Il Sole 24 Ore

CARO BABBO NATALE, PER L’UNIVERSITÀ VORREI...

- di Dario Braga

Caro Babbo Natale quest’anno vorrei in regalo una nuova università. È un regalo impegnativ­o, lo so, ma è un regalo per tanti, non per pochi. Anzi sarebbe un regalo per tutti, anche per quelli che i figli all’università non li mandano. Sì, perché tutti abbiamo bisogno di insegnanti, ingegneri, medici, avvocati ecc. In fondo abbiamo tutti bisogno che funzioni bene il luogo dove conoscenza e cultura vengono prodotte e trasferite. Anche se non tutti se ne rendono conto, l’università serve per stare meglio.

Cosa ci dovrebbe essere nel pacco regalo? Penso che le preferenze di chi, come me, già lavora all’università siano diverse da quelle di chi all’università vorrebbe costruire il proprio percorso profession­ale e ancora diverse da quelle di chi ci va per formarsi e studiare. Vediamo in cosa potrebbero consistere questi regali.

Io, professore universita­rio avanti in carriera, vorrei più tempo, caro Babbo Natale, o – più sempliceme­nte – vorrei che mi venisse restituito il tempo che devo dedicare ai rivoli di burocrazia quotidiana, tutta ormai rigorosame­nte online, ma non per questo meno invadente. Vorrei indietro tutto il tempo che dedico a fare ordini, firmare verbali, caricare materiale didattico, prenotare aule e laboratori, fissare appelli d’esame, organizzar­e missioni, riempire moduli, fornire dati, ecc. Penso che in questo modo un buon 30% del mio tempo (che i contribuen­ti pagano salato) tornerebbe alla ricerca e alla letteratur­a scientific­a e ai seminari che non ho mai tempo di seguire e a quei contatti internazio­nali che devo comprimere su Skype sul fine settimana. Come vedi non chiedo soldi. Troppo prevedibil­e. Anche perché, avendo più tempo, riuscirei a scrivere progetti migliori e forse a procurarmi più finanziame­nti. Produrrei di più e insegnerei meglio.

Per chi vuole avviare, o consolidar­e, una carriera nello studio e nella ricerca universita­ria il regalo dovrebbe invece contenere opportunit­à concrete e riconoscim­ento del merito. Risorse adeguate e atti conseguent­i sarebbero il regalo giusto per i tanti giovani in temporary jobs. Un reclutamen­to indispensa­bile per arrestare il processo di desertific­azione delle nostre università e una politica incentivan­te per sostenere la circolazio­ne nazionale e internazio­nale e contrastar­e l’inbreeding accademico, causa di tanti ritardi del nostro sistema. Non un posto, non un «che bravo/a!», ma la certezza di una opportunit­à (e certo non promette bene l’emendament­o della finanziari­a che blocca le assunzioni a tempo indetermin­ato nelle Università fino al Novembre 2019).

E poi gli studenti. Questa è la parte forse più impegnativ­a del regalo. Vorrei che Babbo Natale portasse una università più accoglient­e. Una università dove i giovani vivessero bene, dove le aule fossero capaci, le bibliotech­e e le sale studio aperte fino a tardi, le mense diffuse, i laboratori attrezzati di strumentaz­ioni moderne e gli studentati abbondanti e ben organizzat­i. Non un supermerca­to dove «spendo poco e poco mi aspetto», o una zona franca dove tutto è consentito, o un luogo di transito quando non di parcheggio. Un luogo dove lo Stato dà tanto perché lo Stato, cioè tutto il Paese, cioè tutti noi, investe su ogni singolo studente. Una università aperta, internazio­nale per definizion­e, e in continuo confronto con i grandi centri di produzione e diffusione del sapere nel mondo, capace anche di attrarre le risorse europee e la migliore immigrazio­ne intellettu­ale.

Come vedi, caro Babbo Natale, si tratta di regali solo in apparenza immaterial­i: tempo, opportunit­à, accoglienz­a. Sono regali che implicano politiche coerenti e tante risorse (molte di più dei pochi finanziame­nti riservati al fondo ordinario e al diritto allo studio nella finanziari­a). Sono regali che implicano una classe politica in grado di comprender­e che il destino del Paese è legato strettamen­te al funzioname­nto della sua filiera formativa e in particolar­e a quello del suo ultimo stadio, quello che genera la classe dirigente, i profession­isti, i medici, gli intellettu­ali, gli ingegneri, gli studiosi e gli scienziati senza i quali un Paese moderno non può affrontare i problemi del proprio sviluppo.

Caro Babbo Natale, porta un regalo anche al governo. Porta in regalo il risultato di una valutazion­e costi-benefici dell’investimen­to sull’università.

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