Il Sole 24 Ore

Non solo rigore e design: tocchi di colore e frivolezza da Valextra

Nel 2018 le vendite sono cresciute in tutti i mercati anche grazie a borse «accessoria­te» e personaliz­zabili

- Giulia Crivelli

Dici Valextra, in Italia e non solo, e subito pensi all’essenziali­tà, praticità e qualità delle borse, da sempre tra le preferite di architetti e designer. Negli ultimi anni però, senza scendere a compromess­i sul la proverbial­e pulizia delle linee e sull’assenza di logo, Valextra ha saputo aprirsi a piccole grandi novità.

«Non si tratta di cambiare per il gusto di farlo o, peggio, perché si percepisce che la strada percorsa negli anni non è più così certa – spiega l’amministra­tore delegato Sara Ferrero –. Abbiamo studiato e ascoltato il mercato, ci siamo guardate intorno e analizzato in primis le esigenze delle donne che lavorano o che sono comunque impegnate su più fronti. Le borse e gli accessori Valextra, femminili e maschili, conservera­nno sempre una spiccata funzionali­tà. Ma ora sono più divertenti e, forse ancora più importante, personaliz­zabili».

Molte borse Valextra si trasforman­o da accessorio da ufficio a pochette, da cartella a zaino. Le tracolle e i manici possono essere cambiati e le borse in sé possono essere “vestite”, con un impermeabi­le o un piumino, per proteggerl­e dalla pioggia o, perché no, dal freddo. In fondo per una donna la borsa è quasi un’amica. Geniale, direbbe Elena Ferrante.

Nato nel 1924 a Milano, Valextra è da sempre molto conosciuto all’estero: il suo Dna è prezioso e va maneggiato con cura. «Una sfida interessan­te sono i clienti cinesi, che sono ovunque. Non si può pensare di affascinar­li senza studiarne la cultura, le abitudini e la direzione in cui si muove la generazion­e Y – aggiunge Sara Ferrero –. Siamo già oltre il tema “millennial” e l’idea di lusso occidental­e. I cinesi stanno sviluppand­o senso estetico, gusto e volontà di scegliere. Non per sfoggiare ma per esprimere, come facciamo in Europa, la propria personalit­à attraverso abbigliame­nto e accessori». I blogger cinesi – decisivi perché un brand trovi un “posto al sole” nel grande mercato asiatico – parlano di Valextra come dell’Hermès cinese e qualche mese fa Jing Daily, portale di riferiment­o per le notizie dal mondo del lusso, si chiedeva: «Will chinese buyers accept Valextra’s bold answer to logomania?” (I cinesi accetteran­no la coraggiosa risposta di Valextra alla dilagante logomania?).

La risposta è quasi certamente sì: il marchio ha tre negozi nella mainland China e ha appena aperto il secondo a Hong Kong. «È un successo che ci lusinga, ma che non deve distrarci dagli altri mercati – aggiunge Sara Ferrero –. Europa e Stati Uniti restano strategici e guardando alle incognite del 2019, avere un portafogli­o mercati diversific­ato è la nostra priorità».Dal 2013 Valextra è controllat­a dal fondo di private equity londinese Neo Capital,che non rilascia dati sui ricavi, stimati però, per il 2017, intorno ai 40 milioni e in costante crescita.

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Hong Kong.
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A lato, il negozio appena aperto. Qui sotto, un modello invernale con il mancio “vestito”

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