Mini-Ires e taglio Inail per ridurre il cuneo Ma addio all’Ace e all’Iri
Per le partite Iva, flat tax anche per i soci di Srl Le imprese immobiliari conservano la decubilità piena degli interessi passivi. Pù pesante la digital tax mentre il no profit perde lo sconto sull’Ires
Tra agevolazioni e strette.
Una manovra fiscale in chiaro-scuro per le imprese. Che da una parte incassano con soddisfazione il taglio delle tariffe Inail e la riduzione di 9 punti percentuali dell’aliquota Ires (dal 24% al 15%) per chi reinveste gli utili in beni strumentali e in nuove assunzioni. Se sul fronte fiscale le grandi imprese hanno sempre manifestato più di una perplessità sui vincoli imposti dalla mini-Ires, sia in termini di applicazione sia in termini di calcolo (investimento incrementale e legato alle quote di ammortamento), è sul lato contributivo che il mondo produttivo ha accolto con soddisfazione il taglio del cuneo con la riduzione delle tariffe Inail. La revisione delle tariffe da versare per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro per il triennio 2019-2021, introdotta al Senato nel maxi-emendamento, è basata sugli andamenti infortunistici 2013-2015 (con un aggiornamento di vent’anni, dunque, rispetto alle precedenti) e prevede un abbattimento dei tassi medi per le imprese del 32,72 per cento. La riduzione parte da 410 milioni nel 2019 per poi salire a 525 nel 2020 e 600 milioni a decorrere dal 2021. Considerando il taglio varato in via provvisoria dal 2014 e sempre prorogato di anno in anno, pari a 1,2 miliardi, a regime il minor peso delle tariffe per l’assicurazione obbligatoria sugli infortuni diventa di 1,7 miliardi.
Per le partite Iva arriva l’ampliamento del regime dei forfettari con un prelievo del 15% per chi ha ricavi o compensi fino a 65mila euro. Proprio su questo fronte, tra le novità inserite nel maxi-emendamento, oggi al voto dell’Aula del Senato, ci sarà la possibilità di accedere al regime di vantaggio anche per i soci di Srl, purché queste ultime svolgano un’attività differente rispetto a quella esercitata dal titolare di partita Iva che le controlla direttamente o indirettamente. Ma il capitolo delle buone intenzioni del Governo per alleggerire il carico fiscale sulle imprese passa anche per la tassazione degli immobili. Dal 1° gennaio prossimo - con effetto che si avvertirà con le dichiarazioni presentate nel 2020 raddoppia la deducibilità dalle imposte dirette (Irpef e Ires) dell’Imu pagata su beni strumentali sia ai fini del reddito d’impresa che del reddito di lavoro autonomo. Per gli esercizi commerciali arriva la cedolare secca sugli affitti di immobili di categoria C/1 di superficie non superiore ai 600 metri quadrati. Una buona notizia in arrivo anche per le «immobiliari di gestione». Che potranno continuare a dedurre in misura piena gli interessi passivi relativi a finanziamenti garantiti da ipoteca su immobili destinati alla locazione.
Tra le misure della fiscalità d’impresa anche la riedizione della rivalutazione delle quote societarie e dei beni d’impresa, con esclusione degli immobili strumentali, mentre le ditte individuali avranno un’altra chance per l’estromissione agevolata di immobili. Novità dell’ultima ora anche sull’invio telematico degli scontrini: il credito d’imposta, riconosciuto dal decreto fiscale per acquisto o aggiornamento dei terminali, non sarà più a carico del fornitore o produttore ma dell’esercizio commerciale o dell’artigiano che acquisterà il ricevitore di cassa.
Il lato oscuro della manovra colpisce, invece, particolari settori economici come ad esempio l’economia digitale, chiamata a confrontarsi con una nuova digital tax che prevede un prelievo del 3% dovuto dalle imprese, ovunque residenti, che hanno ricavi superiori a 750 milioni di euro e ricavi digitali non inferiori a 5,5 milioni. La nuova web tax colpirà la pubblicità online, il marketplace per la fornitura di beni e servizi, nonchè la trasmissione di dati raccolti da utenti e generati dall’utilizzo di un’interfaccia digitale. Stangata da oltre 700 milioni di euro, invece, per il mercato del gioco con il nuovo aumento del prelievo erariale unico su slot e Vlt, la riduzione delle vincite e l’incremento delle imposte sul gioco online. C’è poi l’addio definitivo, particolarmente sofferto per le imprese e soprattutto per le banche, all’Ace (aiuto alla crescita economica) e quello dell’Iri (l’imposta sul reddito dell’imprenditore) particolarmente cara alle piccole imprese artigiane.