Dal piano del governo 3,7 miliardi al Tpl green
Via libera dalla Conferenza Unificata allo schema di decreto della presidenza del Consiglio (Dpcm) che approva il piano nazionale della mobilità sostenibile per il rinnovo del parco autobus di regioni e città metropolitane con mezzi a impatto ridotto. Il documento prevede lo stanziamento di 3,7 miliardi di euro nel periodo 2019-2033 (2,2 miliardi per le Regioni e i restanti alle città metropolitane), nonché 2 milioni per studi e ricerche e 100 milioni a sostegno della filiera del trasporto pubblico. «Nella nuova versione del piano - ha spiegato il sottosegretario allo Sviluppo economico, Davide Crippa - sarà incentivato all’80% l’acquisto di nuovi autobus e bus urbani elettrici a zero emissioni con la possibilità per le Regioni di realizzare studi per la trasformazione del trasporto in elettrico. Quanto alla mobilità extraurbana, si prevedono incentivi all’80% per i bus a metano, mentre per le aree meno dotate dal punto di vista infrastrutturale arriveranno sostegni ai veicoli ibridi».
Lo schema di dpcm prevede che al Sud debba andare «non meno del 34%» delle risorse stanziate. I finanziamenti saranno erogati in tre periodi quinquennali a partire dal 2019 (700 milioni per il primo, 750 milioni per i due rimanenti), e assegnati alle regioni sulla base di alcuni parametri (dal numero di residenti ai passeggeri trasportati, fino al livello di inquinamento medio del territorio regionale). Le risorse messe in campo sono destinate «esclusivamente all’erogazione di un contributo per la fornitura di veicoli ad alimentazione elettrica e a metano (Cng e Lng, gas naturale compresso e liquefatto). Il piano, però, prevede la possibilità, solo nel primo quinquennio, di acquistare anche autobus diesel euro 6 «esclusivamente per il servizio extraurbano e solo per quelle regioni dove non è possibile realizzare una rete infrastrutturale di supporto per l’alimentazione dei veicoli».
Le regioni hanno invece formalizzato il loro parere negativo sullo schema di decreto per gli incentivi Fer. La decisione è stata determinata dalla scelta del ministero dello Sviluppo Economico di non recepire le richieste di correzione formulate in particolare su geotermia e miniidroelettrico. Il governo potrà comunque procedere con l’iter del decreto che ora dovrà passare l’esame Ue.