MEGLIO RIFARE I CONTI PRIMA DELLE EUROPEE
In base al rallentamento del commercio mondiale e delle principali economie europee, con in testa il calo della produzione industriale in Germania e in Italia, le previsioni a oggi ragionevoli indicano una crescita italiana per quest’anno pari allo 0,6%. Su questa crescita tendenziale va poi valutato l’impatto della manovra così com’è uscita dal Parlamento e concordata con la Commissione europea.
Ebbene, la manovra, che è piccola nella quantità e pessima nella qualità, implica una spesa corrente minore rispetto a quella prevista inizialmente dal Governo: basti pensare che per reddito di cittadinanza e Quota 100 vengono stanziati meno di 9 miliardi contro i quasi 17 di partenza. Non solo, rispetto a quanto aveva previsto inizialmente il Governo ci sono anche più tasse e meno investimenti. In sintesi, l’impatto della manovra, se tutto va bene, è pari allo 0%, ma se valutato più attentamente è -0,1%. Dunque la previsione di crescita ragionevole per quest’anno è tra 0,5% e 0,6%. Un livello inferiore all’1% ipotizzato dal Governo e concordato con l’Europa.
Ne consegue che bisognerà rivedere tutti i parametri di finanza pubblica stimati rispetto a una crescita reale e a una inflazione più alte. Per come stanno le cose, pertanto, il deficit 2019 sarà al 2,5% del Pil e non al 2,04%. E nel 2020-21 andrà verso e sopra il 3%. Il debito pubblico in rapporto al Pil non scenderà come previsto, anzi salirà di almeno un punto. Non bisogna poi dimenticare che nella manovra ci sono le clausole di salvaguardia sull’Iva per 23 miliardi nel 2020 e per 28 miliardi nel 2021. Il che vuole dire che le previsioni di crescita a legislazione vigente, che incorporano gli aumenti Iva, per il 2020 e il 2021 sono anche loro intorno allo 0,5-0,4 per cento.
Questi andamenti diverranno via via sempre più noti nei prossimi mesi, da qui a maggio.
Qui poggia la scommessa della maggioranza: cercare di andare all’incasso dei voti sperando che non emerga nel frattempo questa realtà dei numeri seria e preoccupante.
Infatti, Bruxelles ha spiegato molto chiaramente che monitorerà mese per mese i nostri conti. Ciò vuol dire che da qui a maggio può riemergere il rischio di un’infrazione per eccesso di debito e di deficit. Certo, la Commissione potrebbe anche far finta di
LA REALTÀ
DEI NUMERI È SERIA: FAR FINTA DI NIENTE FINO A MAGGIO È RISCHIOSO
non vedere nulla e lasciare la palla alla nuova Commissione che nascerà dopo il voto. Ma anche ammettendo che Bruxelles finga di non vedere la realtà, credo che i mercati finanziari la vedranno al di là di qualunque scadenza elettorale.
Anche in queste condizioni, gli investitori potrebbero continuare a comprare titoli di stato italiani, ma certamente a tassi più alti. Lo spread quindi si alzerà e sappiamo che ogni suo aumento porta a una diminuzione del valore dei titoli di stato detenuti dalle banche. A quel punto o si ricapitalizzano o riducono il credito. La seconda opzione sembra la più probabile e quindi, con un nuovo credit crunch, il rallentamento sarebbe ancora più marcato e potremmo anche rischiare di andare a crescita zero.
È per contro evidente che Lega e M5S hanno una comune convenienza politica che è quella di arrivare alle elezioni europee, magari accentuando il loro conflitto, ma non facendo cadere il Governo. Queste tensioni sono palesemente destinate ad aumentare da qui a maggio perché i due partiti si stanno preparando alle elezioni. Ma oltre all’obiettivo di guadagnare pezzi di elettorato i due soci del contratto di governo hanno anche un altro obiettivo comune che è quello di usare argomenti e tematiche varie come “armi di distrazione di massa”: scontro sui migranti, confronto duro sulla Tav, sulle trivellazioni, sulla legittima difesa, sul decreto sicurezza ecc. Non che questi non siano argomenti di per sé rilevanti, ma usati in questi mesi appaiono fumo mediatico per non far percepire ai cittadini che Reddito di cittadinanza e Quota 100 alla fine saranno briciole e soprattutto che stiamo andando in recessione, forse anche severa.
Se la Commissione europea chiudesse gli occhi, le agenzie di rating non dicessero niente e i mercati finanziari in qualche modo si barcamenassero con uno spread che restasse comunque sotto i 350 punti base, a maggio ci si potrebbe anche arrivare. Attenzione però che questi fenomeni sono come una palla di neve che rotola in cima alla montagna e che può diventare una valanga. Dire quanto tempo ci può volere è difficile. Ma se parte lo spread e torna a sfiorare i 400 punti base bisognerà decidere cosa fare. E subito, non dopo maggio.
Presidente Centro studi economia reale