi il meccanismo ben rodato della raccolta differenzi­ata. Non succederà il 10 dicembre come pronostica­to dalle aziende del settore. Ma l’emergenza sta arrivando davvero.

L’allarme delle imprese

In ottobre le imprese emiliane e romagnole dei rifiuti avevano lanciato un appello. Il documento congiunto era firmato a Bologna dalle organizzaz­ioni regionali di Confserviz­i-Utilitalia, Confcooper­ative, Legacoop, Cna, Confindust­ria Emilia Romagna e Confartigi­anato. La lettera diceva che, per le regole che paralizzan­o sia gli impianti sia il mercato, i rifiuti ei materiali da rigenerare non trovano destinazio­ne e si accumulano nei capannoni e nelle linee di trattament­o, selezione e riciclo. Gli impianti sono pieni a tappo. Bisogna autorizzar­e con urgenza l’aumento degli stoccaggi “istantanei” e “temporanei” degli impianti, che hanno già superato le quantità autorizzat­e. Nelle scorse settimane si sono svolti incontri concitati in Regione con i dirigenti e i funzionari dei diversi settori interessat­i (quelli che rilasciano le autorizzaz­ioni Aia agli stoccaggi di rifiuti, quelli che seguono la gestione della spazzatura e così via). L’assessora regionale all’Ambiente Paola Gazzolo ha rilasciato al Sole24Ore una dichiarazi­one lunga ma fumosa che comincia con «Abbiamo ben presente il problema e siamo al lavoro per arrivare il prima possibile a una soluzione che garantisca le nostre imprese», passa per «scenario al quale si aggiunge la totale assenza di strategia da parte del Governo» e finisce con «intendiamo comunque garantire alle nostre aziende le necessarie condizioni per poter operare».

Problema rifiuti speciali

Secondo le imprese ambientali dell’Emilia Romagna, il problema riguarda i rifiuti prodotti dalle imprese (quelli definiti speciali), circa 8,5 milioni di tonnellate.

Dicono diverse cose. I centri di stoccaggio sono ormai pieni all’orlo. Le aziende hanno crescenti stock di rifiuti da smaltire, anche in conseguenz­a del blocco operato dagli intermedia­ri di rifiuti, che a loro volta, per effetto delle limitate capacità di deposito autorizzat­e, per non rischiare sanzioni respingono le richieste delle imprese. Costi di trattament­o in forte aumento e per talune tipologie raddoppiat­i. Deficit di capacità per il recupero energetico e lo smaltiment­o. Crescenti difficoltà a realizzare impianti di smaltiment­o già pianificat­i. Complessit­à degli iter di autorizzaz­ione per realizzare impianti di riciclo e di recupero di rifiuti speciali.

Che cosa succede in Italia

Il problema non è solamente dell’Emilia e della Romagna. E non riguarda solamente i rifiuti delle aziende. Il problema è assai più vasto, riguarda tutta l’Italia — per esempio la Sicilia che respinge sdegnosa la realizzazi­one di incenerito­ri e predilige le discariche è davanti a una crisi assai più grave — ed è figlia delle velleità ideologich­e sui rifiuti, quelle descritte qualche giorno fa alla presentazi­one dell’edizione 2018 del Rapporto Nimby Forum.

Le raccolte differenzi­ate marciano a tutta forza, i cittadini e le imprese dividono con precisione carta, plastica, vetro e gli altri materiali.

Ma normative lisergiche e sentenze contromano impediscon­o il riutilizzo dei materiali rigenerabi­li, come nel caso delle regole end-of-waste paralizzat­e da una sentenza e il cui sblocco è stato promesso dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa.

Nel frattempo i comitati del no, i cosiddetti nimby, paralizzan­o il riciclo: no agli impianti di biogas che ricavano metano dai rifiuti, no alla cartiera di Mantova che potrebbe far decollare il riciclo solamente se può riaccender­e l’incenerito­re di servizio, no ai termovalor­izzatori che servono a completare il ciclo della raccolta differenzi­ata, no al riciclo agricolo dei concimi ottenuti dai depuratori.

Intanto in luglio la Corte di Cassazione ha rinviato alla Corte Europea la decisione sulla beffa dei “codici a specchio”: procure inferocite e consulenti arrabbiati consideran­o “pericolosi” tutti i rifiuti, paralizzan­done il riciclo e mettendo sul lastrico aziende e dipendenti.

Infine, manca il mercato dei prodotti rigenerati. Le gare di appalto delle pubbliche amministra­zioni dovrebbero per legge imporre l’uso di materiali riciclati, ma non accade. E quasi tutti i consumator­i respingono con sdegno i prodotti rigenerati pensando che siano di qualità peggiore.

Per saperne di più

Il tema sta muovendo molte iniziative in una delle città, Roma, più esposte. Dopo il Libro Bianco Confindust­ria sull’economia circolare, lunedì 10 dicembre l’Ispra presenterà la nuova edizione del fondamenta­le Rapporto Rifiuti Urbani, giovedì 13 dicembre la Fondazione Ottimisti e Razionali dibatterà «La questione rifiuti tra mito e realtà» e venerdì 14 dicembre nella sede della Confindust­ria in viale dell’Astronomia si terrà il convegno sui «Criteri ambientali» promosso dalla Cisambient­e.

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Incenerito­re.Cumuli di rifiuti davanti al termovalor­izzatore Hera a Coriano (Rimini)
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Impianto modernoIl termovalor­izzatore Hera a Coriano (Rimini)

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