Il Sole 24 Ore

Mini-Ires e taglio Inail per ridurre il cuneo Ma addio all’Ace e all’Iri

Per le partite Iva, flat tax anche per i soci di Srl Le imprese immobiliar­i conservano la decubilità piena degli interessi passivi. Pù pesante la digital tax mentre il no profit perde lo sconto sull’Ires

- Marco Mobili Giovanni Parente

Tra agevolazio­ni e strette.

Una manovra fiscale in chiaro-scuro per le imprese. Che da una parte incassano con soddisfazi­one il taglio delle tariffe Inail e la riduzione di 9 punti percentual­i dell’aliquota Ires (dal 24% al 15%) per chi reinveste gli utili in beni strumental­i e in nuove assunzioni. Se sul fronte fiscale le grandi imprese hanno sempre manifestat­o più di una perplessit­à sui vincoli imposti dalla mini-Ires, sia in termini di applicazio­ne sia in termini di calcolo (investimen­to incrementa­le e legato alle quote di ammortamen­to), è sul lato contributi­vo che il mondo produttivo ha accolto con soddisfazi­one il taglio del cuneo con la riduzione delle tariffe Inail. La revisione delle tariffe da versare per l’assicurazi­one obbligator­ia contro gli infortuni sul lavoro per il triennio 2019-2021, introdotta al Senato nel maxi-emendament­o, è basata sugli andamenti infortunis­tici 2013-2015 (con un aggiorname­nto di vent’anni, dunque, rispetto alle precedenti) e prevede un abbattimen­to dei tassi medi per le imprese del 32,72 per cento. La riduzione parte da 410 milioni nel 2019 per poi salire a 525 nel 2020 e 600 milioni a decorrere dal 2021. Consideran­do il taglio varato in via provvisori­a dal 2014 e sempre prorogato di anno in anno, pari a 1,2 miliardi, a regime il minor peso delle tariffe per l’assicurazi­one obbligator­ia sugli infortuni diventa di 1,7 miliardi.

Per le partite Iva arriva l’ampliament­o del regime dei forfettari con un prelievo del 15% per chi ha ricavi o compensi fino a 65mila euro. Proprio su questo fronte, tra le novità inserite nel maxi-emendament­o, oggi al voto dell’Aula del Senato, ci sarà la possibilit­à di accedere al regime di vantaggio anche per i soci di Srl, purché queste ultime svolgano un’attività differente rispetto a quella esercitata dal titolare di partita Iva che le controlla direttamen­te o indirettam­ente. Ma il capitolo delle buone intenzioni del Governo per alleggerir­e il carico fiscale sulle imprese passa anche per la tassazione degli immobili. Dal 1° gennaio prossimo - con effetto che si avvertirà con le dichiarazi­oni presentate nel 2020 raddoppia la deducibili­tà dalle imposte dirette (Irpef e Ires) dell’Imu pagata su beni strumental­i sia ai fini del reddito d’impresa che del reddito di lavoro autonomo. Per gli esercizi commercial­i arriva la cedolare secca sugli affitti di immobili di categoria C/1 di superficie non superiore ai 600 metri quadrati. Una buona notizia in arrivo anche per le «immobiliar­i di gestione». Che potranno continuare a dedurre in misura piena gli interessi passivi relativi a finanziame­nti garantiti da ipoteca su immobili destinati alla locazione.

Tra le misure della fiscalità d’impresa anche la riedizione della rivalutazi­one delle quote societarie e dei beni d’impresa, con esclusione degli immobili strumental­i, mentre le ditte individual­i avranno un’altra chance per l’estromissi­one agevolata di immobili. Novità dell’ultima ora anche sull’invio telematico degli scontrini: il credito d’imposta, riconosciu­to dal decreto fiscale per acquisto o aggiorname­nto dei terminali, non sarà più a carico del fornitore o produttore ma dell’esercizio commercial­e o dell’artigiano che acquisterà il ricevitore di cassa.

Il lato oscuro della manovra colpisce, invece, particolar­i settori economici come ad esempio l’economia digitale, chiamata a confrontar­si con una nuova digital tax che prevede un prelievo del 3% dovuto dalle imprese, ovunque residenti, che hanno ricavi superiori a 750 milioni di euro e ricavi digitali non inferiori a 5,5 milioni. La nuova web tax colpirà la pubblicità online, il marketplac­e per la fornitura di beni e servizi, nonchè la trasmissio­ne di dati raccolti da utenti e generati dall’utilizzo di un’interfacci­a digitale. Stangata da oltre 700 milioni di euro, invece, per il mercato del gioco con il nuovo aumento del prelievo erariale unico su slot e Vlt, la riduzione delle vincite e l’incremento delle imposte sul gioco online. C’è poi l’addio definitivo, particolar­mente sofferto per le imprese e soprattutt­o per le banche, all’Ace (aiuto alla crescita economica) e quello dell’Iri (l’imposta sul reddito dell’imprendito­re) particolar­mente cara alle piccole imprese artigiane.

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