Il Sole 24 Ore

Titolo ai minimi sotto i 10 euro

- —A.Pl.

Non sarà certo un Natale all’insegna dell’euforia, quello degli azionisti UniCredit. Il titolo di piazza di Gae Aulenti ieri è sprofondat­o sotto quota 10 euro, a 9,82 euro, con un calo del 37% da inizio anno. Non si tratta solo dei minimi dell’anno, ma di un valore che non si vedeva dal dicembre 2016, ovvero la vigilia dell’aumento di capitale da 13 miliardi. In termini di capitalizz­azione, UniCredit ora vale 21,7 miliardi, quasi la metà dei 40,5 miliardi visti ad aprile 2018. Complici la lunga crisi dello spread e le débacle in Turchia, di fatto è come se negli ultimi 8 mesi la banca avesse bruciato oltre all’aumento anche i 7 miliardi derivanti dalle vendite di Pioneer, Fineco e Pekao. Per i francesi, le operazioni nel settore sono ferme per lo stop alla riforma

Da anni si sente parlare di una fusione tra Société Générale e Unicredit. Gli interessat­i non hanno mai confermato un possibile matrimonio, ma il corteggiam­ento, almeno per il mercato, c’è stato ed esiste. Come mai, allora, le due banche non sono mai andate all’altare? Il ceo di SocGen, Frédéric Oudéa, ufficialme­nte non parla. Ma i suoi collaborat­ori più stretti raccontano una storia interessan­te. «Una fusione con Unicredit non è ipotizzabi­le finchè non sarà completata l’unione bancaria - avrebbe detto Oudea in una recente riunione riservata Senza la garanzia unica sui depositi e la condivisio­ne europea dei rischi bancari non ci sono le condizioni per pensare a fusioni tra banche dell’eurozona». Oudea non sembra l’unico a pensarla così: magrado le pressioni della Bce sulle fusioni transfrota­liere, è già da alcuni anni che non si verificano aggregazio­ni tra banche europee. Lo stesso Oudea sembra pensarla così: «Senza una vera Banking Union, solo la Francia è il nostro mercato domestico». Per i banchieri francesi, e non solo per loro, fanno insomma testo le parole di Mario Draghi nella sua ultima conferenza pubblica dell’anno: «Il mancato completame­nto del processo di unificazio­ne bancaria - ha detto il governator­e Bce - è alla base delle asimmetrie nella distribuzi­one dei benefici generati dall’euro». Il nodo dell’unione bancaria riguarda soprattutt­o gli NPL: nel 2018 le banche italiane hanno venduto sofferenze per 70 miliardi e qualche giorno fa Unicredit ha ceduto un pacchetto di NPL per 170 milioni di euro. Un altro nodo, ovviamente, riguarda l’eccesso di titoli di Stato in portafogli­o al sistema. Queste criticità stanno creando problemi alle fusioni e ai titoli in Borsa: già dal 2011, per esempio, la Germania tiene sotto stretto controllo non solo i trasferime­nti all’estero dei profitti generati da banche tedesche controllat­e da istituti stranieri, ma anche il livello degli acquisti di titoli di Stato giudicati troppo “rischiosi”. Non è difficile intuire di chi si tratti...

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